Dove vedete anti-politica nel Movimento 5 Stelle?

Questa non vuole essere una sviolinata a favore del Movimento 5 Stelle. E’ solo la descrizione di quello che ho visto e di quello che ho provato, dando un’occhiata da vicino a questa realtà politica. Perchè ciò che mi ha lasciato stranito, sono state proprio le sensazioni. Non c’è dubbio che Beppe Grillo sia un grandissimo imbonitore di piazze. Sa come parlare, sa cosa dire e sa come coinvolgere. In questo momento, mi sembra infatti inutile dargli un giudizio.

Ciò che dice può essere più o meno condivisibile, ma NON può essere contraddetto. Racconta delle verità inopinabili della nostra più recente storia politica. Nel video qui sopra, potete ascoltare gli attacchi a D’Alema, Bersani, Alfano, Casini e Monti. I primi due sono, tra l’altro, quelli che lo hanno più insultato. Beppe sottolinea come la più grossa critica che rivolgono a lui, sia quella di dargli dello “stronzo” mentre lui continua a ripetere di voler discutere di programmi e non di insulti, anche perché, sul fatto dello stronzo “c’hanno ragione“. Anche su questo punto (il programma ndr) è dura dargli torto, perché una campagna elettorale la si fa con le proposte e non di certo dicendo che questo o quell’avversario politico puzza di sudore. Ma nell’Italia berlusconiana, siamo abituati così e così vanno le cose.

Non è la prima volta che vado ad ascoltare Beppe Grillo e che ascolto i ragazzi del Movimento 5 Stelle. L’ho fatto anche a Bologna, ma in maniera più distaccata. Questa volta, a Belluno, ho voluto mischiarmi, silenziosamente, fra di loro.

Mi sono avvicinato al camper di Grillo circa venti minuti prima che lui scendesse e ho guardato ed ascoltato le persone del Movimento 5 Stelle che si trovavano lì. Persone comuni, chi più e chi meno giovane, ma non per questo meno combattive. Ho visto i volti dei ragazzi emozionati prima di salire sul palco, ma spinti, nonostante tutto, da una forza palpabile nel voler cambiare veramente le cose. Certo, prendere la parola dopo il discorso del loro “testimonial” è dura, ma la piazza è calda e pronta ad ascoltare e applaudire.

Eccoli. Uno alla volta parlano i candidati consiglieri. Vengono avanti con grande timidezza, con un pò di vergogna – che per Grillo “è un valore aggiunto, perchè in questo paese non si vergogna più nessuno” – e con ingenuità, ma nel senso più nobile del termine. Sono laureati, impiegati, operai, commessi. Ce n’è di tutti i tipi. Pronti, uno ad uno, ad affrontare il tema che ritengono più importante. Si parla di acqua, di sanità, di agricoltura, di mobilità, di energia e di cultura. Ognuno, prima di affrontare il tema su cui è competente, ci tiene a spiegare il perchè della sua scelta di candidarsi. Le motivazioni sono circa tutte simili: sono stufi di vedere sempre i soliti volti – a livello locale, come a quello nazionale, ci sono sempre questi problemi di ristagnamento dell’élite politica – di sentire le solite promesse.

Allo stesso tempo però, sono stufi di limitarsi a dire che va tutto male, senza mettersi in moto per cambiare le cose da dentro. E così, dal ragazzo più giovane, alla signora di cinquant’anni, che ammette di essersene lavata le mani negli ultimi cinque-dieci anni ma ammette di sentirsi corresponsabile, proprio per il suo mancato interesse, della situazione drammatica in cui ci troviamo.

Vedere i loro volti, sentire le loro idee, ascoltarli parlare: sembra strano, ma la mia sensazione è stata di una genuinità diffusa. Voglia di provarci, di sforzarsi. Di cercare di poggiare un tassello giusto, nel posto giusto per cominciare a costruire un mosaico di idee e di progetti per cambiare, non solo la politica, ma la mentalità della gente. La loro forza è proprio questa. Non hanno una mentalità comune, benché siano persone comuni. In loro traspare una sensibilità profonda. Non dicono mai votateci e noi cambieremo tutto; anzi, premettono subito che loro, da soli, non possono e non vogliono fare nulla. Chiedono aiuto alla popolazione che li circonda. Chiedono il contributo di tutti. Hanno una fame di idee che non si vede da nessun’altra parte.

Certo, il fatto di trasudare volontà, speranza e passione, non è per forza sinonimo di imbattibilità e di portatori di soluzioni a tutto. E infatti è proprio il candidato sindaco che, dopo aver lasciato parlare i consiglieri, chiede di votare responsabilmente. Ci tiene a precisare di non votare così, ad occhi chiusi. Invita i bellunesi a confrontare i programmi e a scegliere con la testa e con il cuore.

Visto però che al sottoscritto, di natura, non piace giudicare le cose senza avere un quadro generale della situazione, la sera dopo l’incontro con Grillo, c’è stato l’incontro organizzato dalla CGIL con i candidati sindaci – a cui sono stati invitati solo i più “papabili”, lasciando fuori 3 candidati su 8, fra cui il candidato del M5S – e sono accorso per ascoltare anche gli altri sfidanti. L’incontro si è svolto dentro il teatro comunale e sul palco c’erano solo i candidati sindaci. La platea, che conta circa 300 posti, era occupata per metà o poco più, e la maggior parte erano le persone presenti nelle varie liste. Gli argomenti affrontati sono stati lavoro e welfare.

Quello che ho provato è una sensazione uguale a quella che mi viene guardando la televisione. Parole senza sostanza, a parte qualche piccola eccezione, sparate a iosa. Le persone in platea che borbottavano perchè si accorgevano che non c’era nulla in quello che dicevano. Ho sentito anche un “questo s’è bevest an grappino prima de vegner qua!” (questo ha bevuto grappa prima di salire sul palco, ndr). Dopo un’ora di dibattito, la gente ha cominciato ad alzarsi ed andare via sbuffando. Giuro che c’ho provato a stare li ad ascoltare fino alla fine, ma quando ti accorgi, che piuttosto che ascoltari ti metti a giocare col telefono, capisci che è l’ora di alzare i tacchi e andare a dormire.

Dare al Movimento 5 Stelle la targa di anti-politica e di casinari è la cosa più sbagliata che si possa fare. A meno che non intendiamo anti-politica come rispetto alla politica italiana. In quel caso il termine di paragone risulta calzante, perché fanno una politica diversa. Mettono l’ascolto prima di tutto e non si fanno portatori di soluzioni universali ma di idee. Questa è politica a tutti gli effetti, ma non è la politica italiana. Ora la domanda è questa: siamo sicuri che, vista la situazione in cui ci troviamo, non sia necessario cambiare il modo di fare politica e abbandonare la politica becera italiana degli ultimi 20 anni?

Ai posteri, l’ardua sentenza. Ma perché non accettare qualcuno che ci provi?

GIAMPAOLO ROSSI

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Giampaolo Rossi

Residente a Belluno, studia all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna alla facoltà di Lettere, con indirizzo storico, per poi specializzarsi in giornalismo. giampross@katamail.com

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