The Happy Prince, il crepuscolo di Oscar Wilde nella prima regia di Rupert Everett

Oscar Wilde è sul letto di morte, a Parigi. A metà tra il ricordo e il delirio, inizia a rievocare gli ultimi anni della sua vita. Quelli che da artista applaudito, amato, idolatrato, lo videro in quanto omosessuale processato e condannato alla prigionia e ai lavori forzati per “gross public indecency”. Per poi – scontata la condanna – ritornare libero, pur non essendolo più davvero.

Sono quelli gli anni dell’esilio in giro per l’Europa, quelli della “fuga d’amore” con l’amante Lord Alfred Douglas (Colin Morgan). Quelli della povertà e delle spalle voltategli con rabbia e disgusto dalla stessa società che un tempo lo esaltava per il suo genio. Anni in cui, nonostante le difficoltà, la malattia e il rimorso nei confronti della moglie Contance (Emily Watson) e i loro figli, Oscar Wilde non riesce a resistere alla sua necessità di amare. A restargli vicino, fino alla fine, soltanto il fedele Robbie Ross (Edwin Tomas) e il caro amico Reggie Turner (Colin Firth, Kingsman, Bridget Jones’s Baby).

Dai personaggi all’autore

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Fonte: Lucca Film Festival

Dopo aver brillantemente interpretato celebri personaggi delle opere dell’autore irlandese (era Lord Arthur Goring in Un marito ideale e Algernon Moncrieff ne L’importanza di chiamarsi Ernest), Rupert Everett fa il grande passo e riveste, in The Happy Prince, i panni dismessi e sformati dell’ultimo Oscar Wilde. Un passo che è in realtà doppio se non triplo, visto che di The Happy Prince Everett non solo è protagonista, ma anche sceneggiatore e regista. Un debutto, quello dietro la macchina da presa, appassionato e faticoso. Che lo ha visto attendere ben 10 anni prima di riuscire a dar luce a un progetto abbandonato da altri registi. E per il quale l’attore inglese non ha mai voluto cedere il ruolo principale.

Non l’icona ma l’uomo

Rupert Everett tralascia il periodo glorioso della carriera e della vita di Wilde, per concentrarsi sul suo crepuscolo. Quando il garofano verde del celebre dandy era ormai appassito.

Sfruttando un gioco di montaggio che passa con equilibrio da un piano temporale all’altro della vita dell’autore de Il ritratto di Dorian Gray, The Happy Prince non vuol portare sullo schermo una classica biografia di Wilde e celebrarne l’icona ma restituirne alla figura tutta l’umanità, fatta di fascino, romanticismo, ma anche follia e terribile tragedia. Riallacciandosi al contempo all’attualità per quanto riguarda il tema dell’omosessualità, quando ancora questa parola non si conosceva e non se ne parlava. Everett sceglie dichiaratamente di accostare Wilde alla figura cristologica, in un sacrificio di sé (quello alla prigionia e ai lavori forzati, che avrebbe potuto evitare) per poi, nelle sue intenzioni, da lì poter rinascere.

Un felice esordio

Registicamente per The Happy Prince Everett sfrutta i primi piani, la macchina a spalla e l’eleganza del racconto – sia a livello visivo che narrativo. Per un debutto magari non folgorante ma molto valido e a tratti commovente, in cui si avverte la passione e l’urgenza da parte del regista di raccontare una vicenda umana e una personalità che ha in sé anche un po’ della storia personale dello stesso Everett (che, oltre che artista, è anche omosessuale dichiarato e al tema si è già pubblicamente dedicato in passato).

Da sceneggiatore ne approfitta al tempo stesso per mettere in luce di Wilde aspetti poco noti o messi da parte dalla Storia. Come il lungo esilio patito e la figura dell’amico Robbie Ross, che viene qui in un certo senso risarcito della sua importanza.

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Fonte: Lucca Film Festival

Ma è soprattutto nella prova interpretativa che l’attore inglese mette tutto il suo cuore d’artista. Lavorando in maniera ottima su corpo e voce, e donando al suo Wilde verità ed empatia nel desiderio di farne una figura a tutto tondo. Imperfetta – a partire dalla disfatta fisica – nella sua caduta dal piedistallo e che proprio nel suo dolore può parlarci forte ancora oggi.

Nella storia de Il Principe Felice, fiaba di Oscar Wilde che dà il titolo al film attraversandolo con le sue struggenti parole, ritroviamo allora la parabola dello stesso autore irlandese. Quella di un uomo che aveva tutto e che a quel tutto ha rinunciato fino all’autodistruzione, ma la cui brillante stella arde ancora, più preziosa che mai.

The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde è al cinema dal 12 aprile con Vision Distribution.

 

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Giorgia Lo Iacono

Da sempre cultrice del cinema classico americano per indole familiare e dei cartoni Disney e film per ragazzi anni ’80 e ’90 per eterno spirito fanciullesco, inizio più seriamente a interessarmi all’approfondimento complesso della Settima Arte grazie agli studi universitari, che mi porteranno a conseguire la laurea magistrale in Forme e Tecniche dello Spettacolo. Amante dei viaggi, di Internet, delle “nuvole parlanti” e delle arti – in particolare quelle visuali – dopo aver collaborato con la testata online Cinecorriere, nel 2013 approdo a SeeSound.it, nel 2015 a WildItaly.net e nel 2016 a 361magazine.com, portando contemporaneamente avanti esperienze lavorative nell’ambito della comunicazione. CAPOSERVIZIO CULTURA

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