E questa la chiami giustizia?
A volte ci domandano: vorresti essere immortale? E cosa ne faresti di una vita eterna?
La risposta è sempre diversa, forse però l’immortalità sarebbe l’unica soluzione ad una vita giusta, così da poter affrontare gli ostacoli che s’incontrano durante il cammino, senza la paura di perdere e vedere ogni speranza andare in fumo.
Ma siamo mortali e questo è un nostro limite.
Quel Lunedì fuori pioveva. Piccole gocce di pioggia bagnavano il terreno in diagonale, disperdendosi sull’asfalto irregolare, dissestato dalle buche.
Le sirene lampeggiavano fuori dalla caserma dei carabinieri, con le auto parcheggiate una contro l’altra, indicando che di tempo ce n’era stato poco.
La città dormiva, era notte fonda, eppure in caserma c’era un gran da fare, con i carabinieri che iniziavano a stampare documenti e si distribuivano tra le varie stanze, così da interrogare le persone.
Non si era capito molto della situazione, tutti raccontavano una versione un po’ confusa ma due cose l’avevano capite bene: Furto con scasso e un paio di pallottole volate per aria.
Quegli uomini, tutti in divisa, non si distinguevano sotto le luci di quel luogo così angusto e frenetico, come soldati al fronte sembravano tutti uguali e l’unica differenza poteva essere una barba un pò incolta o un baffo più curato. Nulla più.
Diversi uomini camminavano dietro due carabinieri, scortati da altri due alla fine di quello che sembrava un vagone umano, o una prigione in movimento, con gli ufficiali con il ruolo di sbarre.
Tutti erano in silenzio, o quasi tutti, perché uno non la smetteva di lamentarsi.
Era il più anziano, con una pancia rotonda che faceva tendere al limite il maglione e sovrastava le gambe secche e tremolanti che si muovevano a piccoli passi, affaticate dalla mole superiore di quel signore. I capelli, presenti solo sopra le orecchie, erano grigi e spettinati ed insieme alle occhiaie violacee ricordavano ad ogni presente che lui lì era il più anziano. Meritava rispetto.
« Ai miei tempi c’avrebbero detto che eravamo eroi, non criminali. Bei tempi quelli!» bofonchiava di continuo, ricevendo in cambio solo moniti per tacere.
Alcuni luci si spegnevano, in quelle stanze dove tutto era finito e alcune persone venivano mandate via, sotto le urla di quegli uomini che invece dovevano essere ancora interrogati. E ancora quell’anziano che non la smetteva di rivangare i vecchi tempi.
« Li rilasciate? Bella giustizia! E noi qui! Al Campo Santo dovrebbero andare. I ladri ai miei tempi non erano tollerati. Venivano incarcerati e forse ammazzati. Ah! I miei tempi! Belli proprio! Sognavamo l’America durante la guerra! »
« Papà taci! Già è grave la situazione! Hai sparato a uno di loro e c’è quasi rimasto secco! »
« Ringraziasse me che non l’ho ammazzato! Datemi il fucile che finisco il lavoro! »
Con la voce rauca e la voglia di andarsene, non riusciva a stare zitto, stizzito da quella situazione che ai suoi tempi non si sarebbe mai verificata. Forse sarebbe stato un eroe, forse avrebbe ottenuto un riconoscimento, invece era lì, in quella caserma di paese, a cercare di capire cosa ne sarebbe stato di lui e della sua famiglia. Il figlio, il genero, il cognato e il con-suocero.
Gli ufficiali intanto avevano finito di stampare una serie di moduli e chiamarono tutti quanti dentro una stanza, mostrando per la prima volta i loro volti, diversi sotto il cappello.
Parlò un uomo alto e ben piazzato, con dei baffi curati e folti, eredità forse degli anni ’80.
« Spiegatemi cos’è successo. Signori, è partito un colpo verso quel ragazzo. Rischia la vita. »
« La vita non l’avrebbe rischiata se non fosse entrato in casa mia! Ho lavorato anni per quella casa, per tutto quello che ho, e adesso sono qui perché ho sparato ad un fottuto figlio di puttana, che voleva pure derubarmi? »
« Posso capire il suo punto di vista, ma la situazione è grave. Il colpo è arrivato alla schiena, vuol dire che il ragazzo era girato. Di spalle. »
« E si figuri! Vuole che aspetto che mi guarda in faccia la prossima volta? O preferisce che mi faccio sparare prima? »
« Deve capire che la legge dice… »
« La legge dice? Me ne fotto di quello che dice la legge! »
« Papà stai calmo. Siamo tutti nei guai… » il figlio cercava di calmare l’anziano signore, ma tutto sembrava inutile. Ogni parola era persa contro quel fascio di nervi, pronto ad esplodere.
