Primarie Roma: chi è Roberto Giachetti
Fonte dell’immagine di copertina: linkiesta.it
Ho deciso di partecipare alle primarie per il sindaco di Roma. Ci ho messo un po’ di tempo, lo confesso e non solo per un pizzico di paura che credo sia naturale, ma per una grande forma di rispetto per un impegno che so sarà immenso, gravoso». E’ il 15 gennaio quando Roberto Giachetti, deputato Pd e Vicepresidente della Camera, annuncia la sua discesa in campo per la sfida capitolina.
«Roma deve cambiare nei suo modi – continua l’onorevole dem – ciascuno di noi deve sentirsi chiamato in causa per produrre questo cambiamento. Spesso si sente dire “qui è brutto, cambio città”. No, no, noi dobbiamo cambiare questa città, questo è il mio impegno e anche il modo di fare politica».
Avendo alle spalle la vista del Gianicolo (ma anche quella del carcere, fanno notare i maligni su Twitter), Giachetti si rivolge poi sia alla “Roma da cartolina”, la Roma “della Grande bellezza di Sorrentino”, sia a «Roma tutta intera, la Roma delle periferie, dove tante persone normali devono combattere per andare al lavoro o a scuola: è la Roma che dobbiamo cambiare».

Il neo candidato alle primarie promette: «Io ci metterò del mio, ma Roma non cambierà mai se si delega tutto a una persona o anche a una squadra, per quanto in gamba. Intanto – sottolinea – dobbiamo perdere questa delusione acquisita negli anni pensando che non possiamo fare nulla, chi avrà l’amministrazione avrà il dovere che ciascuno si senta partecipe del riscatto di questa città perché questa è una grande città».
«Mi piacerebbe – aggiunge – se la mia candidatura fosse il modo per far sì che tanti romani riprendano la voglia di partecipare, di impegnarsi per cambiare le cose». Per fare ciò Giachetti segnala «una mail (giachettiroma@gmail.com) a cui inviare disponibilità a dare una mano, consigli e idee sul futuro di Roma, le piccole cose da cambiare nella vostra via, nel vostro rione”, perché “la cosa più importante che le primarie possono assicurare è un salto di qualità nella consapevolezza di ciascuno di essere importante e decisivo in questo cambiamento».
IL VICEPRESIDENTE AMICO DI TUTTI.
Romano, classe 1961, divorziato (due figli), è giornalista pubblicista. Noto per essere stato a lungo un membro del Partito Radicale (conservando tutt’oggi la tessera), di quell’esperienza ha conservato gli scioperi della fame e della sete come arma politica per far sentire la propria voce.
Gianluca Roselli, dalle pagine de Il Fatto Quotidiano, elenca le sue prodezze in tal senso: «Nel 2002, per esempio, con Marco Pannella si privò di cibo e di acqua per sollecitare il Parlamento a eleggere i due giudici costituzionali mancanti. Nel 2004 altro sciopero per ottenere la calendarizzazione in Aula del ddl Frattini sul conflitto d’interessi. Nel 2007 scioperò invece affinché venisse decisa la data dell’Assemblea costituente del Pd. Successivamente si è imbarcato in due estenuanti scioperi della fame, il primo di 123 e il secondo di 69 giorni, per sollecitare il Parlamento all’abrogazione del Porcellum. E così via. L’ultimo, qualche mese fa, ancora per la mancata elezione dei giudici della Corte Costituzionale».

A livello politico, prima di approdare a Montecitorio, Giachetti si fa le ossa con Francesco Rutelli, ricoprendo l’incarico di capo della sua segreteria e poi del suo gabinetto nel corso dei due mandati da sindaco di Roma (1993 – 2001). Dopo aver aderito alla Margherita e aver fatto già tre legislature come deputato (dal 2001 al 2006, dal 2006 al 2008 e dal 2008 al 2013), rimane folgorato prima da Walter Veltroni – visto nel 2007/2008 come l’Obama italiano – e, infine, da Renzi. Da sottolineare come in questa sua ultima infatuazione non sia il solo visto che Paolo Gentiloni e Filippo Sensi, membri dello staff rutelliano in Campidoglio, oggi ricoprono rispettivamente i ruoli di Ministro degli Esteri e di portavoce/ capo ufficio stampa del Presidente del Consiglio.
Nel febbraio 2008, segnalano Marco Travaglio e Peter Gomez nel libro “Se li conosci li eviti“, organizza freneticamente una sorta di scuola di formazione per giovani quadri dirigenziali Pd. Tra gli esperti chiamati a tenere una lectio magistralis nella sede ufficiale del partito: Giulio Tremonti, Ciriaco De Mita, Marco Pannella, Maurizio Costanzo, Maria De Filippi e Giuliano Ferrara. Quest’ultimo, impegnato in quel periodo in una violenta crociata sull’aborto, parlando agli intervenuti alla lezione: «insulta – scrivono Travaglio e Gomez – il quotidiano l’Unità e la magistratura, irride a Prodi e Veltroni, strilla contro “quel delinquente di Marco Travaglio”, beatifica Berlusconi e se stesso». Successivamente, quando l’Unità critica Giachetti, egli persevera rivendicando l’ottima idea di invitare Ferrara «a una serie di incontri realizzati dall’associazione “CarpeDem” e riservati a ragazze e ragazzi tra i 16 e i 40 anni».
«La scelta – spiega – nasce dalla mia precisa convinzione che in tempi di insulti e di sputi anche nelle sedi istituzionali bisogna rinvigorire dentro e fuori di noi l’esercizio del rispetto, della tolleranza, e dello scambio tra posizioni diverse.Nella mia introduzione a Ferrara ho testualmente detto che lo chiamavo perché, pur essendo una persona molto faziosa, lo considero un uomo libero».

Nel 2001, come dicevamo, entra in Parlamento e da allora si fa notare per essere uno degli onorevoli più presenti (nella legislatura 2006/2008 aveva totalizzato solo il 2,9% di assenze). Tali risultati li mantiene tutt’oggi visto che, a leggere i dati del sito Openpolis, ha totalizzato il 94,1 per cento di presenze e un indice di produttività del 68,1. Da Vicepresidente della Camera, inoltre, ha sempre rivestito un ruolo di pontiere tra diverse parti politiche. Ivi incluso il Movimento 5 Stelle.
DROGHE LEGGERE? PERCHE’ NO?
Tra le sue uscite più famose ricordiamo l’intervista rilasciata al quotidiano Libero nel 2006 quando, in virtù del suo passato da radicale, si professò un consumatore di droghe leggere, rivelando che «di canne in Parlamento ne girano assai…». «E con chi se ne farebbe una?», chiede l’intervistatrice. «Io le canne me le faccio con i miei amici, devo essere con persone con cui sono in sintonia. Posso dirle con chi non me la fumerei: Paola Binetti».
Giachetti in sostanza si candida a fare ciò che nessuno sembra avere la voglia di fare: il primo cittadino di una città senza dubbio complicata.
Ci riuscirà?
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Aggiungerei al reportage che Giachetti continua a mantenere la tessera del partito radicale e che la scelta dello sfondo di Rebibbia non è casuale, considerato che il politico fa spesso visita alla strutture carcerarie. Saludos