La Novità

Questa è una storia
un po’ complicata
Una storia
Dimenticata,
Una storia vestita di vecchio
Di un sogno buttato in un secchio.

Los Angeles, Settembre 1965.

dimagrire-con-la-dieta-della-lunaEra ancora lì. La vedevo. Dove altro avrebbe potuto essere? La Luna nel cielo non si muove, rimane statica nella sua pallida bellezza. Sembrava così vicina, una piccola, rotonda, perfetta pallina splendente, ma di una luce inquietante che lasciava addosso un senso di malinconia, quasi di nostalgia. Nostalgia di cosa? Un mondo lontano e sconosciuto, anni perduti, vite passate.

Mi prendevano in giro. Avevo sempre avuto una vera e propria ossessione per la Luna. Pareva fosse una malattia diffusa, in quegli anni. Intendo una malattia psicologica, di quelle che forse ti devastano maggiormente, perché non capisci più neppure tu cosa senti e provi

Da bambino rimanevo ore e ore sotto le stelle a guardarle, anche nelle fredde notti d’inverno. Al liceo passavo ore solo sui libri di astronomia e mi perdevo per ore a fare ricerche sul nostro piccolo satellite. Avevo chiamato il mio gatto Luna, il mio canarino Artemide e il mio pesce rosso Serenitas (sottintendendo “Mare”… E sì, avevo anche una passione per gli animali. Almeno loro non mi rompevano le palle e mi lasciavano fare quello che mi pareva). Quando poi mi fidanzai con una certa Diana i miei amici mi dissero di andare per davvero da uno psichiatra. In realtà quest’ultimo evento fu un caso, ma nessuno ci credette mai davvero. Poi, circa sei anni fa la mia dolce fissazione ebbe un balzo in avanti… “Il programma Luna” sembrava pensato per me. E mi buttai come un matto nella carriera da astronauta, scoprendo quanti avevano la mia stessa ossessione, che forse poi non era neanche questa malattia mentale, ma solo la normale reazione dell’animo umano. Reazione che è sempre esistita. Da sempre l’uomo è attratto da quei puntini luminosi nel cielo. Anime, creature divine, mostri, Paradiso… Mille e una creazioni sempre nuove e geniali, ma in qualche modo sempre uguali.

Alzai di nuovo un attimo la testa, tornando a fissarla. Oggi c’era un piccolo specchio che sembrava un sorriso. A volte trovavo che io e la Luna ci somigliassimo… Entrambi, in fondo, eravamo soli. Nonostante le nostre qualità. Mi dicevano che ero simpatico anche se un po’ strambo, niente affatto brutto (anche se sapevo di non essere questo Adone con il mio fisico mingherlino ma oltre il metro e ottanta, i capelli color cenere e gli occhi scuri) e, soprattutto, un genio assoluto per quanto riguardava la neonata scienza di Ingegneria spaziale. Eppure le donne, a partire dalle ragazzette del liceo a finire con Diana, pochi mesi fa, mi avevano sempre detto tutte la stessa cosa: torna con i piedi per terra, sii un po’ più concreto e cresci un po’. Ma non si trattava di immaturità, bensì di qualcosa di diverso. Un sogno. Un obiettivo. Perché doveva essere così difficile far coincidere le due cose? Dopo cinque tentativi finiti tutti allo stesso modo ci rinunciai. Forse doveva andare così. Forse no. In realtà non mi interessava molto, con sommo dispiacere di mia madre che desiderava tanto dei nipotini al più presto.

Un’ossessione inseguita e persa
In un mare profondo e lontano,download
Una storia davvero diversa
Da raccontare piano
un poco alla volta
Di un’illusione perduta e tolta
Che contro il suo amante s’è ritorta.

Non ci credevo. Ero appena arrivato a casa e quasi distrattamente avevo ritirato la posta. Sobbalzai nel leggere che ero stato preso. Mi avevano scelto per il primo viaggio americano sulla Luna! Sarei stato il primo uomo a mettere piede sul nostro satellite!

Saltai di gioia per almeno un quarto d’ora, poi andai al telefono con la mia agenda desideroso di comunicare a tutti la splendida notizia (quasi stessi per diventare padre). E solo allora, di colpo, mi resi conto che non c’era più nessuno a cui comunicare un bel niente. Nell’ultimo anno avevo perso i pochi amici che mi erano rimasti, mia sorella aveva tagliato i ponti con me (perché non ero andata al suo matrimonio…E si infuriò ancora di più quando le dissi che mi ero dimenticato mentre facevo ricerche spaziali), mio padre era morto quando ancora andavo al liceo e mia madre stava in una casa di riposo, completamente rimbambita dai farmaci e dall’alzheimer. Rimasi un secondo a fissare il piccolo apparecchio bianco accarezzando Luna, e per un attimo mi sembrò che tutto era privo di senso: La Luna, il mio sogno, lo selezione. Non potevo condividerlo con nessuno. E tornai a pensare ancora alla Luna, anche lei sola nel cielo. Era quello, dunque, il mio destino? Cara Luna, eccomi, ti verrò a fare compagnia. Due emarginati dalle rispettive società, io da quella umana, tu da quella celeste. Composi il numero della casa di cura e chiesi di mia madre, giusto per levarmi quel retrogusto amaro di non poter condividere la mia vittoria. Me la passarono, ma lei non capì nulla, e alla fine del mio discorso mi chiese se stavo bene, se ero andato a scuola e se Lizzy (Mia sorella) aveva fatto i compiti. E io risposi sì a tutto, poi riattaccai. E mi sentii più vuoto di prima.

