Ha perso di nuovo la democrazia
Silvio Berlusconi è stato condannato ieri sera, dal Tribunale di Napoli, a tre anni di reclusione (in primo grado) per corruzione. La vicenda giudiziaria riguardava la compravendita di senatori (Sergio De Gregorio su tutti, caso importante perché eletto con l’Italia dei Valori e poi passato con Forza Italia) per far cadere il Governo Prodi II, attaccato ad un’esigua maggioranza. Insieme all’ex premier è stato condannato anche Valter Lavitola, già direttore del quotidiano l’Avanti.
Nel concreto, Berlusconi era accusato di aver pagato – tra il 2006 e il 2008 – proprio attraverso Lavitola il senatore De Gregorio affinché cambiasse casacca. La cifra elargita raggiungerebbe i 3 milioni di euro.
L’accusa aveva chiesto il massimo previsto dalla legge: 5 anni per Berlusconi, 4 anni e 4 mesi per l’ex direttore del quotidiano socialista.
Subito, ovviamente, l’ex Cavaliere di Arcore ha commentato la sentenza: «Prendo atto di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell’interesse del mio paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare. Ho piena fiducia negli italiani e nella loro capacità di comprendere quale persecuzione giudiziaria sia stata scatenata contro di me per cercare di ledere la mia immagine di protagonista della politica».
Ora, al di là dei soliti proclami di persecuzione che si ascoltano quando i magistrati emettono una condanna nei confronti di Berlusconi, il dato significativo è un altro. Quella che potrebbe essere una vittoria – come è giusto che sia – della giustizia che ha fatto il suo corso (anche se dopo 7 anni) e quindi della democrazia, in realtà è l’ennesima cocente sconfitta. Lo fa capire chiaramente l’avvocato Ghedini, legale difensore e parlamentare di Forza Italia: «Con Berlusconi ci aspettiamo sempre il peggio anche se ero convinto dovessero assolverlo. In appello ci daranno ragione. La prescrizione è ormai un atto acquisito, avverrà il sei novembre».
Capito? Ormai si ripone fiducia non più nell’apparato giudiziario ma nella prescrizione che cancellerà ogni colpa. Siamo al rovesciamento di qualunque concezione democratica. Soprattutto perché se l’accusato si ritiene innocente, può benissimo non avvalersi di questo colpo di spugna e farsi giudicare nel merito.
7 anni di processo e quello che ci rimane, purtroppo, è solo un mucchietto di sabbia che tra 4 mesi verrà spazzato via.