Decadenza politica. Se anche la Cei se ne accorge….

L’inizio di un nuovo caso Boffo? Chi lo sà cosa ci aspetta dopo le ultime esternazione della Cei e di Avvenire in merito alle mosse politiche ultime e non. Se una volta, la Chiesa, appoggiava B. e i suoi perchè probabilmente trovava in lui un leader di pura cristianità – tralasciando pluri-divorzi, mignotte, ruberie e corruzioni varie – ora sta capendo che tale non è. Apre gli occhi sul mondo politico e ci vede solo “una decadenza, del governo della cosa pubblica, che genera sfiducia e smarrimento“. Tu lettore puoi pensare, “cavolo, sono più cazzuti di Bersani!”(ah, se qualcuno sa dov’è chiami “Chi la Visto?” cortesemente). Ma è utile leggere il seguito dell’editoriale di Avvenire, scritto da Carlo Cardia, per vedere che ciò che importa non sono gli “scandali veri o presunti che esplodono periodicamente a ritmo crescente, e colpiscono trasversalmente ora uno ora l’altro personaggio politico, senza alcuna distinzione. Anzi, proprio l’uso che si fa degli scandali, e un certo tipo di giornalismo, sono tra le cause di questa decadenza“. Capito? Il problema non è che Silvio è un presunto mafioso, corruttore, imputato, prescritto, mignottaro; o che Fini abbia una casa misteriosa a Montecarlo che è passata magicamente dal suo ex partito An al cognato; non interessa che Dell’Utri è stato condannato a 7 anni per concorso esterno appurando che fu il collegamento tra mafia e imprenditoria milanese; chissene frega se a Scajola comprano la casa a sua insaputa; è da scemi perdere tempo a leggere delle sconcezze degli appalti della Protezione (In)Civile, del Bertolaso o chicchessia; sbattiamocene le palle della nuova P3 che pilota promozioni di giudici amici nelle alte corti giudiziarie. Questi sono lo “scandalo del giorno”. E pensate che alcuni giornali osano addirittura raccontare “per settimane cinque, dieci, tredici pagine ossessivamente”. Mannaggia ai giornali. Ma non sono solo loro i delinquenti.

Cardia prende le distanze da queste questioni e si vuole concentrare sulla “politica, e i suoi massimi protagonisti, senza eccezioni di schieramento, sembrano a volte abdicare a princìpi connaturati alla gestione della res pubblica, alla ricerca del bene comune, e preferiscono perseguire i propri obiettivi per vie traverse, cercando di sfruttare gli scandali, aspettando i passi falsi dell’antagonista, senza proporre al Paese idee e programmi veri, senza parlare ai giovani delle loro speranze e aspettative.” Su questo si può essere d’accordo, ma, secondo me, solo in parte. Che questi politichesi da strapazzo NON abbiano un programma è noto a tutti. Ma il fatto che usino gli scandali per screditare questo e quello è “normale” in un paese anormale come il nostro. Se c’è un politico che fa delle sciocchezze, che ruba, che approfitta del suo ruolo istituzionale per trarne dei vantaggi, è giusto che lo si dica e lo si urli a tutto il paese. Negli altri stati non accade, perchè i politici sono e DEVONO essere al di sopra di ogni sospetto. Rappresentano uno stato e debbono quindi dare il buon esempio. Ed è per questo poi che “così si corre il rischio di scivolare verso l’«insignificanza» della politica. Ma forse è giusto in questo momento. Perchè devo seguire questa gente che se ne batte i coglioni del popolo e si fa solo gli affari suoi? Se non è possibile ribaltare la situazione perchè è tutta una lobby che non permette il ricambio, anche solo generazionale, come posso ascoltarli e prenderli sul serio? Se li considero insignificanti? Certo, più di ogni altra cosa! Ma non è colpa dei giornali se lo sono, è colpa loro che, in un modo o nell’altro, lo diventano. Lo fanno anche “quando qualche suo protagonista sembra non credere neanche lui a ciò dice, alle strategie che propone, ritenendole talmente provvisorie da poterle cambiare o rovesciare il giorno dopo se la convenienza lo suggerisce. Ed è per questo che ora mi devo riavvicinare a ciò che scrive Avvenire. Perchè la politca è diventata un luogo che “allontana chi ne nutre una concezione più nobile, e attira chi sa muoversi nelle cose piccole, fingendo che siano grandi”.

E, sempre citando il quotidiano dei vescovi, concludo questo ragionamento: “I giovani non riusciranno a imparare neanche l’alfabeto più semplice della politica, non vedranno crescere dentro di sé il rispetto per le istituzioni, certamente non troveranno nella nostra storia le radici di un presente così povero e avvilente. Semplicemente si adageranno su ciò che vedono, si convinceranno che se domina una specie di guerra di tutti contro tutti è bene abituarsi alle sue leggi, che sono utili a destra, al centro e a sinistra. Il danno sarà a quel punto molto serio, e la decadenza si farà più acuta.
E se di tutto questo, pure la Cei se ne accorge, allora siamo proprio messi male!

GIAMPAOLO ROSSI
giampross@katamail.com

Giampaolo Rossi

Residente a Belluno, studia all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna alla facoltà di Lettere, con indirizzo storico, per poi specializzarsi in giornalismo. giampross@katamail.com

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