Miami 2017: Federer fa tris, ma i Bad Boys rubano la scena

Anche il Master 1000 Miami 2017, secondo torneo 1000 stagionale, è andato in archivio. Il cemento della Florida ha confermato lo straordinario periodo di forma di Roger Federer, che con questa vittoria ha messo in piedi il suo miglior avvio stagionale di sempre, alla veneranda età di 35 anni. Il trentasettesimo atto dell’infinita ed emozionate saga tra lo svizzero e Rafa Nadal, ha visto Roger prevalere in due combattuti set, giocati in maniera deliziosa. Il triplete è servito.

In questa analisi, però, vorrei dare spazio e merito ad altri due grandi protagonisti di questa settimana americana; Nick Kyrgios e Fabio Fognini, reduci dal turno di semifinale, e nel momento più brillante della loro carriera. Una vita tennistica parallela, costellata da un grande talento, spesso limitata da problemi comportamentali e mentali che ne hanno frenato la crescita ad altissimi livelli.Fognini Master 1000 Miami 2017

FOGNINI, CHE SIA L’ALBA DI UN NUOVO INIZIO?

La speranza di noi italiani – e di tutti gli amanti del tennis – è che il torneo giocato dal ligure a Miami possa rappresentare uno spartiacque, una svolta decisiva verso un salto di qualità che gli permetterebbe di entrare in pianta stabile nella top 20 della classifica ATP. Dopo un 2016 avaro di soddisfazioni, la collaborazione intrapresa con il nuovo allenatore Franco Davin, e la stabilità familiare portata dalla Pennetta, Fognini ha iniziato il 2017 con il piglio giusto, battendo due Top 10 come Tsonga e Nishikori.

La maturità con cui ha affrontato le partite a Miami, senza abbandonarsi a plateali passaggi a vuoto e colpi di testa, gli ha permesso di sfruttare al meglio le potenzialità del suo tennis, arenate solo in semifinale da un eccellente Nadal e da un vento che ha infastidito i giocatori per tutto l’andamento del match. Alla soglia dei trent’anni, il famoso detto “ora o mai più” sembra collidere perfettamente con l’attuale momento del Fogna nazionale: abbandonare definitivamente le sembianze di Mister Hyde, e abbracciare quelle del Dottor Jekyll, è sicuramente la soluzione da adottare per un prosieguo di carriera che rispecchi il grande talento di cui dispone.

La parabola discendente intrapresa dal tennis italiano dallo scorso anno, e che sembra destinata a proseguire, darà ulteriori stimoli a Fognini, per caricarsi sulle spalle un intero movimento.

KYRGIOS, IL POTENZIALE NUMERO UNO DEL FUTURO

L’australiano classe ’95 di Canberra è sicuramente insieme a Zverev, il più grande talento sbocciato negli ultimi anni. Le sue potenzialità non sono mai state in discussione, ma i continui Nick Kyrgios 2017 Miamicomportamenti sopra le righe ne hanno sicuramente frenato la crescita.  Nelle ultime settimane Nick ha evidenziato una crescita costante, arrivando nella parte finale del tabellone sia ad Indian Wells, prima di arrendersi ad un intossicazione alimentare, che a Miami, eliminato in semifinale in un combattuto tie-break nel terzo set, a Roger Federer.

I tempi della vergognosa querelle con Stan Wawrinka sembrano essere ormai lontani, e le dichiarazioni post-semifinale a Miami appaiono come un ulteriore salto dal punto di vista della maturità fatto dall’australiano: “il mio tennis è sempre stato di alto livello, ma mentalmente ora combatto su ogni punto”. Con un lento ma inevitabile declino dei Fab Four negli anni a venire, l’occasione per l’australiano è ghiottissima; se riuscisse a fare ordine nella sua testa, la strada verso l’olimpo di questo sport sarebbe meno dura da percorrere.

marat safin
Marat Safin

I BAD BOYS DEL PASSATO

Fognini e Kyrgios non saranno i primi né gli ultimi bad boys dotati di grande talento, sprecato in nome di una dubbia lucidità mentale. Se per Kyrgios, il discorso è diverso per la sua ancora giovane età, Fognini può essere paragonato, con le dovute proporzioni, ad altri grandi del passato che hanno raccolto meno di quanto avrebbero potuto.

L’esempio più lampante riporta chiaramente a Marat Safin, a cui madre natura aveva donato un talento smisurato, sprecato a causa di una vita non certo regolare al di fuori dei campi da tennis, tra gioco d’azzardo e belle donne. Pose fine alla sua carriera con due titoli dello Slam all’attivo a soli 29 anni. Andando poco più indietro nel tempo, un altro nome capace di far perdere la testa per la sua imprevedibilità fu Goran Ivanisevic; soprannominato Cavallo Pazzo per il modo in cui era capace di perdere partite già vinte, il croato diede tre diverse definizioni di sé: “esistono tre Goran: quello buono e calmo, quello cattivo e nervoso, e il Goran 113 da chiamare nei momenti di emergenza per mettere d’accordo gli altri due”.

La prima parte di stagione sul cemento si è chiusa, dopo il primo slam e i 2 Masters 1000 americani. Ora i Bad Boys del tennis contemporaneo proveranno a confermare i loro progressi sulla terra rossa; in attesa del Roland Garros, i segnali di rinascita dovranno arrivare a Montecarlo, Roma e Madrid.

 

SE QUESTO ARTICOLO TI È PIACIUTO, SOSTIENI WILD ITALY CON UNA DONAZIONE!

 

Lorenzo Piersanti

Diplomato al liceo scientifico statale Louis Pasteur, studia Scienze della Comunicazione presso l'Università di Roma Tre. Amante dello sport in generale, in particolar modo del calcio e del tennis. COLLABORATORE SEZIONE SPORT

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Shares