Scary Stories to Tell in the Dark, quando i racconti del terrore non terrorizzano

Prodotto da Guillermo del Toro e diretto da André Øvredal, Scary Stories to Tell in the Dark porta l’horror mainstream alla 14^ Festa del Cinema di Roma

 

Anno 1968, cittadina di Mill Valley. Durante la notte di Halloween, un gruppo di ragazzi (interpretati da Zoe Colletti, Austin Zajur, Gabriel Rush, Michael Garza) si ritrova nella terrificante casa ormai abbandonata della famiglia Bellows. All’interno della dimora, i giovani rievocheranno la storia di Sarah, ragazza ormai morta da tempo e dalla vita travagliata, rimasta famosa per un libro di storie spaventose da lei scritto. Peccato che quelli che sembrano semplici racconti cominceranno a prendere vita e a seminare vittime…

C’è spazio anche per l’horror alla 14^ Festa del Cinema di Roma, dove è stato presentato all’interno della Selezione Ufficiale Scary Stories to Tell in the Dark. Prodotto da Guillermo del Toro e diretto da André Øvredal (Autopsy), il film prende spunto dall’omonima serie di libri per ragazzi scritta da Alvin Schwartz, composta da tre volumi pubblicati dal 1981 al 1991 in cui lo scrittore e giornalista raccolse alcune leggende da incubo tratte da antiche antologie, riviste e racconti popolari. Insomma quelle tipiche storie da falò o da pigiama party che si usa raccontare per terrorizzare bambini e adolescenti, in questo caso presenti nel folklore americano.

Un popcorn movie in salsa orrorifica

Scary Stories to Tell in the Dark non ha una struttura antologica ma presenta una storia compiuta. Protagonisti sono degli adolescenti e la direzione è quella dell’horror mainstream che negli intermezzi tra una scary story e l’altra porta cerca al tempo stesso di portare avanti un racconto di formazione.

Come tanto piace fare ultimamente, l’ambientazione non è contemporanea. Ma niente anni ’80 per una volta. Siamo in quel 1968 in cui l’ombra del Vietnam incombe sui giovani chiamati alla leva, in cui il sogno americano sta cambiando volto e Internet o Smartphone ancora non esistono. In questo periodo di tumulti scandito dalla campagna elettorale di Nixon, alcuni dei racconti che si trovano nei libri di Alvin Schwartz cercano di spaventare lo spettatore con i più classici ingredienti del popcorn movie declinato in salsa orrorifica. Tra case infestate, insetti inquietanti, donne psicotiche dalla lunga chioma i déjà-vu non mancano.

Il potere delle storie

“Un horror con cui ti diverti ad essere spaventato, dallo spirito umanistico”, così Guillermo del Toro ha definito Scary Stories to Tell in the Dark. L’atmosfera giusta c’è. Il film tuttavia non riesce mai né a spaventare davvero né a divertire troppo, a parte qualche battuta azzeccata. I mezzi utilizzati per inquietare lo spettatore (tra cui i classici jump scare) e la costruzione narrativa sono infatti troppo banali per instillare in chi guarda più di un tiepido coinvolgimento e qualche salto sulla poltrona per quanto accade sullo schermo.

Il discorso di fondo sarebbe anche interessante. Le storie del terrore di cui gli ignari ragazzi si ritrovano involontari protagonisti dovrebbero essere un riflesso delle loro paure recondite come se l’ansia del diventare grandi si materializzasse. E viene portata avanti una riflessione anche abbastanza attuale sul potere delle storie che possono ferire pure quando non veritiere, così come guarire.

Scary Stories to Tell in the Dark è il classico horror da guardare insieme agli amici per passare una serata in compagnia, dove non ci si annoia in fin dei conti ma tutto procede lungo binari abbastanza prestabiliti, in cui non c’è spazio per sangue o splatter come anche per l’affiorare del perturbante. Un film che ce la mette tutta, ma non riesce a regalare né grandi colpi di scena né colpi al cuore.

Scary Stories to Tell in the Dark sarà al cinema dal 24 ottobre Notorious Pictures

 

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Giorgia Lo Iacono

Da sempre cultrice del cinema classico americano per indole familiare e dei cartoni Disney e film per ragazzi anni ’80 e ’90 per eterno spirito fanciullesco, inizio più seriamente a interessarmi all’approfondimento complesso della Settima Arte grazie agli studi universitari, che mi porteranno a conseguire la laurea magistrale in Forme e Tecniche dello Spettacolo. Amante dei viaggi, di Internet, delle “nuvole parlanti” e delle arti – in particolare quelle visuali – dopo aver collaborato con la testata online Cinecorriere, nel 2013 approdo a SeeSound.it, nel 2015 a WildItaly.net e nel 2016 a 361magazine.com, portando contemporaneamente avanti esperienze lavorative nell’ambito della comunicazione. CAPOSERVIZIO CULTURA

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