#RomaFF11: Florence, note stonate e tanto cuore per Meryl Streep
Immaginate di avere una passione, e che questa passione sia tutta la vostra vita. Immaginate però pure che i vostri risultati in questa passione siano davvero pessimi. Così facendo, comincerete a farvi un’idea su chi sia Florence Foster Jenkins, nuova incarnazione cinematografica di Meryl Streep nel film Florence, diretto da Stephen Frears (The Program) e presentato all’11^ Festa del Cinema di Roma.
La peggiore cantante della storia
Nonostante la sua storia sia degna della fantasia di uno sceneggiatore, Florence Foster Jenkins non è un personaggio di finzione bensì una donna realmente esistita, da molti descritta come la peggior cantante della storia. Florence Foster Jenkins è infatti stata una soprano statunitense morta nel 1944, profondamente generosa in vita con la scena musicale del suo tempo. Lei stessa amava esibirsi davanti a pubblico e critici indossando elaborati costumi. Peccato che, nonostante l’affetto dimostratole e le sue stesse reali convinzioni di essere una grande cantante, la sue abilità canore fossero in verità assai scarse. Ascoltando le poche registrazioni della Jenkins, è infatti evidente che le mancasse intonazione e ritmo, per non parlare dell’incapacità di sostenere una nota.
In Florence è proprio la sua storia che viene raccontata. Quella di una donna altruista e amabile, ma totalmente incapace di autocritica. Un’inconsapevolezza alimentata anche dalle figure a lei più vicine, che invece di metterla di fronte all’amara realtà la “proteggono” da se stessa. È questo il caso del marito e manager di Florence, St. Clair Bayfield (Hugh Grant), e del pianista Cosmé McMoon (Simon Helberg), con il quale Florence arriva a esibirsi nientemeno che al Carnegie Hall di New York.
Quella musica che è vita
Se la storia di Florence Foster Jenkins vi pare già nota, probabilmente avete visto Marguerite, film del 2015 di Xavier Giannoli con protagonista Catherine Frot, liberamente ispirato proprio alla vita della donna. Stephen Frears, su sceneggiatura di Nicholas Martin, rimane più fedele alla realtà e riporta tutto nel giusto contesto, quello della New York anni ’40, realizzando una brillante commedia dolceamara in confezione patinata, che invece di deridere la sua protagonista le mostra affetto e in un certo senso comprensione.
Grazie anche alla performance di Meryl Streep – come sempre strepitosa – Florence non viene infatti descritta come una macchietta ma le viene data umanità e una certa forma di grazia. Dolce e allegra, incredibilmente generosa con tutti, Florence vuole solo portare gioia nella vita altrui attraverso ciò che è per lei stessa linfa vitale, la musica. La sua mancanza di autocritica non è dunque vanagloria o cieco egocentrismo, ma quasi una forma di ‘malattia’ per la quale non la si può disprezzare, ma solo volere più bene. Florence dentro di sé sente davvero una voce armonica e celestiale, e i bizzarri costumi che indossa durante le sue esibizioni, pieni di paillettes o piume, non li vede come pacchiani ma come un modo per omaggiare lussuosamente la sua audience.
Per questo non stupiscono le reazioni perlopiù benevole di quanti la circondano, certo un po’ approfittatori del suo altruismo ma anche realmente ben disposti nei suoi confronti. Dal marito St. Clair Bayfield, figura un po’ ambigua per certi aspetti ma anche sinceramente dolce con la moglie, al pianista Cosmé, esilarante nell’interpretazione data da Simon Helberg, che riesce a convincere anche lontano dal set di The Big Bang Theory.
Risate e comprensione
Florence ci fa inevitabilmente divertire e più spesso ridere di cuore, ma – quasi – solo inizialmente. I gorgheggi stura-timpani della Streep (che in realtà come sappiamo canta molto bene) mettono simpaticamente alla prova le nostre orecchie, e le reazioni stupite e turbate di chi la ascolta contribuiscono all’ilarità. Tuttavia, l’innocenza candida di Florence non conduce nella direzione del disprezzo o della pena nei confronti della donna, quanto in quella della comprensione, pur nella follia del tutto. Stephen Frears non gira infatti un classico biopic che ripercorre vita e morte del nome noto di turno ma, concentrandosi sull’ultimo periodo della vita di Florence, porta avanti un più ampio discorso sull’arte e su quel tipo di passione che, quando infuoca soggetti “sbagliati” come la poco dotata Florence, può risultare fatale pur nella felicità regalata.
“La gente può anche dire che non so cantare, ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato”, afferma Florence. Un sunto perfetto della sua esistenza come anche della nostra esperienza di spettatori del film di Frears, che a un certo punto ci sentiamo quasi colpevoli di ridere di Florence e tendiamo piuttosto ad accettarne le note, sbagliate sicuramente ma che vengono sinceramente dal cuore.
Florence uscirà il 22 dicembre con la distribuzione di Lucky Red.
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