Roma 2024: le Olimpiadi convengono?
In questi giorni comincia a scaldarsi il dibattito attorno alle Olimpiadi di Roma 2024. Come sempre accade nella Capitale (e più in generale nel dibattito pubblico italiano) la discussione si polarizza: o sei pro, o sei contro. In pochi hanno veramente preso in esame ogni variabile, ogni rischio del possibile evento; eppure gli studi non mancano, poiché a partire dal dilagare della crisi economica in molti si sono chiesti se valesse veramente la pena organizzare grandi manifestazioni sportive o culturali.
Nell’ambiente romano a capitanare il comitato promotore di Roma 2024 è Diana Bianchedi. Milanese, oro olimpico a Barcellona e Sydney, la ex schermitrice nelle sue uscite pubbliche si è dimostrata molto sicura delle sue idee. In un recente articolo del Corriere la Bianchedi prova a mettere pressione al sindaco Virginia Raggi, ponendo la questione in toni drastici: se non si conferma la partecipazione «finirà tutto, ma per i prossimi 50 anni». Come se la rinascita di Roma passasse solo ed esclusivamente dai Giochi, e non, magari, da una politica più lungimirante.
Dal canto suo la Raggi sembra aver preso già una decisione. Nonostante fosse in programma di stabilire un incontro tra i promotori del sì e la sindaca, pare che il no della giunta sia quasi certo. La data entro cui decidere è fissata al 7 ottobre, ma probabilmente l’annuncio arriverà a giorni; i motivi sarebbero la volontà di mantenere una linea coerente a quella data in campagna elettorale.
Le cifre
Come detto nell’ultimo periodo sono fioccati gli studi e le valutazioni sui grandi eventi; Olimpiadi ed Expo sono finiti sotto la lente di economisti e accademici, per valutarne la ricaduta economica e socio-ambientale. Fare però un complessivo bilancio, in vista di Roma 2024, non è semplice né univoco.
In prima battuta gli studi più recenti convergono su una condizione fondamentale dell’organizzazione di un mega-evento: la programmazione di una cosiddetta legacy, o per meglio dire l’impatto, la ricaduta che le infrastrutture costruite avranno nel medio periodo. Esistono nella storia recente esempi allarmanti (Atene 2004, Torino 2006) ma anche più rassicuranti (Londra 2012, Barcellona 1992). In generale la riconversione di impianti talvolta giganteschi risulta molto problematica, anche perché costa moltissimo. Quando gli eventi chiudono in passivo investire altri soldi per strutture già costate parecchio diventa quasi impossibile. Nei casi più eclatanti, come Atene e Torino (dello sfacelo nostrano ne parlava Marco Imarisio nel 2014), è facile trovare il nesso fra problemi di bilancio e conseguente abbandono delle strutture.
Un altro punto preso in esame dagli studiosi è se convenga o no organizzare mega-eventi in termini economici. Dalle statistiche disponibili emerge che l’Olimpiade più ricca di sempre fu quella di Los Angeles, datata 1984. Ricavò 250 milioni di dollari di utile, ma il motivo è presto detto: furono soprattutto attori privati a finanziare i costi. A fronte di alcuni eventi che chiusero in positivo, sono presenti esempi veramente disastrosi. Su tutti uno: per Montreal 1976 i canadesi terminarono di pagare i debiti causati dai Giochi dopo trent’anni. Ma anche le Olimpiadi di Atene: Il Sole 24 Ore le ritiene il passo iniziale verso una crisi disastrosa; ci sono dubbi persino sulle cifre del bilancio di Londra 2012, e in ogni caso il guadagno non sarebbe così ampio.
Roma 2024: conviene o no?
I grandi eventi del passato sono avvenuti in congiunture economiche molto differenti. Nel ’92 la recessione non aveva colpito la Spagna, che poté investire in una riqualificazione urbana di Barcellona trainata dalle Olimpiadi. Nell’84 gli Stati Uniti erano in piena reaganomics: la svolta neoliberista era in atto.
Come dimenticare poi Roma 1960? In quel periodo di frenetica crescita un evento come le Olimpiadi furono quasi una mano santa. Contribuirono a rilanciare l’immagine di Roma moderna; permisero la costruzione di un villaggio Olimpico che poi venne riqualificato in abitazioni; vennero costruite imponenti infrastrutture come la Via Olimpica e il Palazzo dello Sport. Ma in quel periodo Roma aveva un immane bisogno di case ed era priva di infrastrutture moderne; soprattutto la grande crescita del Paese poteva facilmente assorbire eventuali rischi di investimento.
Oggi assistiamo a una timidissima crescita a livello nazionale, nonché ad una Capitale con un debito mostruoso. Alle grandi prospettive del passato si sono sostituiti diversi scenari e problemi strutturali mai risolti. Trasporti inefficienti, infrastrutture indecorose, servizi dei peggiori in Europa, solo per citarne alcuni. Pertanto c’è da pensare che una Olimpiade non aiuti, anzi al contrario tiri a fondo le economie in difficoltà, le quali non sarebbero in grado di affrontare i rischi che comporterebbe un simile evento.