Da Rio a Cincinnati: tutto il tennis d’agosto
Aspettando con ansia l’inizio degli Us Open 2016 (da lunedì 29), il tennis d’agosto – se così lo vogliamo chiamare – non ci ha di certo lasciati a bocca asciutta. Il piatto forte è stato, senz’altro, il torneo olimpico di Rio 2016, splendido per importanza e particolarità, che ha regalato tante sorprese e belle storie. La seconda tappa del mese estivo per eccellenza, però, non è stata meno rilevante, con il Master 1000 di Cincinnati che da sempre rappresenta il grande antipasto all’ultimo slam della stagione.
Analizziamo quindi i due tornei più importanti di agosto, cercando di proiettarci già verso la prossima (molto vicina!) tappa: gli US Open di New York.
Tennis d’agosto? C’è chi scende e c’è chi sale.
Mentre Roger Federer dava forfait per il resto del 2016, con annessa futura uscita dalla Top10 della classifica ATP dopo 14 anni, gli altri (i restanti dei fab four e gran parte dei big) si sono dati battaglia prima sul cemento brasiliano e poi – con qualche rinuncia eccellente – su quello americano di Cincinnati. La notizia del mese è di sicuro la caduta del monopolio serbo; Novak Djokovic, a fronte di una classifica più che rassicurante, ha dovuto rinunciare ai sogni di gloria sia a Rio che a Cincinnati (dove non ha nemmeno giocato).
A giovarne è sicuramente Andy Murray, che si è fatto trovare in splendida forma in uno dei momenti più importanti della stagione. Ma – non ce ne voglia lo scozzese – il personaggio del mese è senz’altro Juan Martin Del Potro, protagonista di un ritorno in pompa magna nel tennis che conta e di un’olimpiade commovente in quel di Rio de Janeiro.
Il Roland Garros ha spento l’interruttore: Nole è scarico.
Dopo Parigi e il tabù Roland Garros sfatato, è indubbio che la stagione di Novak Djokovic ha preso un’altra piega. Lo slam che non aveva mai vinto, in questo 2016 è diventato realtà, consegnando Nole definitivamente nel reame dei più grandi. Dopo quella finale dei primi di giugno, però, per il serbo si è aperta una stagione diversa, per certi versi nuova, con sconfitte, delusioni e una sola soddisfazione: la vittoria nel Master 1000 di Toronto, dove erano assenti gli altri tre big – Nadal, Federer e Murray.
Con la vittoria dello slam francese si è spento qualcosa (forse) nella testa di Djokovic, che non è sembrato più il cannibale di prima. Certo, anche un campionissimo può avere i suoi momenti di vuoto, soprattutto dal punto di vista fisico, dati i tanti problemi al polso, e non solo mentale. Il terzo turno a Wimbledon, il primo turno in singolare e il secondo in doppio a Rio e la rinuncia a Cincinnati, però, fanno notizia. D’altronde Parigi fino a questo 2016 era un tabù, così come l’oro olimpico – mai nemmeno sfiorato – e il trionfo nel master di Cincinnati – unico 1000 ancora non vinto.
Insomma le sfide sembrano non finire mai, nemmeno per uno che ha vinto tutto come Nole. A New York ci sarà, nonostante qualche acciacco, con il numero uno “stampato in fronte” e nei pronostici. Sarà ancora lui, nonostante tutto, l’uomo da battere.
Bentornato Delpo!
Sulle pagine sportive, e non solo, di tutto il mondo è tornato Juan Martin Del Potro. L’argentino, reduce da due anni devastanti dal punto di vista fisico, è stato senza dubbio il personaggio del tennis d’agosto. Sarà difficile dimenticare a breve l’emozionante torneo olimpico di Rio, con la conquista di un’insperata medaglia d’argento. E pensare che Delpo non partiva nemmeno come testa di serie.
Dopo il reiterato infortunio al polso sinistro, che lo ha tenuto fuori dal circuito sia nel 2014 che nel 2015, l’argentino, campione Us Open 2009, ha riniziato a giocare lo scorso febbraio, partendo addirittura dalla posizione 1045 del ranking (poco più che un dilettante!). Da subito si è intuito che il grave infortunio non aveva compromesso il talento. Ce ne siamo accorti anche noi italiani, poiché Del Potro è stata la chiave dell’Argentina per battere la nostra nazionale ai quarti di Coppa Davis.
