Il ritorno di Mary Poppins, un sequel magico come la sua tata

Emily Blunt eredita il ruolo che fu di Julie Andrews e diventa la mitica nanny inglese ne Il ritorno di Mary Poppins, film di Natale della Disney per la regia di Rob Marshall

Il ritorno di Mary Poppins“Arrivederci Mary Poppins, non stare via molto” diceva Bert alla fine del film Disney del 1964, mentre la magica tata se ne andava da casa Banks volando sopra i tetti di Londra appesa al suo inseparabile ombrello. Ma non deve aver prestato bene ascolto la cara Mary, visto che ci sono voluti circa 20 anni nella finzione, e 54 anni reali, per vedere il suo ritorno sul grande schermo in quello che è indubbiamente uno dei sequel (non remake) più attesi e temuti di sempre. Motivo per il quale Disney si è avvalsa di un cast tecnico e artistico di alto livello per Il ritorno di Mary Poppins.

Dietro la macchina da presa troviamo Rob Marshall, uno che di musical se ne intende (Chicago, Into the Woods, Nine). Alla sceneggiatura David Magee (Neverland – Un sogno per la vita, Vita di Pi), alla colonna sonora Marc Shaiman con testi dello stesso Shaiman insieme a Scott Wittman (entrambi dietro le musiche di Hairspray – Grasso è bello), ai costumi Sandy Powell (vincitrice di tre Oscar per Shakespeare in Love, The Aviator e The Young Victoria), alle scenografie John Myhre (già al lavoro con Marshall per Chicago, Memorie di una geisha, Nine, Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare).

Eppure – inutile negarlo – la vera attenzione è tutta rivolta a Emily Blunt, che si è trovata a dover raccogliere l’eredità della prima e iconica Mary Poppins interpretata da Julie Andrews, che alla Blunt ha dato la sua benedizione scegliendo di non comparire in un cameo in questo sequel, così da non distogliere l’attenzione dalla nuova nanny.

Il ritorno di Mary PoppinsSinossi

Ma che storia ci racconta Il ritorno di Mary Poppins che, è bene ricordarlo, non ha come protagonista un personaggio originale Disney ma si basa sulla serie di romanzi scritti da P. L. Travers (in Italia editi da Bur Rizzoli)? Siamo nel 1930, sempre a Londra, sempre al numero 17 di Viale dei Ciliegi, e sono passati 20 anni dalla partenza di Mary Poppins. Ritroviamo i piccoli Banks cresciuti e nel pieno della Grande Depressione. Entrambi hanno raccolto a modo proprio l’eredità dei defunti genitori. Michael (Ben Whishaw) ha accantonato i suoi sogni artistici per un impiego temporaneo presso la Banca di Credito, Risparmio e Sicurtà. Jane (Emily Mortimer) è un’attivista sindacale.

Mentre quest’ultima è single e vive ormai dall’altra parte della città, Michael è vedovo e risiede ancora nella vecchia casa di famiglia insieme ai tre figlioletti John, Annabel e Georgie (Nathanael Saleh, Pixie Davies, Joel Dawson) e all’inseparabile domestica Ellen (Julie Walters). Alla tristezza per il recente lutto della moglie di Michael, si aggiungono difficoltà economiche: a causa di alcuni debiti con la banca, i Banks potrebbero perdere la loro casa. A risolvere la situazione e a portare una ventata di allegria e ottimismo torna a questo punto una vecchia conoscenza, la tata Mary Poppins, non invecchiata di un giorno. Insieme al suo amico di vecchia data, il lampionaio Jack (Lin-Manuel Miranda), Mary farà vivere fantastiche avventure ai nuovi piccoli Banks, ridando a tutti la risata.

Un sequel (quasi) perfetto

Dopo scialbi remake live action dei suoi classici animati (vedi La bella e la bestia) e adattamenti riusciti a metà (Lo schiaccianoci e i quattro regni), Disney riesce finalmente a vincere la sua più pericolosa scommessa live action. Ferma restando l’irraggiungibilità del primo film, Il ritorno di Mary Poppins è un sequel – quasi – perfetto. In studiato equilibrio tra vecchio e nuovo, Marshall e Magee accontentano tanto chi ricerca originalità in un sequel, quanto chi da quel mondo confortevole e conosciuto della vecchia pellicola non vuol troppo allontanarsi. Il ritorno di Mary Poppins prende la struttura narrativa del film del 1964, riproponendola tra aggiornamenti e variazioni. Situando dunque lo spettatore in una sorta di comfort zone, senza però prenderlo in giro con un piatto copia-incolla.

Il ritorno di Mary PoppinsAncora un musical, che strizza l’occhio al film del 1964

Nel primo film Mary Poppins giungeva dai Banks perché effettivamente bisognosi di una tata, evidenziando solo in seguito il vero scopo della sua venuta, ovvero la riaccensione di buonumore e affetto nella famiglia. Adesso invece la donna si presenta da subito con un più evidente scopo “salvifico”: in senso materiale, perché i Banks rischiano di perdere la casa; in senso spirituale, perché lo spettro della morte ha calato un velo di tristezza nelle vite di tutti loro. Da qui in poi, ritroviamo in forma variata tutte le tappe del primo film, in spettacolare forma musical.

C’è il momento del dovere poco piacevole per un bambino, che se nel film originale consisteva nel mettere a posto la camera, adesso diventa il farsi il bagno. Invece di finire dentro un dipinto, i bambini vivranno un’avventura dentro un vaso di porcellana. Al posto del tè sul soffitto con lo zio Albert, si va a fare visita nella casa sottosopra della cugina Topsy (la sempre strepitosa Meryl Streep).

