Il Pd e le proprie direzioni
Forse non c’è niente di più isterico e masochista che seguire le direzioni del Partito Democratico. Viste le maggioranze, questi incontri non sono mai luoghi dove si decide la rotta, la “direzione” da seguire nel partito ma sono un continuo plebiscito e ricatto, orchestrato dal segretario-premier Matteo Renzi, il quale continua ad ottenere ragione solo grazie alla presenza degli “oppositori” che trova di fronte a se.
Le osservazioni che le più variegate minoranze del PD fanno sulla legge elettorale sono sostanzialmente giuste. Denunciano lo squilibrio democratico del combinato disposto fra la riforma del Senato (che non sarà più direttamente elettivo, ma un poltronificio di consiglieri regionali e sindaci) e l’Italicum, che concederà un potere indiretto spropositato al premier diventando – quest’ultimo – il vero artefice della selezione dei futuri parlamentari, grazie ai capilista bloccati.
Ma di questo, a Renzi, non interessa nulla. A lui piace comandare. Considera – come l’italiano medio – i tempi della burocrazia e della democrazia, quando sono ragionevoli, solo una perdita di tempo. Non vuole sottostare alle pratiche della democrazia parlamentare. Tanto più che si considera l’unto del Signore. L’unico in grado di risolvere i problemi (quali?) e in sintonia con il Paese.
Sarebbe più utile fargli notare che, con l’Italicum, le elezioni rischia di vincerle il Movimento Cinque Stelle. Non è uno scenario impossibile: se il PD non dovesse raggiungere la soglia del 40% si andrebbe al ballottaggio con la seconda forza politica. Che, ad ora, è quella di Grillo.
Siccome il Movimento è visto come il fumo negli occhi dal premier (stima immutata invece quella che prova per Berlusconi), perché non porgergli il fazzoletto rosso come si fa con i tori alla corrida?
Durante i 57 minuti di discorso ha solo ricattato – “o si vota così o si va ad elezioni”, sostituendosi di fatto al Presidente della Repubblica – e ha minacciato cose incostituzionali, come la questione di fiducia sulla legge elettorale. Ovviamente su questo fronte Bersani e i suoi non possono essere autorevoli: hanno sostenuto l’operazione Napolitano bis, scardinando la funzione del Capo dello Stato e sfondando lo spirito della Costituzione. Non possono neanche parlare di lotta alla corruzione, visto che i peggiori sono (quasi) tutti ex DS oppure sostenitori del caro vecchio Pierluigi? Poveri noi!
Sono assurde si le direzioni. Da statuto metà della direzione è nominata dal segretario eletto (quindi ha una maggioranza), mentre il restante sono membri di diritto (ex segretari, ex presidenti, ex premier, candidati segretari sconfitti) e parlamentari (invitati).