Glass, la decostruzione del genere fumettistico nella contemporaneità

Glass affronta la decostruzione di un genere andando ad osservare la natura dei personaggi e della nuova realtà ipermediale

 

glassNel 2000 M. Night Shyamalan cominciava ad interrogarsi intorno alla natura dei fumetti e dei personaggi che li popolano. Con Unbreakable – Il predestinato il cineasta indiano esplora il sentimento di unicità che contraddistingue gli eroi su carta stampata, delineandone le differenze con le persone comuni e procedendo attraverso la riflessione sulla creazione che non avveniva più in maniera esterna e disinteressata, ma agiva direttamente dalle viscere della storia, partendo dai protagonisti del film per descriverne abilità, intenzioni e umori.

Un’opera che ha resistito al tempo e alle critiche dei contemporanei, mantenendo il proprio fascino per l’introspezione narrativa e motivale dei personaggi, ponendosi al di fuori di un genere cinematografico e di intrattenimento che di lì a poco avrebbe dominato con pervasività aggressiva e regnante il panorama del cinema internazionale.

La dissezione adottata da Glass su storia, personaggi e immaginario

Ragionamento messo in pausa nel secondo capitolo di quella che, con il film Glass, sarebbe andato a comporre la trilogia inconsueta del regista. Split affronta ancora una volta le capacità particolari dell’umano, agendo però con l’utilizzo del motore dello stupore e rendendo evidente il proprio scopo di unione con la pellicola di inizio millennio solamente sul finale. Un’operazione che ha generato curiosità massima per il futuro della saga e che con Glass raggiunge il suo completamento più analitico e stratificato.

Riunendo insieme i tre protagonisti delle due opere, Shyamalan estende i concetti seminati – e comunque ben svolti e chiusi anche prendendo da solo il primo film della serie – per ampliare una ricezione e la condizione di vissuto di chi di fumetti vive e, inevitabilmente, fa parte.

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Collocando il fattore di ispezione primaria nella psicologia dei personaggi di Bruce Willis, Samuel L. Jackson e James McAvoy, Glass decostruisce non solo le personalità dei villain/supereroi per permettere loro di congetturare la propria singolarità e adottare un’elaborazione che vada ancora più in profondità di quanto sia stato fatto con Unbreakable. Il film va, infatti, a scomporre prima di tutto il genere di appartenenza, smontandolo con perizia talmente penetrante e invasiva da suddividere l’opera in frammenti sempre più impercettibili, ma essenziali nella loro continua spartizione.

È dissezione la parola con cui approcciarsi alla visione e alla riflessione di Glass. Dissezionare le menti, dissezionare i comportamenti, dissezionare la narratologia fumettistica per osservarla – e approfondirla – sotto una luce che mai era stata sondata. Almeno mai in una via così lucida e prettamente concentrata sul fatto. Dissezione avviata per giungere alla più stimolante delle considerazioni sui fumetti e sul loro padroneggiare nel mondo di oggi, nella società di cui sono diventati fautori principali di interesse e in cui sono integrati al punto tale da aver costruito metanarrazioni in cui la consapevolezza del proprio statuto è diventata quasi più importante dei loro obiettivi e finalità.

 

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L’era ipermediale e fumettistica contemporanea e di Glass

La penetrazione della decostruzione e ricostruzione del fumetto e dei suoi personaggi si avvale inoltre dell’ambientazione ipermediale messa in mostra dal regista con un’ottica altrettanto efficace e dilatante, senza cui la diffusione della realtà supereroistica dei protagonisti non potrebbe funzionare. Una tecnologizzazione attuale che è veicolo primo anche per quegli eroi nati e raccontanti tra le pagine di un albo, che la velocità dell’era di internet, del controllo, della sicurity service e delle registrazioni propone al meglio e con riscontri immediati. Una modernizzazione che è adesso e che M. Night Shyamalan collega alla mitologia dei fumetti. Un rapporto tra tematica e epoca della rete che, con ragione critica, affronta il proprio tempo e le tematiche primarie dell’intrattenimento cinematografico.

glassTutto raffigurato con una regia che non interrompe mai i propri movimenti, che asseconda la gestualità dei personaggi, le loro angolazioni più astruse. Una fluidità di azione collegata agli attori e al loro postarsi nello spazio, non temendo di storcersi o contrarsi, arrivando anche a capovolgersi. Gli interpreti tornano ai loro ruoli e indagano, insieme a Shyamalan, il loro istinto e il luogo a cui appartenere nel mondo. Una ricerca dell’identità mantenuta alta per l’intera pellicola, dando a Glass stesso la propria anima e spartendola con i suoi ottimi attori protagonisti. Un trattato sulla stabilità del supereroe e come raccontarlo. Una trilogia che si chiude ingrandendosi a dismisura. Perché è vero che si è arrivati alla fine di una saga, ma Mr. Glass lo ha sempre saputo: in verità, siamo capitati in una storia delle origini.

GLASS SARÀ AL CINEMA DAL 17 GENNAIO DISTRIBUITO DA UNIVERSAL PICTURES.

 

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Martina Barone

Martina Barone è nata a Roma nel 1996. Appena diplomata al Liceo Classico Pilo Albertelli, è pronta a seguire all’università corsi inerenti al cinema e tutti i suoi più vari aspetti. Ama la settima arte in tutte le sue forme, la sua capacità di trasporti in luoghi lontani e diversi e di farti immergere in storie sempre nuove. Ama poterne parlare e poterne scrivere. COLLABORATRICE SEZIONE CULTURA

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