Benchè le premesse erano sotto gli occhi di tutti, nessuno si aspettava un’olimpiade di questo tipo; Delpo ha estromesso al primo turno addirittura Novak Djokovic – che a quel torneo teneva, eccome! – mentre in semifinale ha sconfitto Rafa Nadal. L’unico fab four che è riuscito a batterlo è stato Andy Murray, che in finale ci ha messo quattro set e altrettante ore per prendersi l’oro.
Per quanto desideriamo ammirare nuove leve farsi spazio nel tennis dei grandi – Raonic, Kyrgios, Thiem e Zverev sono tra queste – è indubbio che rivedere Del Potro giocare così è stato un colpo al cuore. D’altronde i risultati parlano chiaro, e ancora oggi solo l’argentino e Wawrinka sono in grado di battere i fab four, quando quest’ultimi sono al massimo della forma. Tutti gli altri giocatori non possono vantare la stessa sorte.
Andy fa gioire la GB (e la sua classifica).
Andy Murray conquista l’oro olimpico a Rio 2016. Lo scozzese è il primo giocatore della storia a vincere due ori olimpici consecutivi, bissando il successo di Londra 2012. Almeno in questo può dirsi superiore agli altri fab four. Soprattutto a Novak Djokovic, il grande sconfitto di Rio, che, a differenza sua, va via dal Brasile con una sola partita vinta, perlopiù in doppio.
E’ ancora una volta lo scozzese a far gioire la Gran Bretagna intera, in un periodo tra l’altro per nulla semplice, tra Brexit e indipendenze varie. Lo stesso Andy, appena un anno fa, non era di sicuro tra i sostenitori della permanenza della Scozia nel Regno Unito. Politica a parte, la vittoria di Rio e la finale di Cincinnati “aiutano” anche la classifica ATP di Murray, ora più che mai numero due del mondo. Considerando inarrivabile Nole là davanti, il campione olimpico può dormire sonni tranquilli: Wawrinka è distante più di 4000 punti.
Unico neo di un agosto perfetto è stata la finale di Cincinnati. Murray ha perso a sorpresa contro il croato Marin Cilic, che si prende il primo master 1000 della sua carriera, gettando alle ortiche un’opportunità d’oro, considerando le assenze di Federer e Djokovic e la sconfitta prematura di Nadal, e vanificando un torneo perfetto (nessun set perso fino alla finale). Chissà se lo scozzese riuscirà ad essere più letale a New York. Gli Us Open di quest’anno, soffermandoci sui risultati recenti, vedono di sicuro una distanza ridotta tra i primi due della classifica. Solo il campo ci dirà se questo gap si è veramente colmato.
Pronti allo spettacolo degli Us Open.

Questa settimana si apre l’ultimo slam della stagione da Flushing Meadows. Ancora abbiamo bene in mente la vittoria di Djokovic e la finale femminile tutta italiana, con il trionfo della Pennetta, dello scorso anno. Sembra non essere passato tanto tempo e invece è tutto diverso.
Mentre tra le donne la nostra Flavia non potrà difendere il titolo causa ritiro, la costante che non cambia del seeding maschile è proprio Novak Djokovic, che parte ancora una volta da favorito. I problemi al polso ci sono, ma per il serbo la sorte ha destinato un tabellone non impossibile; prima della finale gli unici pericoli papabili si chiamano Cilic, in forma dopo il trionfo di Cincinnati ed ex campione – due anni fa – di New York, Nadal, oro olimpico in doppio a Rio, e Raonic, semifinale a Cincinnati.
Dall’altra parte del tabellone c’è Andy Murray, che se la vedrà soprattutto contro Wawrinka, Nishikori, che viene da un bronzo olimpico, e la “variabile impazzita” Del Potro, che usufruirà di una wild card. Come già detto, il grande assente del torneo sarà Roger Federer, che ritroveremo non prima del 2017.
Una cosa è certa: saranno due settimane di grande tennis.
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