#ParisAttacks: il nostro reportage 10 giorni dopo gli attentati
Questo reportage è stato possibile realizzarlo grazie al contributo di: Antonino Caccamo, Furio Sandrucci, Claudio Davanzo, Monica Guglielmi, Riccardo Storchi e Mauro De Bosi
La sera del 13 novembre ha sconvolto l’Europa e il mondo: tutti ormai sappiamo che a Parigi ci sono stati 7 attentati terroristici simultanei che hanno ucciso complessivamente 130 persone e ferite 368.
L’allarme scatta alle 21.20, quando un kamikaze si fa esplodere nei pressi dell’ingresso H dello Stade de France, dove si sta disputando l’amichevole Francia-Germania. Il presidente Hollande viene immediatamente informato da un uomo della sicurezza e quindi fatto evacuare poco dopo.

Ovviamente l’evento ha sconvolto anche noi e – con i mezzi a nostra disposizione – abbiamo cercato di dare le prime notizie su quanto stesse succedendo tramite i nostri canali social (e non solo). Ma non ci bastava: il nostro sogno era quello di andare sul posto, a Parigi, per vedere con i nostri occhi cosa fosse accaduto, respirare le sensazioni e documentare ai lettori i dettagli che, nella frenesia della diretta, le grandi tv avevano omesso.
Come da accordi, le nostre partenze erano fissate per lunedì 23 novembre. Dall’Italia ci aspettavamo una città militarizzata, con controlli in ogni dove e una vita quotidiana compromessa da un attacco senza precedenti.
Le prime differenze le troviamo scesi dall’aereo: rimaniamo quasi un quarto d’ora all’esterno, al freddo, e un’altra mezz’ora in aeroporto in attesa che la polizia di frontiera controlli i documenti e anche qualche bagaglio. I primi effetti della chiusura delle frontiere decisa da Hollande, nella morsa dello shock dovuto agli attentati.
Arrivando al centro di Parigi e camminando per ore ed ore però non si percepisce quella situazione da Paese in guerra che ci avevano descritto dall’Italia: per strada non ci sono le camionette dell’esercito, poca è la polizia visibile e tutto sembra scorrere come se non fosse successo niente. Dopo una settimana, ovviamente, il traffico è stato riaperto ovunque e i parigini paiono presi dagli impegni di tutti i giorni, con la routine quotidiana scandita dalle notifiche del cellulare, musica nelle cuffie, la metropolitana e qualcuno immerso nella lettura dei quotidiani.
Ripercorrendo i viali dove si sono scatenati gli attacchi multipli, invece, la sensazione è strana: i negozi sono chiusi, c’è una calma apparente e il tutto appare sospeso come per noia, per inerzia.
Il nostro viaggio verso i luoghi degli assalti parte da Boulevard Voltaire, dove – all’incrocio con Rue de Montreuil – incontriamo il Caffè Bonàl, un vero e proprio punto di riferimento per il quartiere. Come potrete vedere nel video e nelle foto sottostanti – che abbiamo scattato personalmente – sono tantissimi i messaggi di speranza appesi sulle vetrate del locale e parecchi sono i fori ancora visibili dei proiettili che scandiscono il ricordo quella sera. All’interno, i tavolini sono accatastati alla rinfusa. Sono tanti gli oggetti lasciati là e non sapremo mai a chi appartenevano: borse da signora, bottiglie di birra, bicchieri rotti ovunque.
L’immagine più bella la troviamo vedendo due donne musulmane, col velo, che assieme ai loro bambini accendono delle candele e pregano intensamente, guardando all’interno come per rendersi conto dell’orrore.
#WildItalyInParis.Prima tappa. Boulevard de Voltaire, cafè Bonal.
Posted by Wild Italy on Lunedì 23 novembre 2015
Posted by Wild Italy on Venerdì 4 dicembre 2015
Continuiamo a camminare per Boulevard de Voltaire – uno dei viali più estesi ed eleganti di Parigi, segnato al centro da un lungo parco incorniciato dai platani e dalle piste ciclabili – e decidiamo di inoltrarci nelle vie interne del quartiere, per capire com’è la vita, cosa ci sia attorno a quelle strade, come vengano scandite le giornate. La zona, notiamo subito, è piena zeppa di locali, supermercati, di autofficine e di centri yoga. Proseguiamo sul Passage Saint-Pierre Amelot (quindi alle spalle del Bataclan) e i segni del 13 novembre sono molto forti: ci sono numerose scritte sui muri di sostegno alla cultura e alla libertà. Qui troviamo la polizia e i controlli.
Posted by Wild Italy on Venerdì 4 dicembre 2015
Riusciamo finalmente a vedere con i nostri occhi i luoghi che hanno fatto – tristemente – il giro del pianeta, dove la gente è fuggita per scampare alla furia omicida di quel terribile venerdì.
Notiamo quanto la strada sia stretta e la cospicua distanza fra una piano e l’altro, dove i clienti del Bataclan si sono arrampicati per scappare dalla sparatoria. Le uscite di sicurezza utilizzate per mettersi in salvo sono ancora sotto sigilli e sorvegliate attentamente dai corpi speciali.
Prima di arrivare a questo punto, notiamo una saracinesca alta e stretta, dove cittadini e bambini posano candele – formando un cuore – e lasciano preghiere e messaggi. Scopriamo ore dopo che quel garage è stato forzato per far stazionare i primi cadaveri trascinati fin lì dalle uscite di sicurezza.
Alla fine del Passage, sulla sinistra troviamo il Bataclan. Fiumi di lumini e di messaggi tappezzano il parapetto di sicurezza eretto dalle forze speciali. Per terra c’è di tutto.
