Midsommar – Il villaggio dei dannati, Ari Aster colpisce ma non stupisce
Midsommar si conferma un film visivamente e tecnicamente spettacolare anche se convince ma non stupisce fino in fondo. L’eccessiva lunghezza e un finale già visto sono due dei punti deboli
Negli ultimi tempi il panorama del cinema Horror si è diviso in due tipologie contrastanti ma necessarie al fine della crescita del genere. Si ha l’horror commerciale adatto ad un vasto tipo di pubblico iniziato con l’ascesa della macchina da presa di James Wan (Saw, The Conjuring, Insidious) e portato avanti da suoi adepti. Poi si trova l’horror “d’autore”, quel tipo di cinema tenebroso che tende ad approfondire determinate tematiche con un tocco più elaborato e sofisticato.
Tra i vari autori più importanti di questo tipo di cinema ricordiamo: Jordan Peele (Scappa – Get Out, Noi), Jennifer Kent (Babadook, The Nightingale) e Robert Eggers (The Witch) con l’aggiunta, quasi, arrogante di Ari Aster. Un regista di un grande tocco che con il suo Hereditary nel 2018 fece accapponare la pelle a molti spettatori.
Per Aster Hereditary è stata la bomba che ha fatto esplodere il suo nome, un lavoro di una tragicità e terrore incredibile che ha ricordato a molti fan il significato di terrore e disperazione, impronta indelebile del cinema del regista statunitense. Midsommar è il secondo film che tutti aspettavano, quel film dove Ari Aster ha giocato tutto se stesso per poter far vedere di che pasta è realmente fatto.
Una pellicola di forte impatto visivo arricchito con pura disperazione con un cast giovane e talentuoso. Tra i tanti spiccano: Florence Pugh (Lady Macbeth, Outlaw King – Il re fuorilegge), Jack Reynor (Cosa ha fatto Richard, Free Fire), Will Poulter (Black Mirror: Bandersnatch, Detroit) e William Jackson Harper ( The Good Place, Lost Holiday)
Sinossi
Dani e Christian sono una giovane coppia americana con una relazione in crisi. Lo stesso Christian era sul punto di lasciarla, ma quando una tragedia familiare si abbatte sulla vita di Dani, Christian decide amaramente di stargli vicino.
Dani si unisce quindi a Christian e ai suoi amici in un viaggio che li porterà in Svezia per un antico festival che si celebra in un remoto villaggio tradizionalista.
A primo impatto la serenità del villaggio e le gentilezza degli abitanti colpisce piacevolmente Dani e il gruppo, ma piano piano le cose iniziano a prendere una svolta più tenebrosa rendendo sempre più inquietante e insopportabile il soggiorno dei ragazzi.
Quello che sembrava un allegro e spensierato festival all’insegna dei colori e dei festeggiamenti, si trasforma in una gabbia infernale dalla quale sarà difficile uscire.
La disperazione di Ari Aster
Se già non era chiaro con Heditary, con Midsommar Ari Aster dimostra quanto ami raccontare e rappresentare la disperazione dei suoi personaggi. Un nuovo punto di grande interesse nell’horror moderno su cui il regista statunitense punta molto. Un clima di terrore e angoscia causato dalle nostre emozioni più oscure e recondite, il lasciare libero spazio al lato negativo e triste dell’essere umano.
La disperazione è senza dubbio l’elemento chiave di Midsommar, in pieno contrasto con l’ambiente che circonda i personaggi lo spettatore riesce a captare di più l’angoscia e la devastazione che viene trasmessa. Un gioco di grande spessore già assaporato con The Wicker Man di Robin Hardy. Aster si dimostra un ottimo citazionista omaggiandolo con il suo tocco registico pulito e preciso.
La regia di Aster è proprio il mezzo con cui la disperazione e il surrealismo degli abitanti del villaggio prende forma. Una trasposizione di una precisione maniacale e un susseguirsi di movimenti di camera che avvolgono chi guarda nella sua interezza. Ari Aster dirige professionalmente e la grande prova attoriale del giovane cast ne è la prova.
Il villaggio dei dannati
Il clima apparentemente sereno e spaventosamente tradizionalista del villaggio è senza dubbio un altra lancia a favore di Aster. Gli abitanti del villaggio sono sorridenti e piacevoli, ancorati alle loro tradizioni fanno dell’orrore e la sofferenza la loro via per il paradiso. Una continua atrocità commessa per un bene superiore. Un ottima visione surreale.
Midsommar è un altro punto a favore che classifica Aster come un regista da tenere sott’occhio, ma non è privo di pecche. Dopo Hereditary il regista sapeva che doveva fare qualcosa di ancora più grande per sbalordire, la troppa pressione per la sfida lo ha portato a commettere alcune scelte che hanno convinto, ma non forse quanto sperava.
L’eccessiva lunghezza è forse uno dei punti deboli che più si avverte durante la visione. Un film che poteva raccontarsi in 110 minuti, lo fa in eccessivi 140. Da parte di Aster c’era la sua esasperazione nella disperazione, come già citato punto del chiave del regista ma che abbiamo già compreso. Sembrava che il buon Ari ci tenesse a specificarlo in maniera quasi ossessiva fino a stancarci.
Oltre alla durata quello che non convince appieno è un finale che si piace ma che al tempo stesso mostra un qualcosa di già visto. Un qualcosa che di certo è funzionale per la chiusura della pellicola ma che al tempo stesso lascia quell’amaro in bocca fastidioso e poco convincente. Un finale troppo classico e rimarcato nell’horror moderno per un film che fa di tutto per cercare di distinguersi.
Un film che convince ma non stupisce
Midsommar di Ari Aster si conferma un film visivamente e tecnicamente spettacolare. Una solida sceneggiatura, un eccezionale cast arricchito da una fotografia accesa e con giochi di luci da maestranza sotto la guida di una regia solida e travolgente conferma Aster un regista con la “R” maiuscola capace di grande forza narrativa e si dimostra un talento sbalorditivo.
Midsommar convince ma non stupisce fino in fondo come per tutto il film ha cercato di nervosamente fare. Un’ottima fatica cinematografica per il regista statunitense che ha sicuramente un brillante futuro nel genere filmico che tratta ma, come spesso succede con questi talenti, il successo del primo film rimane una dura sfida da superare.
Midsommar è nelle sale cinematografiche dal 25 luglio distribuito da Eagle Pictures
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