Spatuzza: negata la protezione. Ecco i perchè.
Tre contro uno. Questi sono i numeri per la richiesta di protezione avanzata dalle tre procure competenti – Firenze, Palermo e Caltanissetta – , che indagano sulla stagione ’92-’93 e il Viminale che l’ha negata. Si tratta di un tre contro uno che vede come “vincitore” il secondo. Vince, se così si può dire, perchè sostiene che Gaspare Spatuzza non sia attendibile e, per di più, ha “mantenuto il silenzio su alcune circostanze, per timore delle conseguenze e in attesa di fare ingresso nel programma di protezione” oltrepassando così la soglia dei 180 giorni previsti dalla legge per terminare la propria collaborazione. In effetti, il killer di Brancaccio, ha iniziato la sua collaborazione il “26 giugno 2008 e ha poi ripreso a partire dal 16 giugno 2009, e quindi nel giudizio contro Marcello Dell’Utri (Corte d’appello di Palermo) e dal 4 dicembre 2009, rispettivamente sei mesi e un anno dopo la conclusione del verbale illustrativo”. Ma, se proprio la decisione del Viminale dice che Spatuzza non parlò per paura dei nomi che doveva fare, perchè negargli la protezione?
Non è un caso che quei famigerati nomi siano “quello di Canale 5, Berlusconi” e “un nostro compaesano, Dell’Utri” che, secondo quanto riportato dal pentito, avrebbero “messo il paese nelle mani” dei Graviano e, per dare l’ultimo “colpo di grazia”, si sarebbe dovuto portare a termine l’attentato all’Olimpico contro i carabinieri.
Ciò che però rende le tre procure “sconfitte” non è tanto il fatto che la richiesta di protezione sia stata respinta, benchè ben motivata, ma il fatto che proprio i magistrati toscani e siculi abbiano dato per fonte attendibile il pentito. Ed è proprio il pm della Dda di Palermo Nino Di Matteo a dire che “Comunque la valutazione sull’attendibilità delle dichiarazioni resta di competenza delle autorità giudiziarie”. Lo segue a ruota il procuratore capo di Firenze, Quattrocchi: “Non cambia nulla: per noi Spatuzza era e resta attendibile.” ed aggiunge anche che “Motivatissime sentenze della Cassazione a sezioni riunite stabiliscono che le dichiarazioni sono utilizzabili nel dibattimento anche se rese dopo i 180 giorni”.
La domanda resta sempre quella. Perchè? Perchè continuare a sostenere che non è attendibile quando questa decisione deve essere presa dai magistrati di competenza e non dal Viminale che, in questo caso, è in conflitto d’interesse, visto che a capo del Governo vi è proprio uno dei due nomi pericolosi che Spatuzza pronunciò nell’interrogatorio a Palermo? Ma forse la motivazione sta proprio lì, davanti ai nostri occhi. Dell’Utri è parte del governo in quanto Senatore della Repubblica, e ricordiamo “entrato in politica per difender[si nda] dai processi”, nonchè braccio destro del Premier e fondatore di Forza Italia. Mentre Berlusconi è il capo di Governo. E’ l’assegnatario del Ministero che ha preso questa decisione e quindi, ovviamente, non poteva che essere altrimenti. Ve lo immaginate Maroni che dice che Spatuzza è attendibile?
Comunque, d’ora in poi, “Spatuzza è un uomo morto”, sostiene Di Pietro. Non ci meraviglieremo se qualcosa dovesse succedergli. Se casualmente dovesse saltare in aria la sua famiglia. Non saremo noi i responsabili di ciò. Saremo solo dei testimoni impotenti. Non saremo mai in grado di dimenticare ciò che “u Tignusu” (il Pelato) fece nella sua vita da mafioso: “Cooptato da Salvatore Grigoli, fu tra gli esecutori materiali dell’omicidio di don Pino Puglisi del 15 settembre 1993, per il quale è stato condannato all’ergastolo con sentenza definitiva. È stato inoltre condannato per gli omicidi di Giuseppe e Salvatore Di Peri, Marcello Drago, Domingo Buscetta (nipote del pentito storico di Cosa Nostra, Tommaso) e Salvatore Buscemi. Il 23 novembre 1993 rapì Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, che sarebbe stato ucciso dopo oltre due anni di prigionia”.
Non lo vogliamo elogiare a profeta. Il nostro intento è quello di far capire che, così facendo, il Viminale ha creato un precedente non indifferente. Spatuzza potrebbe non parlare più e, insieme a lui, molte altre voci che oggi , o un domani, potrebbero aiutare a ricostruire un passato nero della nostra povera Italia.
GIAMPAOLO ROSSI
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