In funzione di brano edificante, invece della canzone della cattedrale che invita alla carità e funge da buonanotte ai piccoli Banks, ora Mary Poppins insegna in uno dei brani più belli e commoventi del film a mantenere vivo il ricordo di chi se ne è andato. Invece di ballare e cantare con gli spazzacamini, ci si dà a un gran numero in stile Broadway insieme ai lampionai. Infine, lì nel cielo azzurro, non sono più gli aquiloni a segnare il ritorno alla gioia, bensì colorati palloncini.

Nuova musica tra le strade di Londra

Raccogliendo il testimone dei fratelli Richard e Robert Sherman – che idearono l’indimenticabile soundtrack originale – Marc Shaiman e Scott Wittman riescono a ideare una bella colonna sonora, piena di rimandi a quella del primo film e con nove brani originali più o meno riusciti (menzione d’onore per A cover is not the book) che solo il tempo saprà dirci se rimarranno o meno nell’immaginario canticchiato comune (a primo ascolto manca forse un brano realmente orecchiabile e trascinante come Supercalifragilistichespiralidoso o Un poco di zucchero).

Il ritorno di Mary PoppinsLe coreografie e le invenzioni fantasiose per raccontare le avventure dei piccoli Banks sono da parte loro una pura ventata di allegria, delizia e immaginazione al potere, in grado di far sognare a occhi aperti e desiderare di travalicare il confine tra realtà e schermo per tuffarci anche noi nel mondo de Il ritorno di Mary Poppins. Plauso in particolare alla sequenza ambientata dentro il vaso di porcellana, per la quale ci si è avvalsi dell’animazione in 2D (con tanto di ritorno dei pinguini) in omaggio a uno dei passaggi più amati del film originale. E che, se da una parte fa illuminare gli occhi, dall’altra intristisce per il pensiero che la Walt Disney non si conceda più lungometraggi realizzati con questa tecnica tradizionale ma ancora efficacissima.

A contribuire a questo clima brioso, da segnalare anche l’aspetto visivo del film. Londra e i suoi luoghi diventano ancora più parte dell’universo di Mary Poppins, in uno sforzo per rendere più appieno possibile l’aspetto autentico degli anni ’30. Si passa dalle location più grigie e fumose della capitale inglese, a quelle ipercolorate in cui trasporta con nonchalance la tata, che riesce con la sua presenza a dare un tocco magico anche a simboli ultra londinesi e tradizionali come il Big Ben, protagonista di una memorabile sequenza.

Un ottimo cast

In questi ambienti da sogno, tra rimandi e citazioni al primo film, Emily Blunt riesce a far suo con successo un ruolo che farebbe spaventare i più, senza cercare di imitare la Mary di Julie Andrews. Talentuosa nel canto e ballo quanto nella recitazione (in Italia nelle parti cantate è doppiata da Serena Rossi), ci presenta una Mary Poppins aggiornata nel look, ideato per lei dalla grande Sandy Powell nei toni dominanti del rosso carminio e del blu elettrico, ma sempre riconoscibile (dopotutto, sono passate due decadi e Mary Poppins fanatica com’è non è certo tipo da non essere aggiornata in fatto di moda).

Il ritorno di Mary PoppinsLa sua Mary è sempre molto intelligente quanto imperscrutabile, cattedratica quanto di buon cuore, civettuola quanto intransigente. Per la sua interpretazione, caratterizzata da battute sagaci espresse velocemente, l’attrice britannica ha dichiarato di essersi ispirata alla giornalista di Rosalind Russell ne La signora del venerdì di Howard Hawks.

Ottimi tutti gli altri comprimari, dal tenero Jack del talento versatile di Lin-Manuel Miranda (nome che in Italia non dice molto, ma negli Usa già una star), ai nuovi piccoli Banks, fino a comprendere tutti gli altri membri del cast in ruoli più o meno importanti. Tra un Colin Firth in veste “villain” e la signora dei palloncini di Angela Lansbury, scende la lacrimuccia quando vediamo nei panni di una passante Karen Dotrice (la Jane Banks del film originale) e soprattutto in quelli di un vecchio direttore di banca il mitico Dick Van Dyke, che dai suoi 90 e passa anni si concede un numero di canto e ballo breve ma da applausi.

“Nowhere to Go But Up”

Con i tipici buoni sentimenti e garbo Disney, Il ritorno di Mary Poppins invita le nuove generazioni a stringersi ancora una volta nell’abbraccio confortante della famiglia – allargata che sia – per difendersi da un mondo di lupi travestiti da agnelli. E a far riemergere il bambino che è in sé per librarsi in alto nel cielo. Quel cielo da cui tutti segretamente speriamo veder comparire quella tata che vorremmo nelle nostre famiglie, “Praticamente perfetta sotto ogni aspetto”.

Il ritorno di Mary Poppins sarà al cinema dal 20 Dicembre con distribuzione Walt Disney.

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Giorgia Lo Iacono

Da sempre cultrice del cinema classico americano per indole familiare e dei cartoni Disney e film per ragazzi anni ’80 e ’90 per eterno spirito fanciullesco, inizio più seriamente a interessarmi all’approfondimento complesso della Settima Arte grazie agli studi universitari, che mi porteranno a conseguire la laurea magistrale in Forme e Tecniche dello Spettacolo. Amante dei viaggi, di Internet, delle “nuvole parlanti” e delle arti – in particolare quelle visuali – dopo aver collaborato con la testata online Cinecorriere, nel 2013 approdo a SeeSound.it, nel 2015 a WildItaly.net e nel 2016 a 361magazine.com, portando contemporaneamente avanti esperienze lavorative nell’ambito della comunicazione. CAPOSERVIZIO CULTURA

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