Giradischi: The Clash, dal Punk al Combat-Rock di London Calling

London Calling è l’album che consacrò i The Clash all’olimpo del rock. Ne parliamo per la rubrica Giradischi

 

The Clash London Calling

Era il 1979 quando vedeva la luce uno dei dischi più famosi della storia del rock: London Calling degli immortali The Clash.

Il 1977 era passato, anzi era quasi morto e sepolto. Le ceneri dei Sex Pistols erano ancora roventi anche a causa della recente morte di Sid Vicious e il punk era in rapido cambiamento, spostando l’asse di influenza dall’Inghilterra verso il nuovo continente, che si preparava ad accogliere l’esplosione punk a stelle e strisce.

London Calling è il disco numero tre dei The Clash. Quello che ha consacrato definitivamente la band al successo e che ha conferito a Strummer e compagni un posto nell’Olimpo del Rock.

The Clash, la rinnovata vena creativa di London Calling

Sono diversi i fattori che hanno contribuito al successo di questo capolavoro. Anzitutto la rinnovata vena creativa della band: questo disco può infatti vantare tutta una serie di grandi arrangiamenti che vanno dal punk, al rock passando per lo ska e via dicendo. Ma anche il prezzo contenuto del disco, venuto alla luce come un doppio LP ma venduto al prezzo di un singolo. Senza tralasciare la vena politico-sociale dei brani e, ultimo fattore, la scelta di una copertina così semplice eppure così incisiva, che resterà per sempre nell’immaginario collettivo.

Vale la pena spendere qualche parola proprio su questa copertina, che ritrae il bassista dei The Clash, Paul Simonon, mentre spacca il suo basso durante un concerto al Palladium di New York. Chiaramente ispirata a Elvis Presley, il re del Rock’n’Roll, scomparso nel 1977 proprio con l’avvento del punk di cui era stato inconsapevolmente ispiratore.

Da un lato questa cover sembra rievocare lo scontro generazionale, quello su cui il punk era stato fondato. Ma da un altro punto di vista i The Clash rendono un tributo all’Elvis degli anni ’50. Non quello ingrassato e devastato degli anni ’70, bensì quello che aveva dato vita al rock’n’roll, dal quale i primi gruppi punk avevano estrapolato la grinta e le sonorità.
E allora i The Clash partendo proprio da questo scontro generazionale arrivano a rivalutare le origini del sound e del fenomeno di ribellione, che era partito proprio da Elvis per essere poi “manipolato” e rimaneggiato per dare vita al punk-rock.

Indubbiamente i The Clash hanno gettato le basi per una buona parte della musica che abbiamo oggi e le differenze con il punk ’77 sono più che evidenti: in London Calling troviamo linee melodiche prepotenti, arrangiamenti complessi, arricchiti da fiati e tastiere (il vero retaggio del rock’n’roll), ampio uso di cori e controcanti decisamente più “dolci” rispetto al punk cattivo degli anni precedenti e tutta una serie di finezze compositive che vanno ad arricchire l’intero comparto sonoro.

Prendiamo in esempio la sessione ritmica di  questo disco: ecco, in London Calling la ritmica stupisce per creatività e tutta una serie di incastri perfetti e di tecnicismi piuttosto jazz. Ricordiamo che Topper Headon era (ed è ancora) un batterista di matrice jazz e in questo disco riesce a costruire ritmiche fantasiose e intriganti senza uscire comunque off-topic dal punk rock (o combat rock).

Dal punk al combat-rock, tutte le sfumature sonore di London Calling

The Clash London CallingSe al mondo ci fosse qualcuno che ancora non avesse ascoltato London Calling (cosa di cui vorrei fortemente dubitare) sembra retorico dire che dovrebbe assolutamente rimediare. Il primo approccio vedrebbe nello stereo (meglio se sul giradischi) ben 19 brani (in realtà 18 più una bonus track) dove il punk resta solo una sfumatura, sicuramente molto prepotente, ma comunque una sfaccettatura di questo rock miscelato sapientemente al reggae e allo ska.

Sarebbe assurdo in questo frangente parlare di progressive, ma se prendiamo il termine in senso lato, London Calling è un disco “progressive”, perché è riuscito a estrapolare un qualcosa di nuovo e originale da più generi ben radicati, proiettando il tutto in una prospettiva evolutiva intrigante e curatissima. A testimonianza oltre che della grande perizia tecnica, anche di un senso di rispetto e comprensione delle radici storiche e culturali di queste sfumature sonore “alternative” al distorsore incazzato e alle ritmiche tirate del punk.

