Il Sistema della Mafia di Ostia è davvero estinto?
La situazione di Ostia è marcia, è uno dei posti peggiori che mi sia capitato di vedere dopo Reggio Calabria” . Definiva così il clima del litorale romano il commissario PD locale, Stefano Esposito (neo assessore ai trasporti del comune di Roma), a marzo di quest’anno.
Dello stesso avviso, a maggio, era Alfonso Sabella (assessore alla legalità della giunta Marino e per mesi commissario del X Municipio). “E’ davvero un territorio diverso rispetto ad altre zone di Roma. E’ un territorio in cui la mafia, se non c’è ancora, sicuramente c’è stata”, affermava, per poi aggiungere:“Bisogna usare il napalm contro la mafia”.
Dichiarazioni brutali per un Municipio (il X appunto) sciolto 12 giorni fa (27 agosto) per infiltrazioni mafiose e per un luogo (considerato dai romani quasi un comune a parte) corroso da un Sistema di omertà, paura, estorsioni e racket criminale che rimanda alle peggiori immagini dello Stato assente di fronte alla malavita organizzata.
Ma qual è la storia del terrificante Sistema di Ostia? Quale la relazione con Mafia Capitale? E dunque: in che misura è stato favorito dalla politica?
LA STORIA DEL SISTEMA MAFIOSO.
Tutto nasce alla fine dei lontani anni ’70, da quando (come denunciarono numerosi cronisti nel corso dei 20 anni successivi) una serie di latitanti e boss iniziano a rifugiarsi tra le zone intorno a Roma: Lavinio, Frascati e Ostia, appunto. Tra i nomi spiccano quelli di Gaspare e Pasquale Cuntrera (Cosa Nostra) e una serie di ex luogotenenti della Banda della Magliana.
Negli anni 90′ la situazione inizia a diventare evidente: ad Ostia esiste un giro criminale non indifferente. Giornalisti e forze dell’ordine lavorano per il disvelamento dei traffici. Ma la partita è ancora tutta in salita: sono in pochi e prevale l’omertà e l’insabbiamento.
Poi nei primi anni 2000, precisamente nel 2002, tre mesi prima dell’omicidio di Paolo Frau, ammanicato con l’imprenditoria e la malavita di Ostia, un gruppo di 7 poliziotti – in cui spiccano i nomi di Piero Fierro (noto agente della polizia di frontiera) e Gaetano Pascale (abile inveestigatore della Narcotici) – avvia un’indagine sulla criminalità locale. L’operazione che ne sussegue (chiamata “Maya”) si avvicina ad esponenti di due clan che gestiscono la droga: Triassi e Fasciani. I primi provengono dalla Sicilia, mentre i secondi sono del luogo. Il vertice del giro malavitoso si chiama Santo Caldarella, detto “u monaco”. Quest’ultimo, però, viene ucciso e così poco dopo uno dei suoi più vicini collaboratori, Frau appunto, successivamente alla scoperta del suo coinvolgimento da parte del pool di investigatori.
La mattina della sua morte è arrivata la richiesta di intercettarlo, insieme ad altri personaggi dal profilo dubbio, ma il gip Blaiotta respinge per insufficienza di prove. A settembre 2003, poi, un esposto anonimo sostiene che i 7 hanno sottratto soldi alla Polizia. La loro indagine si ferma, soppiantata da quella sulla loro presunta truffa. Nel 2007, però, si scopre che questa non c’è mai stata.
Pascale continua ad affermare di essere stato fatto fuori perché scomodo, mentre altri (tra cui la giornalista di Repubblica che molto si è occupata di Ostia negli ultimi anni, Federica Angeli) sottolineano i pochi risultati ottenuti dal suo gruppo, a differenza dei colleghi della Mobile, che poco dopo la fine della sua indagine (nel 2004) realizzano l’operazione Anco Marzio (dal nome del re di Roma che fondò Ostia).
Quest’ultima porta a 18 arresti tra cui ex membri della Banda della Magliana, in contatto con Cosa Nostra e la camorra, ma soprattutto inizia a svelare il sistema: omertà, vedette per dare l’allarme-polizia, tentati omicidi, minacce, ricatti criminali alle attività commerciali, controllo del business del videopoker e del gioco d’azzardo.
A quel punto, però, qualcosa si ferma. Per circa 9 anni c’è il silenzio quasi completo. E la mafia può prosperare ed evolversi sotto la presunta cecità delle istituzioni locali.
GLI ULTIMI SVILUPPI.
Finalmente nel 2013 Sebastiano Cassia si rivolge alle forze dell’ordine. E’ un criminale pentito ed è pronto a raccontare di una Piovra che ha corroso il X Municipio romano.