« Calmo un cavolo! » urlò con disappunto e amarezza « Non potevo aspettare il loro arrivo. Chissà se mai sarebbero arrivati. Davvero credete che aspettare il corso della giustizia sia la cosa giusta? Quante volte la giustizia è stata ingiusta con noi? Quanti di noi dovranno morire prima che la giustizia faccia il suo corso? Lei cosa avrebbe fatto al posto mio? Avrebbe fatto rischiare la vita ai suoi figli? No. Lei sa bene che è servo di una giustizia fasulla, che non c’è niente di vero in tutta quella miriade di procedimenti. Mi rubano in casa, sparo al ladro e io vengo indagato? E lo rimettete anche in libertà, magari! Lei sa bene che i tempi stanno cambiando. Arriverà il giorno in cui tutti si ribelleranno. Le persone avranno la propria giustizia. E adesso, io finirò anche in carcere per omicidio se quello muore, a guardare da fuori la ribellione, ma voi sarete in prima linea. Lì, da che parte starete? D’altronde, abbiamo solo una vita, non sono disposto a perderla per il primo ladro che prova a derubarmi di tutti gli sforzi. È la mia casa. La difenderò anche a costo di dover uccidere! »
« Adesso papà ti stai zitto! » il figlio strinse forte la mano dell’anziano padre e scosse la testa « Mi scusi. È anziano, non sa cosa dice. Se quel ragazzo muore cosa succederà? E se non muore? »
« Suo padre è una testa calda. Dovrebbe fare come gli altri membri della famiglia: stanno zitti. Dovreste solo rispondere alle domande. Prima di tutto, cos’è successo? »
L’anziano adesso taceva e solo il figlio iniziò a parlare, cercando di spiegare tutto nei minimi particolari: erano entrati in casa, stavano rovistando ovunque. Abitando tutti vicini avevano sentito rumori strani e in casa vivevano solo due anziani. Erano arrivati ma il padre aveva già impugnato il fucile, cercando di nascondere la moglie. Poi era scappato il colpo, alle spalle dell’ultimo dei ladri, che ancora non era riuscito a scappare.
« Adesso cosa succederà? Mio padre non voleva uccidere davvero nessuno… »
« Oh si che l’avrei ammazzato! »
« Papà stai zitto! Vorrei evitare di venire a trovarti in prigione! Pensa a mamma che quasi le prende un infarto. Un altro. »
« Sicuramente, essendo anziano avrà delle attenuanti, ma se il ragazzo ha famiglia, potrebbero richiedere un risarcimento danni, non so quanto sarà. Se il ragazzo si salva, forse non sporgerà denuncia, consapevole di quello che ha fatto. Signori miei, è tutto nelle mani del Signore. Perché se chiedono un risarcimento e il giudice lo autorizza, sarà una richiesta ben alta e in questi tempi di crisi, signori miei, non so come ve la caverete. Ricordatevi tutti, per la prossima volta, che sarebbe il caso tenere le armi a posto e chiamare subito i Carabinieri o la Polizia. »
« Capisco… stanotte cosa dobbiamo fare? »
« Voi potete andare. Vostro padre invece rimarrà qui. Domani vedremo di sbrigare tutto quanto è necessario. Andate a casa ora. Buonanotte. »
E la notte continuò lungo il suo corso. Lunghe ore interminabili. Alcune passate dietro le sbarre, altre in stanze silenziose, con moglie apprensive e figli addormentati.
Si temeva l’indomani come se dovesse arrivare una bomba, come se la vita fosse appesa ad un filo, temendo che questo fosse spezzato dagli eventi.
Poi arrivò il mattino e il sole si fece spazio tra le nubi, cercando di mandare qualche tiepido raggio nella primavera.
I carabinieri tornarono alla casa dell’anziano, accolti dalla povera donna che non aveva chiuso occhio, avvolta nella vestaglia pesante e i capelli bianchi e lunghi, intrecciati mollemente.
« Lo fate tornare a casa? »
« Per ora si. Il ragazzo è fuori pericolo e sta bene. Ci sarà comunque una procedura da seguire. Non allontanatevi dal paese. Per oggi finisce qui. Arrivederci. »
E così anche quegli uomini, di nuovo tutti uguali sotto il cappello, se ne andarono da quella villa avvolta nel cupo abbraccio del sole. Sarebbero tornati e la vita di quella famiglia non sarebbe più stata normale, ma la mattina era arrivata e la vita andava avanti, con quegli sbalzi d’umore da donna qual era.
LUCIA