La nuova avventura di Kyrie Irving: tutte le tappe che lo hanno portato a Boston
“Con la prima scelta assoluta, i Cleveland Cavaliers selezionano Kyrie Irving, dall’università di Duke”. Così nel 2011, iniziava la carriera di Irving in NBA. L’allora giovane playmaker divenne il nuovo leader di una squadra che poco prima aveva perso LeBron James in maniera molto amara. Il connubio funzionò perfettamente con il nativo di Melbourne che ben presto si caricò il team sulle spalle, portando un nuovo vento di fiducia ai tifosi e alla dirigenza.
Irving, anno dopo anno, mostra sempre di più le sue doti, diventando uno dei giocatori più forti della lega. Poi il ritorno a casa del Re e il passaggio del testimone: Kyrie diviene il secondo violino. Arriva il primo titolo nella storia per i Cavs e tutto sembra funzionare. Alla fine, però, il connubio tra la città di Cleveland finisce di colpo quest’estate quando il giocatore decide di voler essere la punta di diamante della squadra e non la prima riserva. E così inizia la nuova carriera di Irving con i Celtics: sarà pronto a portare di nuovo in alto Boston?
I primi anni in NBA
Nella sua prima stagione in NBA aveva come primo obiettivo far scordare ai tifosi dei Cavs LeBron James approdato a Miami per andare a vincere qualcosa. Diviene fin da subito la stella da proteggere a tutti i costi: durante la regular season viene convocato al Rising Star Challenge dove con 34 punti vince il premio di MVP della gara. Mantenendo una media di 18.5 punti, 3.7 rimbalzi e 5.4 assist, si aggiudica il premio di Rookie of the Year ma non riesce ad accedere alla post-season con i suoi compagni.
L’anno successivo le sue medie stagionali migliorano (22.5 punti, 3.7 rimbalzi e 5.9 assist) e va a vincere il Three-point Shootout. I risultati, però, in campo non sono ottimali e Cleveland non riesce di nuovo ad accedere ai playoffs. Durante il campionato 2013-14 le sue prestazioni sono costanti e al suo primo All Star Game parte dal quintetto base e vince il premio di MVP del match. La squadra passa da 24 vittorie e 58 sconfitte a 33 vittorie e 49 sconfitte ma non basta per avere il pass per la fase finale. Irving ormai è la stella della squadra e i tifosi, dopo alcuni anni difficili, sembrano essersi scordati di James.
L’arrivo di LeBron
Proprio quando sembrava tutto andare nella direzione giusta per Irving arriva un’opportunità a doppio taglio: LeBron James ritorna a casa. Il campionato 2014-15, complice l’arrivo del Re e Kevin Love, prende subito un’ottima piega per i Cavs che si ritrovano a fine anno saldamente al secondo posto nella Eastern Conference con un record di 53 vittorie e 29 sconfitte.
Ai playoffs, Cleveland riesce a tornare in finale NBA (l’ultima volta nel 2007) eliminando in ordine Celtics, Bulls e Hawks. Alle Finals contro i Golden State Warriors, Irving assapora solamente l’atmosfera dato che si infortuna in gara 1. Costretto a saltare la finalissima (persa per 4-2), Uncle Drew tornerà in campo solo dopo 4 mesi. Tornato sul parquet a dicembre della stagione successiva, Irving conclude la sua regular season come secondo miglior marcatore della squadra e i Cavs chiudono al primo posto ad Est. Dopo aver eliminato Pistons, Hawks e Raptors, ad attenderli in finale ci sono di nuovo gli Warriors.
Questa volta Irving prende parte alle Finals e lo fa da assoluto protagonista: sotto 3-1, il play assieme a LeBron ribalta il risultato e in gara 7 segna il canestro della vittoria a pochi secondi dalla fine. Nella stagione 2016-17 fa registrare un career high per punti di media (25.2) ma qualcosa va storto nel corso dell’anno. Irving si è stufato di fare da spalla a James e sembrerebbe che negli ultimi mesi, il giocatore non avrebbe rivolto la parola al resto della squadra. La terza finale consecutiva con i GSW maschera questi problemi interni ma sul campo qualcosa non va e si vede dalla sconfitta per 4-1.
La nuova avventura
Durante la free agency 2017, come un fulmine a ciel sereno Irving dichiara di non voler più essere secondo a nessuno: vuole una squadra tutta sua. Subito dopo l’annuncio, numerosissime sono le richieste che arrivano alla dirigenza dei Cavs. Si passa dai Miami Heat ai San Antonio Spurs. Le offerte, però, non sono sufficienti per prendere Kyrie. I Cavaliers vogliono sul piatto qualcosa di importante e rimandano al mittente tutte le proposte.
A un certo punto spunta Boston, disposta a sacrificare il suo giocatore di punta Thomas pur di ottenere Irving. L’affare va in porto (dopo alcune complicazioni) e Uncle Drew approda ai Celtics. La strada ora è in salita. Nonostante sia uno dei giocatori più forti della NBA, l’ex prima scelta dovrà dimostrare di che pasta e fatta realmente, cercando di raggiungere le Finals il prima possibile senza l’aiuto di un giocatore come James.
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