Il punto più toccante – paradossalmente – non è davanti alla sala-concerti, ma sulla via di fronte, Boulevard Richard Lenoir, dove una coltre sterminata di fiori, messaggi, condanne dalle ambasciate di tutto il mondo, ricoprono buona parte della ringhiera del parco che segna il Lenoir.
Troviamo quadri toccanti, foto, immagini di vita vissuta delle vittime. L’omaggio più significativo viene dall’Iran che condanna ferocemente (e in ogni luogo degli attentati) ciò che accaduto il 13 novembre scorso. C’è anche un ricordo per la nostra connazionale Valeria Solesin.
Posted by Wild Italy on Venerdì 4 dicembre 2015
Ci incamminiamo verso il Boulevard Lenoir e a poca distanza dal Bataclan – 400 metri al massimo – troviamo il locale “La Casa Nostra” e il “Caffè Contino” che si trovano esattamente uno di fronte all’altro nel Rue de La Fontaine au Roi. Proprio in questo spazio di strada di appena 20 metri, alle 21.30 del giorno in questione, sono stati condotti i primi assalti dei terroristi dopo l’esplosione allo Stade de France.
Il bilancio sarà di 5 morti ed altrettanti feriti, prima della carneficina del Bataclan.
Il locale che incontriamo per primo è “La Casa Nostra” dove all’interno ci sono ancora i tavolini sparsi alla rinfusa, sedie accatastate. All’esterno fori dei proiettili ben visibili sulle vetrate, l’indelebile immensa distesa di fiori e una parola scritta sulla vetrata dell’ingresso principale: “courage“, coraggio.
Posted by Wild Italy on Venerdì 4 dicembre 2015
Terminando il Boulevard Voltaire, arriviamo a Place de la Republique, dove già ai tempi dall’assalto al giornale Charlie Hebdo i parigini si erano radunati per dire “NO” al terrorismo e “Sì” alla libertà di stampa e di satira. In queste settimane invece si ricordano le vittime del 13 novembre e pochi giorni fa, nella giornata d’inizio del summit sul clima dove erano vietati cortei e manifestazioni, i cittadini della capitale francese hanno inondato questa piazza di scarpe, in segno di protesta e vicinanza alla causa degli ecologisti.
Dopo qualche fermata di metro arriviamo in una zona, molto simile ai navigli milanesi: Canal Saint Martin, dove ponticelli in ferro e zone adibite per i picnic hanno dato lustro ad un’area che, fino a qualche decennio fa, era particolarmente degradata. Camminiamo per un quartiere semplice, residenziale, costituito da case tutte uguali, di color bianco panna classico parigino. Qui capiamo che i Cafè sono gli unici luoghi di ritrovo per chi vuole uscire la sera a bere qualcosa per poi tornare a casa.
Poco dopo troviamo il Cafè Carillon e Le Petit Cambodge, esattamente uno di fronte all’altro. A dividere i due locali il Rue de Alibert. Quella sera, quindi, un piccolo incrocio subiva da due parti due assalti sconvolgenti, senza possibilità di scampo.
Anche qui troviamo tante bottiglie di birra, ma anche tante immagini belle. Come quella della coesistenza pacifica delle tre grandi religioni – cristianesimo, ebraismo, islam – e la rivisitazione del famoso bacio di Parigi.
Dans ces heures de recueillement, nous tenions à vous remercier pour le soutien dont vous avez fait preuve, à notre é…
Posted by Le Petit Cambodge on Venerdì 27 novembre 2015
Montrouge e il ritrovamento della cintura esplosiva.
#WildItalyInParisESCLUSIVAQuartiere Chatillon, periferia a sud di Parigi. Nella giornata di ieri la polizia ha qui ritrovato una cintura esplosiva simile a quelle degli attentatori sulla Boulevard de Voltaire. Possibile che un oggetto così pericoloso sia rimasto incustodito per più di una settimana?
Posted by Wild Italy on Martedì 24 novembre 2015
Ultima tappa del nostro viaggio è il quartiere Montrouge, banlieu a sud di Parigi, precisamente nella zona Chatillon.
Dopo alcune fermate di metro, indicazioni quantomeno approssimative e un’estenuante camminata, arriviamo a Rue Germain-Dardan, dov’è stata trovata la cintura esplosiva appartenente a Salah Abdeslam, unico sopravvissuto del nucleo terroristico autore delle stragi parigine. Guardandoci intorno non possiamo non notare come il quartiere sia posizionato in una zona esclusivamente residenziale, cinta da palazzi e negozi un po’ tutti uguali che la rendono priva di elementi caratteristici.
Proprio in virtù di questo, una domanda sorge spontanea: com’è possibile che in una zona con una così elevata densità abitativa, un oggetto potenzialmente letale sia stato lasciato incustodito per oltre dieci giorni? Come hanno potuto i residenti non accorgersi che in mezzo a quella massa di rifiuti giaceva un’arma così pericolosa?
Oltre all’ordigno inesploso, da sottolineare, qui è stata ritrovata anche l’auto usata dai terroristi per la fuga.
In seguito al ritrovamento l’area è stata immediatamente messa in sicurezza, mentre gli indizi non hanno portato a quella svolta investigativa che le forze dell’ordine, probabilmente, si aspettavano.
Il nostro viaggio continua a Saint Denis, presso lo Stade de France, da dove tutto è partito. Lo troverete nella seconda parte del reportage, online fra qualche giorno. Seguiteci!
SIMONE PILONI e MATTEO SALVATI
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