Alcol: il divertimento che ti distrugge.

Ogni riferimento a cose, fatti o persone è puramente casuale

 

Ho sempre amato l’estate, ma non perché finisse la scuola, come pensano i miei coetanei. L’estate riusciva a farmi ricordare le giornate passate al mare, tra un tuffo e un gelato. Proprio questo mi mancava durante l’inverno, o almeno StabilimentoBalnearefino a quando non ho scoperto la vita notturna. Forse è proprio da lì che la mia vita è cambiata.

«Martina, sei pronta? Sto andando in spiaggia!», tuonò mia madre dal salotto ed io, per non innervosirla, afferrai la borsa e mi diressi verso l’uscio di casa.

Arrivata nello stabilimento balneare, riposi con cura i miei averi sotto l’ombrellone, ricordando a mia madre di darci un’occhiata di tanto in tanto per evitare furti.

«Mamma, vado da Eleonora! Dobbiamo organizzarci per il falò di stasera… Mi porto il cellulare», esclamai per poi avviarmi verso lo stabilimento adiacente, in cui la mia migliore amica prendeva abitualmente il lettino.

Appena mi vide, iniziò a sbracciarsi verso di me. Eh sì, stava facendo segno proprio alla sottoscritta e dalle sue smorfie compiaciute capì subito che aveva preso qualcosa. Il foglio che le vidi in mano fu un ulteriore conferma, sicuramente era qualche informazione indiscreta sulla festa. Che tipa Eleonora, il suo carattere determinato la portava ad ottenere tutto quello che voleva, sfoderando ogni tipo di arma a sua disposizione… Anche un po’ di malizia, se necessario.

 «Allora Marti, ho conosciuto il barman della serata grazie a Stefano, il figlio del bagnino, e con qualche dolce parola e il mio numero di telefono… Ha detto che stasera ci passa da bere lui!», iniziò a dire soddisfatta, saltellando a destra e sinistra. Non so se lo faceva più per il fatto che avremmo potuto ubriacarci o per la nuova conquista della giornata.

«Ele, sicura che non ci sono problemi? Abbiamo ancora 15 anni, non 16.. Per legge non si potrebbe», insistei ansiosa. Non riuscivo mai a fare le cose di nascosto e se le facevo mi sentivo terribilmente in colpa.

«Tesoro, se ti dico che ho risolto vuol dire che devi stare tranquilla! Mica ci chiedono i documenti e poi, una volta vestite come delle maggiorenni e con le giuste conoscenze… Chi può fermarci?!», continuò lei meravigliandosi dei mieibar-balilla-centro-genova dubbi e tirando fuori dalla borsa, con il sorriso sulle labbra, una sigaretta .

Si sarebbe prospettata una serata fantastica all’insegna del divertimento ed Eleonora aveva ragione: niente e nessuno ci avrebbe fermato!

 

Arrivò la sera ed io avevo organizzato un piano “anti-sgamo” dettagliato e sicuro.

Erano le 22.00, mamma era a cena fuori con il compagno ed io sembravo maggiorenne, o almeno una sedicenne… L’età giusta per bere!

Indossavo un corpetto di jeans e una minigonna nera a palloncino, con un paio di zeppe del medesimo colore.

I capelli erano raccolti in uno chignon alto e gli occhi di ghiaccio erano tempestati da un forte makeup: lo smockey nero.

Chi mi avrebbe mai scambiata per una ragazza del secondo liceo? Nessuno, ed è proprio per questo che riuscimmo ad imbucarci senza problemi, confondendoci nella folla.

 

h. 00.30

Una donna di quarant’anni come me, con una figlia di quindici sulle spalle, non aveva mai abbastanza tempo da dedicarsi. Mi sembrò fin troppo strano che Martina, da sempre attaccata a me, mi avesse concesso “una serata libera” con il mio compagno. Non dovevo fidarmi, non dovevo mandarla.

«Amore, stai tranquilla.. Anche noi da giovani dicevamo un orario e tornavamo in un altro. E’ sbagliato, ma sicuramente non avrà fatto caso all’ora», continuava a ripetermi Valerio, cercando di calmare questo mio stato 140245476-1-625x350d’ansia, ma finché non diventi genitore, non potrai mai capire il legame tra una madre e una figlia. Un legame che lei aveva spezzato, pugnalandomi alle spalle. In fin dei conti si parla di fiducia e lei mi aveva tradita, proprio come suo padre anni prima.

«Questa è la sua ultima uscita notturna, ha superato il limite! Mezz’ora di ritardo non è ammissibile!», sbraitavo, preparandomi ad accoglierla con una bella strigliata d’orecchie, anche se, in cuor mio, speravo solo che stesse bene.