London Calling è stato il picco più alto raggiunto dai The Clash. Certo nei due dischi successivi ci sono stati brani memorabili e che ancora oggi restano molto famosi, ma questo terzo lavoro in studio segna uno spartiacque netto tra il punk degli esordi e il combat rock della fine della breve carriera della band.

Con questo disco i The Clash arrivano dentro le classifiche del nuovo continente e giungono al successo globale.
Dentro London Calling possiamo trovare di tutto: dalle ritmiche ska, ai brani rock più scuri passando per il reggae e le ballate. Il tutto condito con l’impegno sociale che non è mai stato sottomesso alla musica o all’estetica di chissà quale rock più corretto o di più facile commercio.

La tracklist leggendaria di London Calling

Aprono l’album i rintocchi quasi oscuri di London Calling, un brano rock incalzante e quasi opprimente che anticipa l’inquietudine per la paura del nucleare che pochi anni dopo avrebbe portato alla catastrofe di Chernobyl.

Ma nel disco sono contenuti molti altri capolavori che ancora oggi sono le colonne portanti della musica dei The Clash. Come dimenticare Guns of Brixton, dove la rabbia “black” del quartiere londinese viene sapientemente messa in musica in un perfetto miscuglio di suoni a metà tra le cadenze ritmiche del reggae e il sound cupo e metallico di questo combat rock di strada.

Bisogna spendere due parole anche per Revolution Rock. Un reggae classico ma suonato alla The Clash, dove la grinta e la rabbia della band viene alla luce in questo reggae rivoluzionario, con tanto di fiati e percussioni.

Brand New Cadillac è un rock’n’roll aggressivo e incalzante che risuonerà per sempre con quel gioco di chitarre memorabile, simbolo della perizia tecnico compositiva della band, di Mick Jones soprattutto, la storica chitarra solista e voce dei The Clash, che ci ha regalato tutta una serie di grandissimi arrangiamenti che vedono la loro massima espressione in questo disco.

Non può mancare nemmeno un tocco di funk, vedi The Right Profile o Train in Vain. Ovviamente parliamo di un funk alla The Clash, una miscela di riff e cori orecchiabili, il tutto sostenuto da una sessione ritmica incalzante e in alcuni momenti dai fiati, come se fossimo davanti a una Big Band o quanto di più simile.

Che altro? Di tutto e ancora di più: Jimmy Jazz con questo ska/reggae rockeggiante e quasi vocalmente stonato, sorretto da una ritmica incredibile (qui viene alla luce buona parte dell’attitude jazz di Topper Headon) e addirittura da un solo della sessione di fiati.

Death or Glory, dove il combat rock prepotente torna in questo brano dinamico e molto più classico rispetto allo sperimentalismo del resto di London Calling. Indubbiamente anche qui un grande lavoro ma comunque molto più affine all’attitudine punk della band, non che sia ovviamente da disprezzare.

Cosa è cambiato dopo London Calling?

The-Clash-london-callingPotremmo parlare per giorni di London Calling, ma quello che ci preme dire è che, innegabilmente, tutta (o comunque buona parte) della musica successiva a questo disco deve necessariamente pagare un tributo ai The Clash. Perché questa band come pochi altri gruppi ha saputo indirizzare la storia della musica rock (ma anche pop se vogliamo) del futuro, incidendo prepotentemente nell’immaginario compositivo di moltissimi musicisti che hanno fatto di London Calling il metro di giudizio per le loro composizioni  future.

London Calling non è solo un disco. È una rivoluzione, una rivoluzione che ha “scalzato” quella iniziata col punk e poi gradualmente attenuatasi tra crisi e compromessi. I The Clash hanno fatto una rivoluzione restando coerenti con il loro combat rock e con il rifiuto di standard e canoni affidati anche al punk stesso, che nasceva proprio dall’assenza di regole.

Strummer e compagni sono rimasti fedeli a sé stessi, alla loro musica e a quei valori politici e sociali che emergono nella loro produzione musicale, e London Calling ne è la prova tangibile. Se ancora qualcuno non avesse ascoltato questo disco, adesso è il momento giusto.

 

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Mirco Calvano

La musica è la mia passione: sul palco dietro una batteria e sotto al palco in un mare sterminato di dischi. Laureato in Letteratura, Musica e Spettacolo e in Editoria e Scrittura a La Sapienza di Roma, passo il mio tempo tra fogli bianchi, gatti e bacchette spezzate. CAPOSERVIZIO MUSICA

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