Le sue dichiarazioni sono sconvolgenti: ad Ostia il clan dei Fasciani controlla un sistema mafioso esteso e saldamente radicato nel territorio. I Triassi, un tempo competitori nella vendita degli stupefacenti, sono stati superati dagli Spada, una famiglia di origini zingare. Con quest’ultima Carmine Fasciani (boss numero uno della cupola) ha realizzato una pax mafiosa: gli vende la droga da ri-girare a sconosciuti in cambio della loro “tranquillità”. Al suo clan, invece, spettano le transazioni più sicure. Ma gli stupefacenti sono solo la punta dell’iceberg.
Al di sotto c’è la strategia vincente: infiltrarsi nella attività commerciali locali e farsi assegnare le spiagge, una miniera d’oro molto utile per il riciclaggio di denaro sporco. Così si fanno estorsioni, usura, intimidazioni.
Si chiede “rispetto”: i Fasciani non hanno necessariamente bisogno di sottrarre tutti i mesi ai commercianti di Ostia somme dai 500 ai 2000 euro (ci sono affari milionari addirittura oltre oceano), ma il loro è un modo per imporre il proprio potere (per dire, insomma, “qui comandiamo solo noi”). La popolazione locale ha paura e si piega.
Ma a questo punto entra in gioco la complicità dell’amministrazione locale. A novembre del 2014 a dimostrarlo definitivamente è il caso del noto stabilimento “Ostia Maggiore”, prima in mano al Cral delle Poste e poi affidato velocemente alla Bludream S.r.l (una azienda costruita ad hoc) “violando le più elementari norme che conformano il procedimento amministrativo, in assenza di alcuna effettiva istruttoria e contraddittorio“. Agli arresti vanno 9 persone (con accuse di abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, concussione e corruzione), tra cui spiccano: Aldo Papalini, al tempo direttore dell’ufficio tecnico del Municipio, Cosimo Appeso, luogotenente della Marina Militare e il criminale Armando Spada. L’obiettivo era proprio favorire la sua famiglia/clan, essendo lui stesso uno dei soci della Bludream.
Nel frattempo dall’estate dell’anno precedente (2013), grazie all’operazione Nuova Alba, vengono processati Carmine Fasciani e altri 11 importanti esponenti del suo clan, poi condannati in primo grado (solo nel gennaio di questo 2015) a 200 anni complessivi di galera. Resistono, invece, Spada e Triassi, quasi del tutto “graziati”.
L’ARRESTO DI TASSONE E I DUBBI SULLA FINE DELLA CRIMINALITA’.
Dopo lo scandalo dell'”Orsa Maggiore” arriva la bufera Mafia Capitale. Andrea Tassone, presidente del X Municipio in quota PD, finisce nelle intercettazioni: Salvatore Buzzi (presidente della Cooperativa 29 Giugno e braccio destro di Massimo Carminati, capo dell’associazione malavitosa) avrebbe finanziato la sua campagna elettorale, guadagnandosi due appalti nel suo municipio (dal valore complessivo di 450mila euro) senza gara pubblica.
A marzo di quest’anno il PD invia il senatore torinese Stefano Esposito per cercare di riportare la legalità nella sezione del partito di Ostia. Tassone viene costretto alle dimissioni e a giugno arriva il suo arresto per corruzione
Tra le promesse fatte a Buzzi da Tassone ci sarebbe anche l’attribuzione di spiagge. Nulla a che vedere con il Sistema mafioso di Ostia, se si vede la faccenda superficialmente. Eppure Tassone è anche uno “stretto amico” (come lui stesso si dichiara) di Mauro Balini, capo della società “Porto Turistico di Ostia S.r.l”, concessionaria del noto scalo del litorale, appunto. Quest’ultimo veniva denunciato da anni come imprenditore colluso con i malviventi locali. Fino all’arresto del 29 luglio scorso (che ha portato al sequestro del porto), per la scoperta dei suoi traffici finanziari illeciti, con la complicità delle istituzioni che gli hanno assegnato l’appalto.
A maggio il sindaco di Roma, Marino, delega a Sabella la gestione del X Municipio, ma la relazione su Mafia Capitale del prefetto della città, Franco Gabrielli, spinge il Ministro dell’Interno Alfano allo scioglimento della struttura politico-amministrativa di Ostia per le già citate “infiltrazioni mafiose”. Queste infiltrazioni, sicuramente, sono quelle legate a Buzzi, ma è chiaro che un presidente e una giunta corrotta non possono essere considerati un faro nella lotta contro i clan prima citati (come loro stessi affermavano) e il sospetto che li abbiano favoriti c’è.
