Animali fantastici e dove trovarli, il ritorno della Rowling
Il 17 novembre arriva finalmente le sale italiane l’attesissimo film, distribuito dalla Warner Bros. Pictures, Animali fantastici e dove trovarli tratto dal celebre libro della Rowling, Fantastic Beasts and Where to Find Them, pubblicato nel 2001. Il film, fortemente desiderato da un pubblico amante del fantasy e rimasto digiuno per anni di storie di magia, ci catapulta nuovamente nel mondo fantastico di Harry Potter, ma non è più “la scuola di magia e stregoneria” di Hogwarts il fulcro della narrazione e il luogo dove si consumano le avventure visionarie dei personaggi, ma la New York degli anni Venti, dove i maghi sono costretti a nascondersi e tentano una difficile convivenza con i babbani.
Il film, con il ritorno di David Yates, cui era stata affidata la regia degli ultimi quattro episodi del franchise, la produzione di David Heyman e Lionel Wigram e le scenografie del già noto Stuart Craig, vuole creare linee di continuità che unifichino l’intero universo creativo della Rowling, eppure è difficile darne un giudizio univoco. Un cast eccezionale (basti nominare il premio oscar Eddie Redmayne, nel ruolo del protagonista, Collin Farrel o Johnny Depp, che si alternano nel ricoprire il nuovo ruolo di villain) e un sottofondo etico inaspettato, infatti, non compensano del tutto alcune mancanze che non rendono questo primo atto della nuova saga all’altezza della precedente e lasciano i grandi fan di Harry Potter un po’ con l’amaro in bocca.
Sinossi.
Newt Scamander, autore del libro di testo di Hogwarts Animali fantastici e dove trovarli, dopo aver girato il mondo in cerca di creature magiche da salvare, si trova a New York con una valigia colma di animali rarissimi e straordinari. Per caso incontra il no-mag (termine americano per il precedente babbano) Jacob Kowalski (Dan Fogler), un goffo operaio aspirante pasticciere, disilluso e frustrato dal suo lavoro in una fabbrica di scatolame.
Insieme alla strega Tina (Katherine Waterson) e a sua sorella Queenie (Alison Sudol), la legimens in grado di visualizzare i pensieri delle persone, formeranno un quartetto bizzarro e divertente che si troverà a difendere gli animali fantastici dalle accuse della comunità segreta dei Macusa (il Magico Congresso degli Stati Uniti d’America).
Come se non bastasse, si troveranno soprattutto a fronteggiare il duplice pericolo che minaccia la città: la fuga del mago anarchico Grindelwald, che ha provocato disordine e sconvolgimento in Europa, e la presenza di un’oscura forza distruttrice, rivelatasi brutalmente con l’omicidio di alcuni individui, che rischia di provocare conseguenze tragiche e di vanificare gli innumerevoli sforzi della comunità magica per occultare l’esistenza di un mondo parallelo a quello dei comuni cittadini newyorkesi.
Tra realtà e immaginazione.
Animali fantastici e dove trovarli è sicuramente un film che ha innumerevoli pregi. Non solo quello di riportare alla luce il mondo magico per eccellenza, colorandolo di originalità con spunti multiformi e variopinti – in primis l’invenzione paradossale di assurde creature (lo Snaso, L’Asticello, il Velenottero per citarne alcune) che potevano nascere solo da una potenza creativa inesauribile e sempre viva come quella della Rowling – ma anche la capacità di ricondurre un mondo totalmente irreale e stralunato in una prospettiva complessivamente realistica che sappia dotarlo di un attualissimo significato.
La scelta di dislocare la narrazione nell’America dei Roaring Twenties, gli anni dell’utopia positivista e del boom economico, ma al contempo gli anni del proibizionismo, della discriminazione di razza e di genere, è fortemente consapevole e suggerisce una meditazione di ben più ampia portata che valica gli stessi confini narrativi del film. La pellicola è una messa in scena della drammatica realtà del razzismo e del fanatismo: la comunità magica vive in una condizione di clandestinità, ghettizzata ai margini della collettività ed alienata dalla vita sociale e politica del Paese, mentre una fazione di fondamentalisti (i Secondi Salemiani) costruisce un progetto di azione per sradicarne l’esistenza.
A questo si uniscono i grandi temi della violenza, degli abusi familiari, dell’attrazione fra diversi (con il pittoresco ritratto della tenera storia d’amore tra un babbano e una strega). Il grande merito della Rowling, in questo primo capitolo della sua nuova avventura fantastica, è proprio il modo imprevedibile in cui fa coesistere l’assurdità fiabesca delle situazioni con la percezione costante di un messaggio profondo, cui riesce a restituire, proprio per mezzo della finzione e della forza inventiva, un’estrema concretezza e un’essenzialità che lo rendono accessibile a tutti.
“Non è un sogno, perché non riuscirei a immaginarlo“, così dice Jacob Kowalski, ormai irrimediabilmente coinvolto nell’inspiegabile stranezza di questo mondo, ma questa frase è fortemente significativa anche nel sottolineare ciò che si è detto. Essa mette in luce, infatti, la profonda verità sottesa alla creazione fantastica dell’autrice e la triste evidenza di alcuni motivi, inimmaginabili eppure reali, radicati nella vita dei giorni nostri, assurdi nella loro crudele insensatezza, eppure così veri da non avere nulla a che fare con i sogni.
Un degno erede di Harry Potter?
Nonostante questi aspetti di indiscutibile positività, cui si devono aggiungere gli stupefacenti effetti speciali e le riprese mozzafiato che già di per sé donano un valore immenso al film, Animali fantastici e dove trovarli non riesce ad arrivare al pubblico con la stessa immediatezza e a coinvolgere con la stessa intensità appassionata della saga che ha dato notorietà alla Rowling.
I colpi di scena sono in realtà prevedili capovolgimenti, il repertorio di avvenimenti è già visto (l’Oscuriale, per esempiom non è altro che un modo differente per intendere Colui che non deve essere nominato), le costanti narrative sono le stesse e il lieto fine si lasciava facilmente presagire.
Se gli spettatori si aspettano di ritrovarsi immersi nel mondo di Harry Potter rimarranno inevitabilmente delusi. Tutto ciò non toglie che il film si rivela in grado di trasmettere una piacevole impressione di leggerezza e di gradevole intrattenimento, abilmente mescolati con occasionali tinte fosche e motivi drammatici, lasciando una generale sensazione di curiosità che inevitabilmente lascia aperte le porte per il secondo atto. Ed è questa forse la sua conquista più importante.
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