Aragon Superbike 2017: solo Davies batte Rea e un copione immutato
Come in tanti attendevano, il mondiale delle derivate di serie è approdato in Europa per il terzo appuntamento della stagione. Il round di Aragon Superbike 2017, che arriva dopo Australia e Thailandia, ha segnato allo stesso tempo novità e continuità. Un weekend a 2 facce. Ripercorriamo i risultati del fine settimana spagnolo, sviscerando statistiche e impressioni di una 3 giorni indicativa per il proseguo dell’annata. Possiamo già cominciare a dare qualche giudizio?
Rea si prende 45 punti e una fetta di mondiale.
Jonathan Rea è il solito extraterrestre. Anche in Spagna. Anche su una pista che – almeno sulla carta – sembrava favorevole alle Ducati. 45 punti sui 50 disponibili nelle 2 manche; 145 su 150 dall’inizio dell’anno. Un dominio che sa già di mondiale indirizzato. Eppure siamo solo al terzo dei 13 round previsti.
Una Kawasaki che è ancora “maledettamente” avanti a tutti. E con in sella il pilota più forte. Il nordirlandese, 2 volte iridato SBK, sembra guidare su un binario, sempre in sicurezza. La sua leadership è contraddistinta da gare perfette, senza sbavature o errori. E la Ninja non lo tradisce mai. D’altronde da quando è in sella alla Verdona, su 58 gare ne ha concluse 55 (con ben 52 podi e 3 quarti posti). Un mostro sia per la classifica che per gli avversari.
Un dominio estenuante che non sembra poter cessare presto. Rea corre in scioltezza in ogni gara, su ogni tracciato. La sicurezza dello stile di guida è dovuta al fatto che, probabilmente, il ritmo di gara per vincere è spesso inferiore al proprio limite. Sembra in grado di poter buttare giù secondi sul cronometro a ogni evenienza. La prova di ciò si è manifestata nella Gara-1 del sabato di Aragon, nella quale il nordirlandese ha sfinito col ritmo Chaz Davies, poi caduto. La vittoria è stata una logica conseguenza.
Se il campione del mondo uscente sembra vincere in scioltezza, risulta ancora più semplice agguantare un piazzamento a podio. Proprio per questo motivo, se così dovessero rimanere le cose, siamo solo all’inizio di un altro mondiale dal copione immutato. Con un Rea trionfatore.
Meno male che c’è Chaz.
Si attendeva il round di Aragon, il primo europeo, per avere qualche risposta in più sul mondiale appena iniziato. La Ducati puntava tanto sulle 2 gare spagnole per risollevare un inizio campionato poco più che discreto. Ci è riuscita per metà.
Il protagonista di ciò è soprattutto Chaz Davies. Anzi, il gallese non ha avuto solamente il merito di risollevare la Ducati, ma anche la categoria intera. La vittoria in Gara-2, al termine di una rimonta perfetta e di una battaglia finalmente vinta contro Jonathan Rea, è il miglior spot possibile per il mondiale Superbike. La sceneggiatura della stagione sembra avere il suo unico colpo di scena nell’alfiere del team di Borgo Panigale. L’unico che può dar fastidio a Rea, non solo in una gara ma anche in classifica generale, sembra essere solo lui.
Con la manche di domenica, il gallese sale a 21 gare vinte in Superbike. Negli ultimi 9 round, a cavallo tra 2016 e 2017, la coppia Rea-Davies ha collezionato 17 vittorie su 18, con 8 successi per il ducatista e 9 per il nordirlandese. L’unica parentesi è stata Gara-2 di Laguna Seca 2016, vinta da Sykes.
Insomma, non è il caso di scomodare Troy Bayliss e Colin Edwards, ma di sicuro anche la Superbike odierna ha il suo bel duello. E forse è l’unica chance che ci può salvare da un’altra stagione già scritta.
Melandri e Sykes: c’è chi scende e c’è chi sale.
Marco Melandri sta proseguendo alla grande il suo processo di crescita e affiatamento con la Ducati Panigale. In Spagna sono arrivati altri 2 podi (un secondo e un terzo posto), che fanno un totale di 4 in 6 gare. Per un pilota che stava fermo da 2 anni è già un grande risultato. Nelle gerarchie attuali, alle spalle di Rea e Davies c’è lui. Chi credeva che il ravennate non potesse essere competitivo fin da subito, è stato già smentito. La classifica dice meno 64 da Rea.
Chi invece se ne torna dalla Spagna quasi con la coda tra le gambe è Tom Sykes. Il pilota di Huddersfield, campione del mondo SBK 2013, è un lontano parente del combattente che solo 12 mesi fa dava del filo da torcere al compagno di squadra. Ad Aragon sono arrivati un podio (terzo in Gara-1) e un quarto posto. Ma entrambi piuttosto incolori, con un atteggiamento apparentemente dimesso. Deve ringraziare, probabilmente, lo stato di forma della sua Ninja se ancora non si parla di delusione. Nelle prime 2 uscite stagionali aveva l’alibi del poco feeling col circuito; ora, con l’approdo in Europa, non sono più ammesse prestazioni così. La classifica dice meno 54 da Rea (compagno di squadra).
Dov’è finito The Grinner? La rappacificazione con Rea ha cambiato qualcosa nella testa di Sykes? Si è definitivamente arreso al ruolo di seconda guida, oppure sono solo ordini di scuderia? Queste domande non avranno probabilmente mai una risposta. Solo le prossime gare potranno dirci se Tom sarà in grado di rientrare nella lotta per il titolo oppure no. Di certo da un pilota come lui non ci si aspetta un mondiale corso da semplice comparsa.
Bene la Yamaha, aspettando l’Olanda.
Chi invece continua a migliorare a vista d’occhio è la Yamaha R1. Il team Pata è l’unico in grado di vedere da lontano – ma senza binocolo – i colleghi ufficiali di Kawasaki e Ducati. E la partenza invertita delle gare domenicali può dare una mano ulteriore. Alex Lowes ad Aragon ha confermato l’ottimo momento di forma, nonostante il grave errore di Gara-2. Per il podio, forse, è ancora presto. Ma se davanti dovessero sbagliare…
Bene anche il compagno di squadra, l’olandese Michael Van Der Mark. Dopo un primo periodo d’ambientamento, il ventiquattrenne di Gouda sta dimostrando di essere sempre più competitivo, gara dopo gara. Sarebbe bello vedere, da qui alla fine della stagione, anche le Yamaha poter lottare per la vittoria con Kawasaki e Ducati. O almeno per il podio, se consideriamo Rea e Davies di un altro pianeta. Forse questa seconda evenienza non è proprio un’utopia.
Prossimo appuntamento? Assen (Olanda), l’ultimo weekend di aprile. Nel 2016 fu doppietta, guarda caso, di Jonathan Rea. Il nordirlandese, sul “tracciato Orange“, ha un palmares di 9 vittorie totali in 7 anni. Chi si presenta quindi da favorito? La domanda potrebbe sembrare quasi retorica.
SE QUESTO ARTICOLO TI È PIACIUTO, SOSTIENI WILD ITALY CON UNA DONAZIONE!