Gangs of London, il Gomorra in salsa British di cui avevamo bisogno

Gangs of London, intrighi di potere e ultraviolenza nella serie Sky Original con Joe Cole e Michelle Fairley

 

una scena di gangs of london recensione della serie tv sky original

Tantissima attesa e paragoni scomodi per Gangs of London (2020). Da Gomorra (2014 – in onda) a Il Padrino (1972), al cinema di Quentin Tarantino – la nuova serie Sky Original ideata da Gareth Evans e Matt Flannery è quella che potremmo tranquillamente definire, una boccata d’aria fresca nel panorama seriale contemporaneo.

Si, perché Gangs of London sa unire a un intricato intreccio scenico, un contesto narrativo crime che sa ben riflettere le sfumature socio-culturali di una metropoli melting pot come Londra. Il tutto condito da una dose extra di ultraviolenza – marchio di fabbrica di Evans e del franchise The Raid (2011-2014) – capace di renderlo un prodotto dal fortissimo appeal commerciale.

La serie composta da 9 episodi targati Sky Studios, Pulse Films e Sister Pictures vede nel cast Joe Cole (Peaky Blinders), Michelle Fairley (Il trono di Spade), Lucian Msamati (L’inganno perfetto), Sope Dirisu, Colm Meaney, Mark Lewis Jones e Valerie Kane.

 

Sinossi

Da più di 20 anni Finn Wallace (Colm Meaney), il patriarca, è il criminale più potente della città. Basa il proprio potere su una fragile alleanza di bande criminali da ogni angolo del mondo che contrabbandano ogni cosa. Miliardi di sterline circolano ogni anno nella sua organizzazione. Ora è morto, e nessuno sa chi ne ha commissionato l’omicidio.

Con temibili nemici a ogni angolo e tutte le gang della città pronte a tutto per prendere il potere, sarà Sean Wallace (Joe Cole), aiutato dalla famiglia Dumani, a subentrare alla guida della famiglia e dell’organizzazione criminale. Per vendicare il padre sarà pronto a mettere a repentaglio la difficile alleanza fra le gang della capitale britannica.

 

Il punto d’incontro tra The Wire e la working-class di Ken Loach

lucian msamati in una scena di gangs of london recensione della serie tv sky original

Come dicevamo in apertura, Gangs of London ha l’enorme pregio di essere un prodotto di difficile collocazione negli abituali parametri (tele)filmici. La serie di Edwards infatti, sa unire un fortissimo elemento crime-urbano riecheggiante la Baltimora di The Wire (2002-2008), in un contesto narrativo che riflette – e non poco – quello della working-class e dell’eroe di cui cantava John Lennon nel suo brano omonimo, e di tutto il cinema di Ken Loach.

Su un simile sfondo scenico, si dispiega un intreccio che si fregia di digressioni temporali dall’andamento lineare e netto – e di una regia audace nelle scelte, dinamica, che sa ben gestire il respiro scenico del racconto ora nei momenti più introspettivi scaturenti dal turning point, ora nelle sequenze più fisiche.

Gran lavoro anche dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi in scena. Come ogni drama che si rispetti infatti, sono le azioni a parlare, e in Gangs of London sanno ben riflettere il dolore della perdita tramite un gesto inconsulto, il proprio ruolo narrativo di villain tramite piccole prevaricazioni fisiche, la vendetta, o il ruolo di madre premurosa nel bel mezzo di una tempesta.

 

La carta vincente: l’ultraviolenza

Certamente la nota stilistica più interessante. È qui che Gangs of London dà il meglio di sé, con un’ultraviolenza scoppiettante e fumettosa, mai banale, dalle coreografie strabilianti a là John Wick“, che pur nell’eccesso di sangue e in momenti al limite del surreale, non risulta disturbante, perché parte del giochino imbastito da Edwards.

La lezione di The Raid – in tal senso – diventa la carta vincente per la serie Sky Original. L’ultraviolenza in Gangs of London è ciò che la rende un’efficace ed eccentrica atipicità nella categoria dei racconti crime contemporanei; laddove – al contrario – avremmo parlato di un qualcosa di “già visto” e senza virtuosismi narrativi degni di nota.

Un instant-classic

Joe Cole in una scena di gangs of london recensione della serie tv sky original wild italy

No, non si sbaglia affatto nel definirla un istant-classic. Gangs of London ha tutte le carte in regola per imporsi come una delle serie televisive più interessanti del 2020 e – probabilmente – dell’inaugurato decennio.

La serie di Evans riesce infatti a unire moltissime componenti narrative e tematiche, anche apparentemente lontane, in un filo conduttore capace di unire il gangster movie, la working-class e botte da orbi degne de L’urlo di Chen terrorizza l’occidente (1974) come non si sarebbe mai saputo concepire.

Le probabilità, quindi, che Gangs of London possa incidere nell’immaginario collettivo al pari del sopracitato Gomorra e della miniserie Chernobyl (2019) sono molto alte; basti pensare che nei primi sette giorni di programmazione, la serie Sky Original ha segnato – nel Regno Unito – oltre 2 milioni di spettatori. La palla ora passa agli spettatori italiani – affamati di racconti seriali – che con Gangs of London avranno certamente pane per i loro denti.

Gangs of London approderà sugli schermi televisivi italiani a partire dal 6 luglio 2020 grazie a Sky Italia.

 

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Fonte immagini: Sky.it.

Francesco Fabio Parrino

Nato in Sicilia da madre umana e padre probabilmente alieno, ha un blaster sul comodino e uno zaino protonico dentro l’armadio. Malato cronico di Cinefilia dal 1989, dopo aver passato una vita a studiare i Classici Greci e Latini prima, la Letteratura Russa Ottocentesca poi, e per ultimi i Social-Media e le teorie sociologiche di Marshall McLuhan e Erving Goffman, si trasferisce a Roma per poter finalmente realizzare il suo sogno: vivere di cinema, diventare sceneggiatore e costruire il suo personale Millennium Falcon. COLLABORATORE SEZIONE CINEMA

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