Veniamo quindi al presente. Una commissione (presieduta dal tecnico Domenico Vulpiani) è stata incaricata dal Ministero dell’interno di accompagnare Ostia fino alle prossime elezioni. A loro il compito di assicurare la legalità e la trasparenza nel Municipio.
La situazione di Ostia, però, non è risolta. A rimanere sospeso non è solo il giudizio etico sull’operato del PD, che ha amministrato dal 2013 il litorale, ma anche la stessa attività criminale operante sul luogo. Sicuramente un colpo gli è stato dato. Ma è davvero bastato per sgominare l’intero Sistema?
LA RELAZIONE DEL M5S.
Secondo il Movimento 5 Stelle, no. Il 7 settembre scorso alcuni suoi rappresentanti hanno tenuto una conferenza stampa in Campidoglio (a cui Wild Italy ha assistito) per presentare una relazione sulla situazione di Ostia, che spiega chiaramente la loro posizione. Erano presenti: ex consiglieri municipali di Ostia (Paolo Ferrara), quelli in carica del Comune di Roma comunali (Marcello De Vito, Enrico Stefano, Virginia Raggi e il capogruppo Daniele Frongia), regionali (Davide Barillari, Silvana De Nicolò ), insieme a una deputata e un senatore pentastellato (Carla Ruocco e Michele Giarrusso).

La relazione, realizzata da un gruppo guidato da Barillari (e che comprende oltre ai presenti De Nicolò e Ferrara anche Giuliana di Pillo e Monica Ganassini), è composta da oltre 40 pagine ed è stata divisa in più sezioni: livello di permeabilità sociale, affari del clan sul territorio, tessuto sociale ed imprenditoriale, associazioni antimafia, sistema mediatico, rapporti con le forze politiche e proposte finali.
Il contenuto del documento, che sarà presentato in commissione Antimafia e che viene da loro ritenuto il migliore mai presentato a quest’ultima (perché privo delle omissioni dei precedenti di Destra e Sinistra), è chiaro: il Sistema di Ostia è stato colpito, ma non affondato e le spiagge del litorale continuano ad essere in mano alla criminalità organizzata sotto il naso di Marino e Sabella. Non solo: le mosse del PD sono solo un’operazione di immagine, ma nulla di concreto.
Per arrivare a questa conclusione i grillini ripercorrono la storia del crimine ad Ostia allargandolo al clima omertoso e complice di parte dell’imprenditoria e della politica. Per questo motivo, sostengono:”non si può più parlare di infiltrazioni di natura mafiosa, poiché da un significativo arco di tempo esse sono diventate parte integrante del sistema politico, economico, sociale e culturale del territorio” (affermazione in parte confermata dalle dichiarazioni di Giuseppe Pignatone, procuratore procuratore capo della Repubblica a Roma che ha guidato le indagini di Mafia Capitale).
Nella conferenza i grillini hanno anche ricordato la loro “fiaccolata per l’onestà”, organizzata il 27 giugno, in cui è intervenuto anche Grillo e a cui il PD non ha voluto partecipare. Cosa che loro invece non hanno fatto con la democratica “fiaccolata antimafia” in Piazza Don Bosco (Roma).
Secondo i consiglieri e i parlamentari pentastellati, infatti, il partito di Renzi a Roma ed in particolare la giunta di Marino, non possono dirsi avulsi dalla questione mafiosa perché corrosi dalle infiltrazioni criminali.
Per il senatore Giarrusso, inoltre: “Nel municipio di Ostia viene richiesto lo scioglimento per la questione della gestione delle concessioni del demanio balneare. Bene, cosa fa un’amministrazione pesantemente infiltrata come quella di Marino? Tenta subito di sottrarre ai commissari che verranno mandati la gestione dell’elemento fondamentale degli interessi mafiosi. Ditemi voi se questa non è la prova completa di chi comanda a Roma!“
Il parlamentare grillino fa riferimento alla volontà da parte del Sindaco di ri-acquisire, con il coordinamento di Sabella (attraverso la modifica del Regolamento speciale del Decentramento Amministrativo nel Municipio X), una serie di poteri sui lidi romani, sottratti al comune dall’ex sindaco Gianni Alemanno (indagato per associazione mafiosa nell’inchiesta Mafia Capitale).
LA RIFONDAZIONE DEL MUNICIPIO.
