Nel terzo polo, manca qualcuno.

Ieri si è svolta la prima riunione ufficiale dell’eventuale terzo polo che si affaccia nel panorama politico italiano.

Presenti, il leader di Fli e Presidente della Camera Fini, il leader dell’Udc, Casini e quello dell’Api Rutelli.

Dalla riunione è scaturita la volontà di proporre una mozione di sfiducia all’attuale esecutivo del quale fa ancora parte il movimento di Fini e che attualmente dall’interno, sta arginando i disegni di Berlusconi e dei suoi fidati uomini. Votando la sfiducia, venendo a mancare la maggioranza, si potrebbero delineare nuove elezioni.

Fin qui la cronaca dei fatti, ma quali potrebbero essere gli scenari politici dietro alla creazione di un nuovo polo?

Partendo dal presupposto che il Presidente della Camera non è un idiota o uno sprovveduto incosciente, se ha deciso di smarcarsi dal partito che ha contribuito a fondare con Berlusconi avrà i suoi motivi; risulta difficile credere a chi lo accusa di averlo fatto per sete di potere, poteva benissimo rimanere dov’era, Presidente della Camera servito riverito e rispettato, sempre nei posti di comando, fondatore del partito più votato d’Italia e secondo in ordine di importanza solo al premier in persona.

Le situazioni che scaturiranno dalla sfiducia al Governo sono diverse, e solo in pochi casi non è prevista la figura dominante di Berlusconi, fin quando le regole elettorali ma soprattutto quelle di comunicazione mediatica non cambieranno è assai difficile pensare di avere la meglio su chi ha in mano quasi la totalità della tv e dell’editoria nazionale. Per rappresentare lo stato di condizionamento dell’informazione, basterebbe segnalare un recente servizio proposto l’altro giorno da un tg(!!) di una tv privata: partendo dalle dichiarazioni di Hilary Clinton sul rapporto con l’Italia dopo le rivelazioni di Wikileaks, l’unica cosa che non si sono inventati è stata un’eventuale proposta di cittadinanza onoraria americana al nostro beneamato Presidente del consiglio da parte di Obama in persona (secondo Studio Aperto è stato Berlusconi a vincere la II guerra mondiale e a salvare gli americani dal baratro della recessione; addirittura il discorso di Berlusconi al Congresso americano – quello famoso in cui si nota un Obama, non ancora Presidente, seduto ad osservare perplesso chi applaude – è diventata la più grande ovazione mai ricevuta ad un Congresso da un premier straniero!).

La lotta è troppo impari, in caso di elezioni anticipate, tra i tre poli non c è gara: il Pd riesce a perdere le elezioni anche quando  partecipa come unico pretendente (vedi primarie per il Comune di Milano) risucchiando anche L’Idv di Di Pietro; i voti strappati da Fini al Pdl insieme a quelli di Casini e Rutelli non arriverebbero mai alle percentuali di Pdl e soprattutto Lega Nord; aggiungiamoci pure gli astenuti che di sicuro non sono elettori di Berlusconi e lo scenario è veramente cupo.

Quindi secondo me al tavolo di ieri, mancava (ma solo fisicamente ed in pubblico…) un tassello fondamentale necessario per una strategia che possa portare dei risultati concreti:

A)    Il presidente della Repubblica, che dopo la sfiducia potrebbe ridare la parola al Parlamento (già d’accordo) per verificare la possibilità di un Governo temporaneo che non preveda la figura dell’attuale premier (in forza dell’ennesima bocciatura del Lodo Alfano prevista guarda caso lo stesso giorno della votazione decisiva e che riproporrebbe un Capo di Governo nuovamente imputato), che si occupi di modificare la legge elettorale e le regole della comunicazione per le future elezioni. Questa tesi potrebbe essere avvalorata anche dal clima di attesa e calma apparente che regna nei palazzi fino al fatidico 14 Dicembre: la camera in ferie, l’annullamento del voto sulle dimissioni del Ministro Bondi e la nota del presidente Napolitano rivolta al Csm per rinviare un giudizio in merito alle dichiarazioni fatte dal solito premier contro i Pm che indagano su di lui.

B)     La Lega nord, che è con Berlusconi solo per motivi di opportunità e non certo per comunione d’intenti, che deve fare i conti con la delusione del proprio elettorato soprattutto per la lentezza nei provvedimenti a favore del federalismo e per l’imbarazzante difesa ad oltranza sulle vicissitudini extrapolitiche della maggioranza alla quale appartengono e che magari non disdegnerebbe nuove alleanze che garantirebbero comunque l’attuazione dei propri programmi…..

Chissà come andrà a finire anche se a volte ho come l’impressione di guardare troppi film….

VINCENZO PACILE’

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