Cari amici, che cosa posso dire
Se non pregarvi di starmi a sentire?
Forse qualcosa si può ricavare
Da questa storia così singolare.

Tutto era pronto. Avevo le farfalle nello stomaco ed ero emozionato come uno scolaretto. Le farfalle divennero di colpo un macigno quando vivi i miei compagni d’equipaggio stringersi in lunghi abbracci con genitori e fratelli, uno addirittura con la moglie e il figlio. E gli sguardi di quei pochi intorno, così orgogliosi e fieri… Abbassai gli occhi. Nessuno salutava la  Luna, le stelle erano vicine, ma lei stava lì, senza nessuno. Tenevo il casco da astronauta sotto il braccio, goffo come mai nella grande tuta bianca. Quel supplizio durò poco, images (1)fummo in un lampo a bordo. Guardavo il mondo da un oblò… E mi sentivo finalmente al mio posto. Anche se con un senso di vuoto, ma di certo era il decollo. Partimmo. A razzo. Spediti. Era tutto così nuovo per me, eppure mi ero ampliamente documentato. Niente era come lo avevo immaginato, neppure le mie emozioni. Allargai gli occhi per catturare quanta più visuale possibile. La vedevo, era sempre più vicina. Vestita di bianco con il più bell’abito da sposa, la mia amata era pronta. E io mi lisciai la tuta, facendo risplendere il mio smoking alternativo.  Ero così ipnotizzato che quasi ero felice di quella vicinanza. Quell’eccessiva vicinanza. Quella pericolosa vicinanza. E non udii i suoni di allarme, le frasi concitate dei miei compagni, e le urla, i pianti, i segnali di SOS. Ero l’unico cretino felice. Felice di unirsi al suo più grande amore e di non perdere nulla. Forse in fondo ero stato fortunato, pensai emettendo un sospiro tranquillo, a non avere più una vita. Così, quando la navetta si schiantò e l’equipaggio di Artemis01 perse la vita, io non lasciai nulla. Avevo perso la vita per la Luna molti anni prima.

Quanto è sottile il confine
tra incubo e sogno?
Appena un sottil crine.
Bisogna stare molto attenti
E non essere arditi:
Di ciò che chiediamo, potremm’esser esauditi.

Il Sole splendeva nel cielo azzurro senza neppure una nube. Un altro giorno era incominciato, ma per Angelo Casanova era identico al precedente, non c’era niente di nuovo. Consegnare giornali era un lavoro così noioso che a volte sperava quasi di perderlo. Per un momento.

– “A Luciè, porc’Eva, l’hai letta ‘sta notizia?”. Angelo tese l’orecchio. Odiava leggere e sebbene consegnasse giornali non li spizzava mai.

-” ‘Sti Americani e le fisse loro… Avranno pure vinto la guerra, ma so belli sonati eh! Mo se so messi in testa de arrivà sulla Luna!”

L’uomo bassetto e biondo si accostò all’amico. Un marmocchio di tre o quattro anni correva avanti a lui fuori dal negozio vicino Termini. Erano intenti nella lettura.

– “Ch’è successo a ‘sti tipi… Robert Szuà, Szuò… Sti qui, insomma… Dimme, dimme”.

– “Sai che novità: Soltanto un altro che voleva prendere la Luna”.

E qui ci sta bene una morale:
(Ascoltate, non c’è male!)
L’anima umana è quel mistero
Ciò che vuole non sempre è vero.
Del desiderio non è mai paga
In verità la sua idea è un po’ vaga.follia
Siam complicati, contraddittori
A volte autodistruttori.
L’essere umano è questo connubio:
contorto, ma affascinante senza alcun dubbio.
Altro non vi so raccontare
Anche io, son qui ancora ad imparare.

 

In questa storia ho voluto affrontare una tematica che mi sta particolarmente a cuore: la mente umana.

Fin dove c’è sanità e dove comincia la follia del protagonista? E poi, la si può definire davvero insanità la sua, oppure è semplicemente l’esagerazione, volutamente messa sotto una luce negativa, di una caratteristica umana?

Potrei scrivere parole e parole di nota al testo, ma non credo che le mie spiegazioni potrebbero essere del tutto esaurienti: ciò che volevo dire l’ho fatto con il racconto. Preferisco lasciare a ogni lettore la sua interpretazione, in fondo questo è un testo che vuole suscitare emozioni più che trasmettere un messaggio chiaro.

E del resto, lo dico alla fine: “Altro non vi son raccontare// anche io, son qui ancora ad imparare”.

 

Martina Monti.

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Martina Monti

Studentessa di Editoria e Scrittura presso la Sapienza di Roma. COLLABORATRICE SEZIONE CULTURA.

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