#Imperdibili: Arancia Meccanica, un mix di violenza e grande musica per un’opera immortale

Arancia Meccanica è un film scritto e diretto da Stanley Kubrick (Shining, Full Metal Jacket, 2001: Odiessea nello spazio). Uscito nelle sale cinematografiche nel 1971, è basato sull’omonimo romanzo di Anthony Burgess del 1962. La pellicola vanta ben 4 candidature all’Oscar (Miglior Regia, Miglior film, Miglior sceneggiatura e Miglior montaggio). Un film che ha segnato la storia del cinema, forte di un grande stile narrativo e di una colonna sonora che richiama pezzi di storici compositori della musica. Nel cast Malcolm McDowell, Patrick Magee, Michael Bates, Warren Clarke, Aubrey Morris, James Marcus. Il film è stato distribuito in Italia dalla Warner Bros.

Sinossi

Arancia-Meccanica-Malcolm-McDowell-scena-negozio-di-musicaAlexander “Alex” Durage (Michael McDowell) è un giovane ragazzo violento e antisociale. È capo della piccola banda dei Drughi, composta da Pete (Michael Tarn), Dim (Warren Clarke) e Georgie (James Marcus). I quattro giovani passano le nottate a fare baldoria creando scompiglio e violenza per le strade. Senza mai dimenticarsi, però, di fare tappa nel loro pub preferito: Korova Milk Bar a sorseggiare Latte Più, ovvero latte con aggiunta di metanfetamine e un misto di altre droghe.

Ogni notte la banda dei Drughi vaga per le strade di Londra, esercitando la più alta forma di devastazione sociale: la violenza. Picchiando indifesi e stuprando donne. Nell’ultimo periodo Alex è controllato dall’occhio vigile del suo tutore legale, il signor Deltoid (Aubrey Morris), il quale lo avverte di stare attento e di tenersi alla larga dai “miliziani”, ovvero i poliziotti.

Durante una nottata di sana e godibile violenza i compagni drughi di Alex, stanchi del suo atteggiarsi da capo supremo, gli tendono una trappola. Difatti, mentre il loro capo fugge da un’abitazione – nella quale ha compiuto un gesto che va ben oltre i loro pestaggi e insulti abituali – lo stordiscono impedendogli di mettersi in fuga. Alex finisce così nelle mani della polizia. Una volta in galera, il protagonista dovrà iniziare un duro trattamento; reprimere i suoi istinti violenti, per un nuovo inserimento nella società da uomo per bene e rispettoso del prossimo.

Pestaggi, stupri e il gran Ludwig van Beethoven

Arancia meccanica colpisce e rapisce gli spettatori delle sale cinematografiche grazie a un impeccabile stile di narrazione. Se ci si sofferma sulla storia, non vediamo nulla di positivo: violenza, alcol, abusi e droga. Questi quattro punti sono alla base del film, anche se in momenti diversi. Il tutto però viene raccontato in modo talmente fluido e spassoso che ci dimentichiamo, ogni tanto, quanto male effettivamente ci viene mostrato. Sebbene l’intento del regista fosse quello di condannare la violenza, il risultato mostrato è decisamente l’opposto, in quanto grazie allo stile pittoresco e a tratti divertente, questo film ci fa abbracciare la violenza in modo del tutto aperto. Con poco rammarico o sofferenza, ma con gioia e audacia.

Arancia Meccanica Malcolm McDowell Cheryl GrunwaldCiò che cattura molto del film, oltre alla storia e alla natura della violenza in sé, è senza dubbio l’eccellente scenografia e la grandiosa colonna sonora (carattere di grande levatura della pellicola). Le varie scene, sopratutto quelle negli interni, richiamano un ambiente molto stretto. Non abbiamo vaste inquadrature di ciò che ci circonda; il tutto viene ristretto in modo da caratterizzare le interazioni tra i personaggi.

La fotografia si presenta molto accesa e molto dark quando si vuole dare una determinata sensazione. Se abbiamo un dialogo allegro vediamo colori vivaci; se invece vediamo un dialogo rabbioso o triste abbiamo uno scenario che si associa a quella circostanza. Ma, in alcuni casi, abbiamo l’effetto contrario. Ovvero scene di tristezza e travaglio vengono rappresentate con colori forti che vanno un po’, forse, a smorzare quel clima di malinconia.

Arancia Meccanica è storia, non solo del cinema

L’aspetto che decisamente più si evidenzia all’interno di Arancia Meccanica è la colonna sonora. Richiama il grande compositore Beethoven di cui il protagonista è un grande appassionato. La musica permette di affrontare le tematiche principali del film – sesso e violenza – in modo del tutto nuovo. Non sentiamo il cuore che si ritorce su se stesso o lo sguardo che volge altrove; osserviamo quelle immagini con naturalezza e calma come se, invece di osservare uno stupro, osservassimo un uomo che beve il caffè. Oltre all’effetto naturale, fornisce qualche frammento di ironia il vedere dei particolari temi musicali in scene così forti e per niente azzeccate al contesto.

Arancia Meccanica Malcolm McDowellArancia Meccanica si dimostra un grande prodotto cinematografico che ha segnato la storia del cinema fino ad oggi. Per quanto contestato per essere un film troppo violento, questo si mostra non un film di violenza, ma un film sulla violenza.

La violenza raccontata in tutte le sue forme. Non vediamo solo il lato negativo della violenza che viene mostrata nelle fasi iniziali del film (pestaggi e stupri) ma anche nelle ultime fasi (il recupero del personaggio), dove infatti osserviamo come la violenza venga usata nel tentativo di reprimere la stessa.

Una grande opera che ci spiega in modo del tutto innovativo e – sotto alcuni punti di vista – irrazionale una delle frasi fatte più comuni: “La violenza genera violenza”. Un prodotto destinato a non morire mai.

 

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Gianluca Mastropietro

Classe 1992, vive a Fregene, comune di Fiumicino. Si è laureato in Sociologia presso la sede di Scienze della Formazione a Roma Tre. E’ da sempre appassionato di cinema e questa passione lo ha portato qui per poter dire la sua opinione ufficiale sulle pellicole in uscita sul grande schermo. COLLABORATORE SEZIONE CINEMA

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