I processi di B. ancora in piedi: facciamo il punto
Sconcerto. E’ questo il sentimento che ha pervaso molti analisti politici (i quali credono sempre di sapere tutto ciò che accade in questo paese) quando è stata resa nota l’assoluzione di Berlusconi nel processo Ruby.
Le ragioni della decisione della Corte di Appello le ha ipotizzate bene (visto che per avere le motivazioni ufficiali bisognerà aspettare il dispositivo della sentenza) Giovanna Trinchella, dalle colonne de il Fatto Quotidiano: «Silvio Berlusconi è stato assolto in appello al processo Ruby dal più grave reato che gli veniva contestato dalla Procura di Milano, la concussione, grazie alla legge anti corruzione approvata nel 2012 sotto il governo Monti, con Paola Severino Guardasigilli e i voti bipartisan di Pd e Pdl, uniti nelle larghe intese. Proprio come è già successo, nel marzo 2013, a tre dirigenti di coop rosse coinvolti nel processo contro l’ex esponente Pd Filippo Penati, usciti di scena per una prescrizione resa più celere da quella stessa legge.
Il primo a comprenderlo è stato proprio il difensore dell’ex premier, l’avvocato Franco Coppi, non per niente considerato uno dei migliori penalisti d’Italia: “Era impossibile anche derubricare la concussione per costrizione in concussione per induzione, perché quest’ultima forma richiede un vantaggio per il concusso” ».
Sono finite dunque così le “grane” giudiziarie dell’ex Cavaliere? A quanto pare no, visto che pendono altri procedimenti penali contro di lui e potrebbero avere un esito più infausto di quello appena concluso.
RUBY TER
Tanto per dirne una Berlusconi, in seguito alla condanna del luglio 2013 a 7 anni di carcere per Emilio Fede e Lele Mora e a 5 per Nicole Minetti nel Ruby2, è indagato con Niccolò Ghedini e Piero Longo (parlamentari forzisti e avvocati dell’ex Cavaliere) per corruzione in atti giudiziari. L’accusa ipotizza che ci sia stato un inquinamento delle prove emerso nelle intercettazioni e che sarebbe comprovato, sfociato nel versamento dei famosi 5 milioni di euro a Ruby e di 2mila e 500 euro al mese alle Olgettine, le quali sarebbero poi diventate testimoni nei due processi.
I testimoni si sospetta che siano stati “imbeccati” per raccontare in aula che ad Arcore si svolgevano solo “cene eleganti”. Oltre ai tre indagati sopracitati, nel mirino dei giudici sono finite un’altra ventina di persone. Tra queste spicca il nome di Bruno Archi, deputato di Forza Italia, consigliere diplomatico di Berlusconi ed ex Viceministro agli Affari Esteri nel Governo Letta.
CASO ESCORT BARI
L’11 luglio scorso la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per Berlusconi, con l’accusa di aver indotto a mentire l’imprenditore Gianpaolo Tarantini sulle escort portate nelle residenze estive dell’ex premier tra il 2008 e il 2009. Per questa sua testimonianza reticente, Berlusconi avrebbe poi – attraverso l’ex direttore de l’Avanti! Walter Lavitola (rinviato a giudizio anche lui), pagato Tarantini per il “servizio” reso.
L’udienza preliminare inizierà il prossimo 14 novembre dinanzi al gup del Tribunale di Bari, Rosanna Depalo.
Nel corso delle sue audizioni dai pm baresi, Gianpaolo Tarantini ha sempre sostenuto che Berlusconi non sapesse che quelle donne fossero prostitute. Secondo l’accusa invece, dagli atti dell’inchiesta emerge l’evidenza opposta: l’ex Cavaliere sapeva benissimo che stava ospitando in casa sua delle escort.
COMPRAVENDITA SENATORI
Berlusconi è imputato, sempre con Valter Lavitola, nel processo che si tiene al Tribunale di Napoli con l’accusa di corruzione e di finanziamento illecito ai partiti. La vicenda giudiziaria riguarda la presunta compravendita di senatori (Sergio De Gregorio su tutti) per far cadere il Governo Prodi II. Il dibattimento proseguirà il 17 settembre anche se pende la spada di Damocle della prescrizione, prevista entro il 2015.
LODO MONDADORI
La storia del Lodo Mondadori non è ancora finita. Dopo la sentenza di condanna pronunciata dalla Cassazione nei confronti della Fininvest e che previde il versamento di 494 milioni di euro di danni patrimoniali alla Cir di Carlo De Benedetti, si apre il filone giudiziario per la quantificazione dei danni non patrimoniali (i giudici decisero di demandare la decisione ad un altro Tribunale).
Il 3 ottobre prossimo, infatti, davanti al giudice di Milano Damiano Spera, riprenderà la causa civile intentata dall’editore di Repubblica proprio per chiedere 30 milioni di euro di danni e 60 di interessi e spese legali.