Il successo del (truce) Italia’s Got Talent e l’usura del talk show
La televisione tradizionale è in crisi e lo sappiamo. La tv generalista perde inesorabilmente ascolti e l’abbiamo assimilato. In 10 anni sono fuggiti dal “piccolo schermo” quasi 10 milioni di telespettatori e non sappiamo dove si siano rifugiati.
Leggendo l’Auditel e i trend topic (i temi di cui si parla maggiormente in un determinato momento) su Twitter, ci rendiamo conto – forse – che col tempo è variato il gusto del pubblico: vogliono scegliere sul proprio telecomando fra programmi di intrattenimento e non fra la trafila di talk show e “parlatoi” in libertà.
Lampanti sono i dati di #IGT (Italia’s Got Talent), di mercoledì scorso: relegato al canale 8 del digitale terrestre (da poco acquistato da Murdoch), non ancora imperniato nella pelle del Paese, ha ottenuto quasi 1 milione e 300 mila telespettatori, che vanno sommati ai 637 mila su SkyUno totalizzando il 7,39% di share. La terza rete italiana, senza essere troppo blasonata, troppo conosciuta, ha tenuto testa a La7, Rai2 e Rete4.
Italia’s Got Talent ha avuto più attenzione di Ballarò e Di Martedì che raggiungono a stento il milione e 300 mila telespettatori l’uno, con uno share inferiore di almeno l’1%.
Se ci ragioniamo a mente fredda, è impressionante: un programma truce, senza senso, che mette assieme un’accozzaglia di gente dalle più disparate “arti”, supera senza problemi un programma di informazione. Non che non ci debba essere l’intrattenimento, anzi. La libertà delle reti si vede dalla qualità dei programmi ludici proposti.
Il problema forse è che il genere talk show è usurato perché si è sbiadita la politica, la contrapposizione forzata tra due schieramenti che in fondo la pensavano ugualmente, i politici sono tutti uguali e non se ne intravede la differenza.
Seppur finto, un confronto fra Gasparri e D’Alema era interessante, ma ora tra Zanetti e Fratoianni è lo stesso?
E poi, nell’era dei social network, ha senso avere una serie di programmi che, come sostiene Sabina Guzzanti, ci dicono come dobbiamo pensarla su un fatto o possiamo farci una opinione da soli? Da dove vengono poi tutti quegli ospiti scelti? Pare un dibattito onanistico, a senso unico, che interessa solo i redattori rinchiusi nei sacri palazzi della stampa e gli addetti ai lavori.
A pensare che Santoro con Annozero raggiungeva anche 8 milioni di telespettatori e oggi in due, non ne fanno nemmeno un quarto di quell’ascolto.