#Imperdibili: Pulp Fiction, il film che cambiò per sempre il cinema
#Imperdibili: Pulp Fiction è quel film che esce una volta ogni mille anni. Quel film che la gente non si scorderà mai
Dopo il successo de Le Iene, nel 1994, approda al cinema il secondo lungometraggio di Quentin Tarantino (Le Iene, Jakie Brown, Kill Bill): Pulp Fiction. Oltre ad essere un capolavoro cinematografico, questa pellicola è diventata famosa nel tempo per essere stata la pellicola spartiacque del cinema. Esistono dunque i film prima di Pulp Fiction e quelli dopo Pulp Fiction. La sua influenza è stata incisiva nel corso della storia del cinema.
L’idea originale di partenza era quella di creare una serie di cortometraggi sul mondo del crimine, totalmente differente dal film che poi è stato realizzato. Fortunatamente il giovane regista abbandonò quest’idea preso dall’entusiasmo di essere convinto di poter creare qualcosa di magico. Così è stato.
Il film convinse pubblico e critica sin dalla sua prima anteprima mondiale al Festival di Cannes, che gli valse la Palma d’Oro come miglior film. Da quel momento la sfilza di premi è solo aumentata: 7 candidature all’Oscar, di cui uno vinto per la miglior sceneggiatura. Due premi ai David di Donatello e svariati riconoscimenti dai migliori festival Internazionali.
Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al novantacinquesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al novantaquattresimo posto. Lo stesso istituto l’ha inserito al settimo posto nella categoria gangster.
La pellicola è nota per aver dato una svolta considerevole alla carriera di John Travolta e per aver lanciato Uma Thurman come l’attrice che conosciamo oggi. Nel cast è compreso anche Samuel L. Jackson (Jackie Brown, Avengers), Bruce Willis (Die Hard, Unbreakable – Il Predestinato), Tim Roth (Le Iene, Funny Games) e Harvey Keitel (I duellanti, Il cattivo tenente).
Sinossi
Quattro storie di violenza s’intersecano in una struttura circolare che si chiude con un ritorno all’inizio: la prima è la storia due balordi che si accingono a fare una rapina in una tavola calda.
Nel secondo episodio, due sicari recuperano una valigetta preziosa, puliscono la loro auto, insozzata dal sangue e dal cervello di un uomo ucciso per sbaglio, con l’aiuto di Mr. Wolf – l’uomo che risolve problemi – e vanno a mangiare proprio nella tavola calda della rapina.
Nel terzo episodio uno dei due sicari deve portare a ballare Mia, moglie del capo, che scambiata eroina per cocaina, va in overdose. Infine nel quarto episodio il pugile Butch contravviene ai patti, vince un incontro che doveva perdere e scappa con la borsa.
Sceneggiatura colossale
Se c’è una cosa che colpisce in particolar modo in Pulp Fiction è proprio quello per cui ha vinto l’oscar: la sceneggiatura. Tarantino scrive come un lanciafiamme, in un modo travolgente che ha dell’incredibile. Una sceneggiatura che per quanto possa sembrare confusionaria e piena di dettagli, nella testa di un genio come Tarantino è un arma letale.
Il film si compone di situazioni differenti e tutte connesse tra loro. La bravura del regista nel passare da una storia all’altra, senza farcelo pesare, e la precisione con cui le storie vengono congiunte è maestrale. Con dialoghi taglienti e personaggi che hanno dell’incredibile. Un buon modo per evadere dal quotidiano.
Le situazioni a cui i protagonisti partecipano hanno davvero dell’assurdo e per quanto la scena in questione possa essere tragica o drammatica, Tarantino riesce ad alleggerirla mettendola sotto uno stile unico che ne farà il marchio indelebile del suo grande cinema.
Regia superba
Con una storia di grande spessore, serve una regia precisa e innovativa, che possa stare al passo con una sceneggiatura di questa portata. Quentin Tarantino continua a non deludere. Se già aveva convinto con Le Iene, con Pulp Fiction ci stupisce sotto ogni punto di vista.
Le inquadrature di Tarantino, oltre ad avere il loro stile unico, sono un continuo omaggio ai grandi nomi del cinema. Dalla tensione alla western di Sergio Leone, all’assurdo e al grottesco dei Fratelli Coen fino ad arrivare ad un godibile splatter. Un mix di generi e di citazioni che hanno reso Pulp Fiction non solo un grande film, ma anche un opera ispiratrice per i posteri.
Lo stile registico e di scrittura di Tarantino e sopratutto la maestosità di Pulp Fiction hanno decisamente influenzato molti autori a venire, come ad esempio il regista britannico Guy Ritchie (Lock & Stock, Snatch, King Arthur). Lo stile di ironizzare la violenza in un modo che non si era mai visto prima.
LEGGI ANCHE: THE HATEFUL EIGHT, LA RECENSIONE
LEGGI ANCHE: DJANGO UNCHAINED, LA RECENSIONE
In conclusione
Quentin Tarantino è il Mosè del cinema, che grazie alla forza del suo bastone con Pulp Fiction ha creato un divario impressionante regalando un genere del tutto nuovo. Una delle particolarità che ha reso Pulp Fiction un film perfetto è che Tarantino ha scritto i ruoli per gli attori specifici del film, ottenendo un grande risultato.
Molto noto è il passo della bibbia che recita Samuel Jackson, l’indimenticabile Ezechiele 25:17, un passo completamente inventato da Tarantino ma che viene ricordato come passo storico. Viene anche omaggiato alla fine di Captain America: The Winter Soldier.
Pulp Fiction è un insieme di elementi che hanno cambiato il cinema, è quel film che esce una volta ogni mille anni. Quel film che la gente non si scorderà mai e sopratutto non si stancherà mai di vedere.
SE QUESTO ARTICOLO TI È PIACIUTO, SOSTIENI WILD ITALY CON UNA DONAZIONE!