Improvvisamente, nella penombra della stanza, squillò il mio cellulare. Prima di rispondere, vidi con la coda dell’occhio il numero ed era lei.

«Martina! Dove ti sei cacciata?! Sei in ritardo!!», urlai arrabbiata, ma all’altro capo del telefono non fu mia figlia a rispondere.

«Signora Laura, sono Stefano, il figlio del bagnino! Ho appena accompagnato sua figlia all’ospedale vicino il litorale perché ha avuto un malore.. I medici dicono che si riprenderà, ma hanno detto di avvertire i parenti o ci avrebbero pensato loro.»

In fretta e furia mi precipitai fuori casa, ancora al telefono con Stefano, un amico di mia figlia e della sua amica che conoscevo ormai da anni.

Arrivata all’ospedale, mentre mia figlia stava finendo gli ultimi controlli, un medico volle parlarmi:

«Signora, abbiamo riscontrato in sua figlia un tasso alcolemico superiore a 2 grammi per litro. Fin troppo anche per un adulto che per potersi mettere al volante non può superare i 0,50. Superata quella soglia è indice di ubriachezza. Sua figlia ha rischiato il coma etilico.»

Il coma etilico. Istintivamente portai le mani sulla testa, in preda alla disperazione. Il mio compagno si mise al mio fianco per paura che potessi svenire.

«Posso andare da lei?», domandai con le lacrime agli occhi. Il dottore acconsentì e mi mostrò la stanza.

Entrai dentro e la vidi a letto, priva di forze. Accennò un sorriso, ma la cosa che notai subito furono gli occhi scavati. Non era abituata a bere, in realtà non penso che lo abbia mai fatto ed ecco il risultato.

«Scusa mamma..» Sussurrò, afferrandomi la mano.morto-dopo-colonscopia-modena

«E’ tutto ok, amore mio», risposi, abbracciandola.

Sicuramente la prossima volta ci penserà due volte prima di toccare l’alcol, ma l’importante è che si tratti solamente di una “brutta esperienza” e non di un “fatto fatale”. Mia figlia è qui, accanto a me.

 

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Ferragosto è passato da pochi giorni e, sui giornali, continuano a sentirsi storie di ragazze e ragazzi, appena quindicenni, che presi dallo “sballo” di una sbornia di troppo si sono ritrovati in ospedale, ad un passo dal coma etilico.

Bisogna ricordare, poi, che somministrare alcolici a chi ha meno di 16 anni è un reato penale, perseguibile d’ufficio.

Quello che lascia tutti sbigottiti è: perché per divertirsi, i ragazzi di oggi, sentono il bisogno di perdere la ragione?

Il solo pensiero di ragazzi che si sballano, fino a perdere la lucidità, ci fa rabbrividire.

Adorano la sensazione di non sentirsi più padroni del loro corpo e della loro mente.

Molti giornali dicono che, in realtà, il vero motivo è quello di sentirsi più grandi… Ma davvero c’è bisogno di fare tutto ciò per non sentirsi piccoli?

La verità è che, almeno la maggior parte di loro, lo fanno per sentirsi LIBERI.

Liberi di mandar via ogni inibizione.

Liberi di dire davvero ciò che pensano, senza la paura di venir giudicati.

Liberi dalle loro piccole paure, come quella sul futuro che, ormai per tutti, è diventato un’incognita.

Bisogna dire però che la libertà è una condizione umana inviolabile e che ognuno di noi ha il diritto di difendere. Sempre.

Come disse Theodor Adorno: “La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.”

E’ proprio in questo che molti giovani sbagliano. Per divertirsi, non c’è bisogno di scegliere se ubriacarsi o meno. Il divertimento è anche altro. Andare a ballare con gli amici, guardare un film insieme o, perchè no, fare due passi sulla spiaggia di notte.

Ognuno ha il suo modo di divertirsi e di trovare il proprio equilibrio, cercando però di non farla diventare una dipendenza o, peggio, un autodistruzione di sè stessi.

Uscite con i vostri amici, festeggiate la fine dell’estate nel modo più sano possibile, senza rinunciare ad un po’ di divertimento e alla vostra libertà, sentendovi grandi… e non “stupidi”.

Miriam Spizzichino

Studia Scienze della comunicazione presso l’Università di Roma Tre. Nota blogger esperta di moda, gestisce da tempo due blog personali, Pensieri Senza Confini e Rebel Fashion Blog. Scrive su diversi giornali, quali Shalom, Lusso Style e Fanpage. Nel dicembre 2013 è uscito il suo primo libro: Le malattie del nostro mondo. COLLABORATRICE SEZIONE CULTURA.

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