Ignazio Marino assolto per la vicenda scontrini e Onlus Imagine. E allora?
Ignazio Marino è stato assolto in primo grado dall’accusa di peculato, per i famosi 13mila euro di scontrini per 56 cene pagate con la carta di credito del Comune, e dall’accusa di truffa sui contributi Inps destinati ad alcuni collaboratori inesistenti che avevano lavorato per la Onlus Imagine creata da lui stesso. Nel primo caso perché “il fatto non sussiste”, mentre nel secondo “il fatto non costituisce reato”.
Saremmo disonesti intellettualmente nel non riportare questa notizia e la decisione del gup Pierluigi Balestrieri. Wild Italy, sin da quando ne ho assunto la direzione, è sempre stato un giornale che – al meglio delle sue possibilità – ha cercato di analizzare le notizie, al di là del colore politico e delle simpatie personali.
Allo stesso modo stigmatizzo la nuova ondata di odio che si sta levando contro tutta – e sottolineo tutta – la stampa, rea di aver parlato dei due casi quando scoppiarono a suo tempo e di aver quindi facilitato l’allontanamento dell’ex primo cittadino della Capitale.
Mi preme sottolineare, però, due aspetti che forse a molti di quelli che si stanno già armando di torce e forconi sono sfuggiti. Il primo è che non sappiamo, perché toccherà alle motivazioni della sentenza stabilirlo, se nella vicenda degli scontrini ci sia stata l’assoluzione perché Marino ha restituito i soldi al Campidoglio prima di richiedere il rito abbreviato.
La seconda inchiesta, quella riguardante la Onlus Imagine, di fatto certifica che Marino non sapesse nulla di ciò che stesse accadendo nell’organizzazione che presiedeva. Eppure una situazione poco chiara sembra, e ripeto sembra, esserci visto che a tre collaboratori della Onlus Imagine (Rosa Garofalo, Carlo Pignatelli e Federico Serra) non è stato concesso il rito abbreviato e saranno giudicati con rito ordinario per lo stesso capo di imputazione.
Chi vede questi due filoni di indagine conclusi, rifletta su un punto. Come scrive Franco Bechis, infatti, «La vicenda giudiziaria di Marino dunque non è affatto conclusa con quella assoluzione di primo grado, perché è assai probabile che quando saranno note le motivazioni la procura di Roma, che resta convinta della colpevolezza di Marino, farà ricorso e quindi bisognerà passare anche attraverso un secondo grado di giudizio».
«Come Marino – continua il vicedirettore di Libero – per vicenda assai simile e con lo stesso capo di accusa sui rimborsi spesa in Rai fu assolto in primo grado con identica motivazione l’ex direttore del Tg1, Augusto Minzolini, che come lui aveva restituito tutti i rimborsi ottenuti. In secondo grado però altri giudici hanno deciso diversamente, senza nemmeno istruttoria dibattimentale, semplicemente interpretando in modo opposto quel che in primo grado era servito all’assoluzione. La giustizia italiana è questa, e solo a vicenda conclusa definitivamente si può gioire o dolersi per le sentenze».
I giornalisti, e parlo della parte che svolge onestamente questo lavoro, non sono la strega da mandare al rogo. I giornalisti che amano questo mestiere e hanno come unico faro l’informazione, hanno fatto bene a parlare delle vicende giudiziarie che hanno riguardato, e forse riguarderanno ancora (non lo possiamo sapere), Ignazio Marino. Se la stampa dovesse zittirsi fino alla sentenza definitiva e non dovesse parlare delle vicende giudiziarie quale situazione si creerebbe? Forse quella descritta mirabilmente da Piercamillo Davigo: «Dicono: aspettiamo le sentenze. Poi, se arriva la condanna, strillano. Se il mio vicino di casa è rinviato a giudizio per pedofilia, io mia figlia di sei anni non gliel’affido quando vado a far la spesa. Poi, se verrà scagionato, si vedrà. La giustizia è una virtù cardinale: ma anche la prudenza!».
I giornalisti hanno – e non si possono far sequestrare – il diritto/dovere di informare perché i cittadini hanno il diritto di sapere. Punto.
Il resto sono solo chiacchiere da bar.