“Il Movimento 5 Stelle è l’unico che non fa affari con la malavita“, ripetono i tanti partecipanti. Motivo, quest’ultimo, per il quale Daniele Frongia sostiene che loro sapevano da anni dell’esistenza della criminalità ad Ostia, denunciando i fatti e rimanendo spesso inascoltati. Tuttavia loro vogliono continuare ad essere un “presidio contro la mafia”. Per questo sostiene Paolo Ferrara: “Nessuno si azzardi ad infangare il nostro lavoro ad Ostia”, facendo chiaramente riferimento a due polemiche: quella scatenata da Matteo Orfini (commissario del PD di Roma) e Stefano Esposito circa la condivisione di post del parlamentare grillino Di Battista su Facebook da parte del presunto criminale Roberto Spada e quella dell’articolo uscito sulla Stampa del presunto incontro con imprenditori balneari loschi da parte della Ruocco. Quest’ultime vengono bollate come inutili, infamanti e false e facenti parte di “un’operazione di depistaggio“.
Lo stesso Paolo Ferrara, d’altronde, ha ricevuto come molti suoi colleghi del M5S numerose minacce di morte.
Particolare accento viene poi dato dai grillini ai rapporti tra mafia e politica (che oltre al PD e a tutto l’ex schieramento PDL avrebbe coinvolto anche esponenti di Casa Pound e Sel). Inoltre viene ricordata la decisione pentastellata di fare appello al TAR per il commissariamento del solo Municipio X e non di tutta Roma (contrario al Testo Unico degli Enti Locali) e rivendicata la presidenza della Commissione regionale anti-mafia, approvata dopo una battaglia di un anno del Movimento.
Noi di Wild Italy abbiamo posto ai rappresentanti grillini due questioni. La prima riguarda un giudizio sullo scioglimento e commissariamento del solo Municipio X: è semplicemente illegale o anche politicamente debole? La seconda verte invece sulla ricetta del M5S per Ostia: abbiamo chiesto se servisse un cambio di mentalità che abbracciasse tutta la popolazione locale o se bastassero azioni politico-amministrative e in questo senso come si è mosso secondo loro Stefano Esposito.
Giarrusso risponde che lo scioglimento solo di Ostia “è soprattuto illeggittimo perchè contrasta con gli Atti presupposti, che nemmeno lo prevedevano…lo dice lo stesso Gabrielli…nella proposta della commissione d’accesso non è previsto, perché danno per scontato che un’amministrazione incapace di reagire alle infiltrazioni mafiose e contaminata da esse va sciolta. Come siano potuti arrivare ad una determinazione diversa rientra nell’ambito della mala politica…perché l’atto è stato preannunciato prima dell’arrivo della relazione da Renzi che è andato da Vespa…naturalmente un prefetto nominato da quel potere politico ha eseguito”.
Sulla questione del cambiamento di marcia nel litorale Paolo Ferrara afferma che “certamente un problema culturale esiste, però non posso non sottolineare come alcune risposte siano arrivate, come la fiaccolata fatta con migliaia di cittadini con il coraggio di andare a denunciare in un momento difficile dove tutti stavano in silenzio. Io credo che tutto nasca dai buoni esempi: il M5S lo sta facendo a tutti i livelli, da parte dei parlamentari che si tagliano lo stipendio, da parte dei consiglieri regionali e comunali. I partiti non sono non hanno dato il buon esempio, ma hanno fatto tutto il contrario…noi abbiamo tante persone che non hanno gli interessi personali, ma quelli dei cittadini“
E su Esposito: “E’ venuto in Municipio a tagliare le teste del suo partito. Siamo passati dall’orgoglio democratico di Berlinguer al cannibalismo di Orfini ed Esposito. Oltre ad andare in televisione lui non ha fatto nient’altro…è venuto a mischiare le carte per dare una nuova verginità al partito che non avrà mai ad Ostia“
Il Movimento 5 Stelle, dunque, da battaglia e accusa il PD di non essere fisiologicamente in grado di smantellare definitivamente il Sistema criminale di Ostia. Marino nel frattempo rivendica la sua azione di pulizia e in quest’ottica cerca di riprendersi il controllo delle spiagge (che affidato al livello locale ha scatenato disastri amministrativi).Una cosa è certa: se davvero la mafia c’è ancora sul litorale romano c’è bisogno dell’impegno congiunto della giunta e di tutte le opposizioni oltre che una risposta forte e prolungata nel tempo da parte dei cittadini del Municipio X. Altrimenti si rischia, come diceva Falcone, che “l’impegno dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata sia emotivo, episodico, fluttuante, motivato solo dall’impressione suscitata da un dato crimine o dall’effetto che una particolare iniziativa governativa può suscitare sull’opinione pubblica”.
SE QUESTO ARTICOLO TI E’ PIACIUTO, SOSTIENI WILD ITALY CON UNA DONAZIONE!