Chi è Raffaele De Dominicis, nuovo assessore al Bilancio di Roma Capitale?
Dopo il caos di due giorni fa, quando Virginia Raggi ha visto saltare 5 poltrone importantissime per il governo di Roma Capitale (assessore al Bilancio e alla riorganizzazione delle partecipate, Capo di Gabinetto, direttore generale e amministratore unico di Atac e amministratore unico di Ama) è arrivato il tempo di mettere una pezza e ripartire. Lo ha detto la sindaca stessa, che si è detta sicura e non spaventata dalle dimissioni e, dopo la nomina del nuovo vertice dell’Atac (l’ingegnere Manuel Fantasia), si passa ora al nome più caldo: il prossimo sostituto dell’ex Consob Marcello Minenna, nel ruolo forte di assessore al Bilancio capitolino (uno degli assessorati più importanti per la città, da cui però è stata svincolata, tornando alle posizioni della campagna elettorale, la riorganizzazione delle partecipate).

Ieri la sindaca ha svolto una riunione a Palazzo Senatorio, in presenza di diversi consiglieri pentastellati, tra cui alcuni membri della commissione Bilancio, per vagliare i curricula. Ed insieme hanno scelto: ad essere nominato sarà un nuovo magistrato, Angelo Raffaele De Dominicis, ex procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio.
LA BIOGRAFIA .
Laureato in giurisprudenza a Napoli (con il professor Michele Scudiero) e proveniente dall’amministrazione civile dell’Interno, e’ entrato nella Magistratura Contabile nel 1985 ed ha lavorato presso la Procura Generale per oltre 13 anni, occupandosi principalmente di controlli preventivi di legittimita’ sugli atti e di Sace, societa’ pubblica per i servizi assicurativi del commercio estero, scrivendo cinque relazioni per il Parlamento. E’ stato inoltre assistente di Diritto Pubblico alla Sapienza di Roma e collaboratore delle riviste ”Archivio Civile” e ”Informazione Previdenziale” oltre che direttore responsabile di ”Panorama Giuridico”, rivista semestrale della Corte dei Conti (attività che lo hanno fatto iscrivere all’albo dei giornalisti pubblicisti).
Protagonista di numerosi convegni e tavole rotonde accademiche è anche autore di diverse pubblicazioni giuridiche, di saggi ed anche romanzi storici. E’ stato nominato procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio nel 2011 ed è andato in pensione a giugno di quest’anno.
LE AGENZIE DI RATING, LA METRO C E MAFIA CAPITALE.
Come procuratore generale del Lazio ha ingaggiato una lunga lotta contro le agenzie di rating, chiedendo 4 miliardi di danni erariali sui derivati a Morgan Stanley, Siniscalco, Grilli, Cannata e La Via e contestando (senza successo) anche 234 miliardi di danni a S&P e Moody’s per la presunta manipolazione del rating sul debito sovrano dell’Italia. E’ arrivato così a dichiararsi convinto di “aver profondamente incrinato, e forse definitivamente spezzato il rapporto veramente diabolico tra i giudizi di rating sui titoli di Stato e l’incremento dello spread”. La sua lotta, ha sostenuto, ha fatto si che “i declassamenti ad opera delle agenzie di rating non hanno più avuto gli stessi effetti dirompenti di qualche anno fa. Finalmente i mercati hanno preferito dare credito agli aspetti distintivi dell’economia reale italiana”.
Nello stesso ruolo De Dominicis ha portato avanti un’inchiesta sulla Metro C per far rispondere del danno erariale di 253 milioni di euro sborsato da Stato, Campidoglio e Regione Lazio per finanziare le varianti apportate dai costruttori al progetto. Lo scorso luglio, così, ha fatto mandare un invito a dedurre (una sorta di avviso di garanzia) agli ex sindaci della Capitale Gianni Alemanno e Ignazio Marino oltre che al capo dell’Avvocatura capitolina, Rodolfo Murra e ai due indagati dalla Procura di Roma per truffa aggravata Guido Improta, ex assessore alla Mobilità sotto Marino ed Ercole Incalza, ex superburocrate del ministero ai Trasporti famoso per la vicenda Lupi.
Ad essere contestate da De Dominicis ed il suo team sono state le 45 varianti di progetto, che hanno fatto lievitare i costi della metropolitana. La partita di quest’ultima è stata definita dal magistrato “anomala, illegale e rovinosa per tutti” con tanto di specificazione di responsabilità multiple: di Roma Capitale, Roma Metropolitane e Metro C.

Secondo i pm, da lui guidati, Ignazio Marino non avrebbe fatto niente per impedire che i finanziatori continuassero a pagare ai costruttori cifre non dovute relative alle varianti di progetto, pur sapendo che la transazione concordata nel 2011 tra Roma Metropolitane e Metro C (che la Corte dei Conti dice essere stata avallata da Gianni Alemanno, senza alcun approfondimento) poggiava su un accordo illegittimo. Il suo assessore Guido Improta, poi, è stato accusato di avere avuto la possibilità di fermare l’esborso già a settembre 2013, avendo tutto il tempo e gli elementi per comprendere le irregolarità, ma non di non averlo fatto, favorendo invece il prosieguo di quest’ultime.
Infine il magistrato si è occupato di Mafia Capitale, aprendo sei inchieste circa l’ambito erariale, evitando la formazione di un’unica macro indagine che ha definito “di non facile conduzione processuale“.
IL RUOLO NEL GOVERNO RAGGI.
La sindaca Raggi, dunque, ha evitato quello che sembrava essere il nome più caldo (Nino Galloni), preferendo alla sua personalità schietta e antisistema un profilo più modesto, in linea con l’immagine austera, moderata ed istituzionale che ha tentato di mostrare fin da giugno con il suo comportamento e le sue nomine. Allo stesso tempo, però, De Dominicis rappresenta all’occhio della base del Movimento un uomo che ha lottato contro i poteri forti, accusando inoltre gli ex sindaci Alemanno e Marino di comportamenti illegittimi. Insomma un altro piccolo simbolo di discontinuità.
Si tratta, insomma, di una nomina furba ed intelligente, portata avanti insieme ai consiglieri grillini per ritrovare un clima di serenità e fiducia reciproca, dopo le liti tra le correnti degli ultimi mesi. Il ruolo di De Dominicis nel governo Raggi, senza la delega sulle partecipate, risulta meno politico e più tecnico. Il magistrato non avrà un super-assessorato come il predecessore Minenna e potrà fare il suo senza essere nell’occhio del ciclone.
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