Ballottaggi Amministrative 2016, tutto confermato, o quasi: trionfo M5S
Tutto confermato, o quasi. Così si possono riassumere i risultati dei ballottaggi di queste elezioni amministrative 2016. La quasi totalità dei candidati in vantaggio al primo turno (dello scorso 5 giugno) ha guadagnato la vittoria indossando la fascia di primi cittadini, ma con una deludente affluenza, in calo di circa il 9% (al 50% rispetto al 59% della tornata precedente). Quasi perché c’è un grandissimo ribaltamento: Torino, roccaforte del PD, va a Chiara Appendino (con il 54% dei voti), candidata del Movimento 5 stelle, che partiva da uno scarto di 11 punti percentuali con il sindaco dem uscente Piero Fassino.
Il Movimento è, chiaramente, il grande vincitore. Quello dei grillini è un vero e proprio trionfo: non solo ribaltano la situazione a Torino, ma guadagnano Roma con uno scarto immane (attorno al 30%). Nella Capitale, così, ci sarà la prima sindaca della Storia, l’avvocato Virginia Raggi (con un plebiscito, circa il 67% dei consensi), che non è stata in alcun modo svantaggiata dal recente caso della mancata dichiarazione della consulenza all’Asl di Civitavecchia. In entrambe le città vince la logica del rinnovamento e la sfida della gioventù femminile dinamica (l’Appendino ha 31 anni, la Raggi 39 e la loro emozione nei commenti di ieri sera è stata grande, anche se bilanciata da un’inaspettata istituzionalità) contro la tradizionale politica di centro-sinistra, che è apparsa stanca o inaffidabile. Per la vittoria delle donne a 5 stelle, però, è stato fondamentale l’appoggio dell’elettorato di centro-destra. A Roma Salvini e qualche esponente di Fratelli d’Italia hanno chiaramente dato il loro endorsement a Raggi, mentre i 4 candidati di quell’area a Torino si sono tutti coalizzati contro Fassino.
Proprio il centrodestra esce da questi ballottaggi a bocca amara: nonostante sia riuscito a dare un segnale al governo Renzi affossando i candidati dem ed abbia guadagnato Grosseto (nella Toscana del premier) ed altri 9 capoluoghi di provincia, non è riuscito a conquistare Milano, dove, dopo il grande risultato del primo turno Stefano Parisi non è riuscito a realizzare quel sorpasso che gli ultimi sondaggi prevedevano. Rimane chiaro, però, che laddove Forza Italia, FDI, Lega e NCD sono uniti i risultati sono molto interessanti e lo stesso imprenditore conservatore dopo la sconfitta ha sostenuto che la sua candidatura deve essere un modello per tutta l’Italia.
Il capoluogo lombardo è, poi, la vera e propria boccata d’ossigeno del Partito Democratico, che gli evita il pieno tracollo. Beppe Sala, l’ex a.d. di Expo 2015, è il nuovo sindaco, in continuità con l’apprezzato Giuliano Pisapia, anche se la vittoria arriva solo con un piccolo vantaggio (52% contro il 48% di Parisi). Positivo, anche se non entusiasmante anche il risultato di Bologna dove viene confermato il dem Virginio Merola con il 54% dei consensi. Peseranno eccome, però, le batoste di Roma e Torino, come sono destinate a far discutere le accuse dell’uomo della sinistra alternativa a Renzi, Luigi De Magistris (riconfermato sindaco di Napoli con un un galvanizzante 66%), che dice di aver vinto contro il partito e i suoi sostenitori (il cui mancato appoggio sembra evidente se si guarda il dato dell’affluenza locale, crollata ad un misero 38%).
Dalla segreteria del PD, in serata, è arrivato un comunicato dove, nonostante si dica che il voto è frastagliato, si riconosce la presenza di dati dal valore nazionale che dovranno essere analizzati nella prossima riunione di direzione. Come ha sottolineato il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, infatti, quando si vota in più di 1200 comuni e nelle città più importanti d’Italia, l’espressione della cittadinanza non può che significare qualcosa per il governo. E qui è chiaro che, sicuramente a Torino e in parte a Roma, il risultato è indipendente dall’amministrazione passata e costituisce un chiaro segnale di protesta contro il presidente Renzi e i suoi ministri, le cui manovre economiche e sociali ancora non convincono pienamente. La paura per l’esito del referendum costituzionale di ottobre, quindi, è palpabile.
Dato curioso, inoltre, è il ritorno in auge dell’ex accoltellatore di Romano Prodi, Clemente Mastella che, dopo essere passato tra le fila della destra, ha incredibilmente conquistato la poltrona di sindaco a Benevento.
Due settimane fa, infine, scrivevamo che i risultati definitivi sarebbero stati importanti anche per la tenuta istituzionale e non solo politica del governo centrale e cittadino. Oggi il premier dovrà dialogare con 3 sindaci di fazioni contrarie e troverà importanti roccaforti solo a Milano, Bologna e Cagliari. E’ auspicabile che ciò non determini un problema nell’amministrazione locale, sopratutto a Roma, dove la situazione è critica e Virginia Raggi necessita della collaborazione di tutti, cittadini e politici d’opposizione. A lei va, in particolare, il nostro in bocca al lupo.