Cinquant’anni di Mike Tyson, l’ultima superstar della boxe

Compie oggi cinquant’anni Mike Tyson, icona della boxe moderna ed ultima vera superstar del ring. Tra trionfi all’interno del quadrato e una vita assai tormentata, ripercorriamo le tappe fondamentali della vita del pugile, vera e propria icona dello sport americano.

GLI INIZI.040556a8-6bab-4bb7-84bc-a5569c090507

Cresciuto a Brownsville, uno dei quartieri più violenti di New York, la sua vita è la realistica rappresentazione della più classica delle pellicole sul tema della pugilato.

A 11 anni è già il più giovane membro di una delle più pericolose gang di quartiere, cosa che gli aprirà presto le strade del riformatorio, grazie anche alle sue partecipazioni ad incontri di lotta clandestini.

Nel (primo) periodo di reclusione, Tyson si avvicina al mondo della boxe, impiegando l’ora d’aria per allenarsi intensamente in palestra.

Ed è proprio in quella palestra che si apre la prima “Sliding Doors” della vita del pluricampione del mondo. Bobby Stewart, un secondino ex big del pugilato, vedendolo allenarsi nota subito le potenzialità del ragazzo. La rapidità d’esecuzione e l’intensità che Tyson rilascia quando colpisce, scansano ogni dubbio sulle sue qualità e sul suo talento. Stewart avvicina Tyson a Cus Donato, il suo vecchio allenatore, che da subito intravede in lui le stigmate di quel campione di nome Floyd Patterson, meraviglioso atleta degli anni ’50 e il più giovane campione del mondo fino proprio all’avvento di Iron Mike.

IL DEBUTTO E IL SUCCESSO.

Dopo una parentesi tra i dilettanti, il 6 marzo 1985 debutta tra i professionisti con un’incredibile e fulminea vittoria per K.O al primo round contro Hector Mercedes. Da quel momento Tyson è una vera e propria macchina da guerra. Vince i successivi quattordici match per K.O di cui undici solo nella prima ripresa. Grazie alle incredibili prestazioni, il 21 novembre dell’anno seguente il World Boxing Council gli offre la possibilità di concorrere per il titolo mondiale dei pesi massimi contro Trevor Berbick, noto per aver sconfitto Muhammad Alì nell’ultimo match della sua carriera. Il risultato è storia: Tyson vince per K.O al secondo round e si aggiudica la cintura a soli vent’anni quattro mesi e ventidue giorni, divenendo così il più giovane campione del mondo di tutti i tempi.

Iron Mike dedica la vittoria a quel Cus D’Amato, scomparso nel novembre del 1985 senza che potesse vedere il suo “diamante” brillare, l’uomo che lo ha accompagnato ed indirizzato verso il titolo tanto ambito.

Non pago di questo successo riunifica la corona dei pesi massimi vincendo prima ai punti con James Smith , per il titolo WBA, e poi Toni Turker, sempre ai punti, per la cintura IBF. Diviene così il primo peso massimo a detenere tre, delle quattro cinture più importanti.

LA CADUTA.

Il dominio di Mike Tyson dura per ben tre anni, prima di una brusca frenata l’undici febbraio 1990, a Tokyo, quando viene sconfitto da James Douglas per K.O. nonostante grandi contestazioni sull’operato dei giudici. Una sconfitta, comunque, che presagisce l’inizio del declino di un talento che, mal supportato da una componente caratteriale deleteria, ha comunque impresso il suo nome sulla linea del tempo.

Da qui in poi, come detto, Iron Mike inizia il suo lungo e travagliato percorso verso la fine dell’attività sportiva, contornato da scandali, prigione e squalifiche.

Nel 1991 viene condannato a 4 anni di reclusione per lo stupro della reginetta Desiree Washington, cavandosela con 1095 giorni di prigione conditi da uno sconto di pena per buona condotta.

Il ritorno alla boxe coincide col ritorno alla vittoria riacquistando i titoli che solamente la sua instabilità gli aveva portato via.

L’incontro più discusso è sicuramente il rematch contro Evander Holyfield, che gli strappò  il titolo WBA. Stiamo parlando del famoso morso all’orecchio di Tyson che strappò letteralmente un pezzo di cartilagine a Holyfield. L’episodio gli costò la revoca della licenza pugilistica per un anno.

In seguito ad alcuni “match semplici” per riacquistare fiducia dopo il periodo di allontanamento forzato, l’unico incontro degno di nota da registrare è quello del 2002, a Memphis, contro l’inglese Lennox Lewis. Più che incontro, però, per molti non è stato difficile definirlo una farsa, con Iron Mike che scatena una maxi-rissa nel prematch per poi perdere per K.O all’ottava ripresa.

IL RITIRO.

Mike Tyson si ritira dalla Boxe ufficialmente nel 2005, dopo un disperato tentativo di rientro per far fronte alla dichiarazione di bancarotta del 2003, causata dai circa trecento milioni di dollari guadagnati sul ring e dilapidati nel tempo anche a causa di sottrazioni illecite fatte dal suo entourage.

Al di là di qualsivoglia discorso riguardante l’aspetto caratteriale e umano, che nella vita di un’atleta è sempre considerato giustamente una croce come una virtù a seconda delle diverse inclinazioni, non si può non riconoscere in Tyson uno di quei personaggi che hanno cambiato la filosofia e l’idea di un particolare sport.

Chiari esempi sono Michael Jordan, o Diego Armando Maradona, personalità forti quindi, che nel loro percorso sportivo hanno lasciato un’impronta riconoscibile, risultando ai posteri immuni a qualsiasi tipo di divagazione, risaltando il contesto in cui si sono immersi, e andando oltre al semplicistico concetto di vittoria.

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Matteo Salvati

Classe 1994, diplomato al liceo scientifico e laureando in scienze motorie. La sua più grande passione è sempre stata osservare e condividere ciò che vedeva con i suoi occhi. E allora perché non provare a farlo diventare il suo mestiere? Così pian piano si è avvicinato al mondo del giornalismo e della radio. Collabora con RadioFregene, radio locale della sua città. COLLABORATORE SEZIONE SPORT

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