Inge Morath, a Roma la storia di una fotografa cittadina del mondo
A Roma arriva la prima retrospettiva italiana dedicata a Inge Morath , fotografa e viaggiatrice instancabile, vera cittadina del mondo
Ha aperto al pubblico il 30 novembre (fino al 19 gennaio 2020), ospitata dal Museo di Roma in Trastevere, la retrospettiva italiana dedicata a Inge Morath dal titolo Inge Morath. La Vita. La fotografia.
Donna pioniera dei propri tempi, grande viaggiatrice, poliglotta e molto colta, Inge Morath ha incarnato fin dai primi anni della sua esistenza quei valori di modernità e libertà da cui le donne sarebbero state tenute lontane ancora per decenni.
È in Italia che nasce e si sviluppa la sua passione per la fotografia, durante il suo primo viaggio nel 1952. Così, dopo i suoi esordi come traduttrice, scrittrice e giornalista in Austria, suo paese natale, Morath fa i suoi primi scatti a Venezia, nei quartieri popolari. Lì coglie la quotidianità attraverso i volti della gente, negli angoli meno frequentati della città.
L’anno successivo, grazie a Robert Capa, entra a far parte della Magnum Photo a Parigi.
Gli incarichi dei primi anni di carriera da fotografa portano Inge Morath a viaggiare molto e a fare incontri che segneranno per sempre la sua vita e la sua carriera. Fra tutti il sodalizio con Henry Cartier – Bresson, grazie al quale approda sul set de Gli Spostati, dove scatterà uno dei ritratti più celebri di Merilyn Monroe e conoscerà lo scrittore Arthur Miller, che sposerà nel 1962.
L’intera vita di Inge Morath è segnata dal viaggio: in Europa, in Medio Oriente, in Nord Africa. La sua profonda conoscenza delle lingue e delle culture straniere le ha permesso di entrare nel tessuto più profondo delle terre esplorate, stabilendo sempre un contatto profondo con la gente. Celebri sono i suoi reportage fotografici in Spagna, Medio Oriente, Stati Uniti, Russia e Cina.
IL PERCORSO DELLA MOSTRA
Il percorso della mostra si sviluppa attraverso le tappe professionali e personali della fotografa in giro per il mondo. 12 sezioni in cui la sua poliedrica vita viene ripercorsa con circa 140 fotografie e numerosi documenti originali, intervallati da scatti di Henri Cartier Bresson e Yul Brinner.
La prima tappa è rappresentata da collage di foto e informazioni per riuscire ad immedesimarsi nella sua passione, curiosità e determinazione e così capire profondamente la sua vita e le sue opere.
Si prosegue poi con le sezioni dedicate ai suoi primi passi nella carriera fotografica e come membro associato dell’agenzia Magnum: Venezia, la Spagna, l’Iran, la Cina.
La sezione dei ritratti rappresenta un’importante parte dell’opera della Morath. Che fossero celebrità, da cui trarre ispirazione, o persone comuni da cui veniva sempre affascinata nei suoi viaggi attorno al mondo, la costante dei ritratti di Inge Morath era il profondo rapporto di empatia e intensità in cui entrava con i soggetti rappresentati, riuscendo a cogliere il loro più intimo essere.
Le sezioni a seguire raccontano le esperienze della fotografa in Russia, luogo molto amato e desiderato per tutta la sua vita; nel Regno Unito, Paese natale del suo primo marito Lionel Birch, con cui ha vissuto a Londra; in Irlanda; in Austria, sua terra natia.
A questo punto si incontra la parte dedicata alla collaborazione con il disegnatore Saul Steinberg risalente al suo primo viaggio a New York.
Proseguendo nell’itinerario espositivo possiamo incontrare la sezione dedicata alla Romania, alla Francia, dove Inge Morath ha incontrato in fondatori della Magnum, Henri Cartier – Bresson, David Seymour e Robert Capa, e agli Stati Uniti d’America.
La mostra si conclude con due sezioni molto importanti, emblematiche della vita della fotografa. La prima è quella dedicata a Roxbury, località nei pressi di New York dove la Morath decide di ritirarsi e vivere i suoi ultimi anni di lavoro e dove concluderà la sua esistenza nel 2002. La seconda è quella rappresentata dall’ultima fotografia. Dopo la sua morte infatti, la famiglia decide di affidare il compito di inventariare le sue opere a Kurt Kaindl e Brigitte Bluml- Kaindl. I due, durante il loro lavoro di catalogazione, rinvengono, in un rullino non ancora sviluppato, la foto di una pianta secca appoggiata su di un ritratto della fotografa: la pianta compre l’intero volto, soltanto i suoi occhi continuano ad osservarci.
L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Marco Minuz, Brigitte Bluml – Kaindl, Kurt Kaindl.
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