The Hateful Eight, il grande ritorno di Quentin Tarantino

Il prossimo 4 febbraio arriverà nei cinema The Hateful Eight, ottavo film scritto e diretto da Quentin Tarantino con protagonisti otto pesi massimi della recitazione: Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demian Bichir, Tim Roth, Michael Madsen e Bruce Dern. A loro si affiancano Channing Tatum, James Parks e Zoe Bell.

Girato in Ultra Panavision 70, classico formato per i western, la pellicola è prodotta dalla The Weinstein Company e sarà distribuita dalla 01 Distribution.

SINOSSI

the-heitful-eight-quentin-tarantinoWyoming, qualche anno dopo la Guerra Civile. Il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell) sta portando la ricercata Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) alla città di Red Rock, dove Ruth consegnerà la donna nelle mani della giustizia. Sul loro percorso incontrano il Maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), anche lui cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggins), che sostiene di essere il nuovo sceriffo di Red Rock.

A causa di una bufera di neve la diligenza guidata da O.B. (James Parks) sarà costretta a fermarsi all’emporio di Minnie per ripararsi. Qui i cinque trovano quattro sconosciuti: Bob (Demian Bichir) che si occupa del rifugio in assenza della padrona, Oswaldo Mobray (Tim Roth) il boia di Red Rock, il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e il generale sudista Sanford Smith (Bruce Dern). Mentre infuria la tempesta gli otto viaggiatori avranno modo di conoscersi essendo costretti a convivere sotto lo stesso tetto. Ma qualcuno non è chi dice di essere.

Ritorno alle origini

Ottavo film e secondo ambientato nel far west per Quentin Tarantino, che con The Hateful Eight dà ancora una volta prova della sua maestria come regista e sceneggiatore. Una pellicola in cui ritroviamo, potenziati all’inverosimile, tutte le caratteristiche del cinema del regista di Kill Bill, dalla violenza, al pulp, ai dialoghi taglienti.

Ambientato quasi tutto in interni – l’emporio di Minnie – The Hateful Eight è un ritorno alle origini. I personaggi protagonisti sono otto – numero simbolo di tutto il film – e l’ambientazione è uno spazio chiuso e ristretto che diviene un posto isolato dal mondo, come fosse un’altra dimensione, caratteristiche su cui si basa Le Iene, prima pellicola di Tarantino. Inoltre non è un caso tale ambientazione e il paesaggio innevato, poiché il regista si è ispirato a La cosa di John Carpenter.

Lingua lunga e sangue a fiumi si diceva. Anche in questo lavoro, come nei precedenti sette, a farla da padrone sono i dialoghi, lunghi, verbosi, provocatori, che dominano una prima parte “tranquilla” la cui azione è scandita dagli scambi a volte irriverenti a volte al vetriolo tra i protagonisti. Una prima parte che lascia lentamente ma inesorabilmente il posto ad una seconda in cui si scatena con forza un altro marchio di fabbrica del regista texano: il sangue. Che scorre a fiumi e da tutti i corpi che sono in scena, nessuno escluso. E non poteva essere altrimenti.

CLUEDO IN STILE TARANTINO

The Hateful Eight, come tutti i western, non solo mette in scena la fugacità della vita nelle zone di frontiera negli USA nell’800, ma analizza anche come vi sia un filo sottile che divide la vita e la morte e di come la legge sia spesso impotente e rappresenti solo uno dei tanti destini possibili per l’uomo. E presto capiremo chi è meritevole di vivere e chi no. E in un film di Tarantino la risposta non può che essere una sola: nessuno.

the hateful eight samuel l. jackson walton gogginsCon rimandi ai grandi registi western del passato italiano, Leone e Corbucci su tutti ma questa non è una novità, la scelta di girare quasi interamente il film in uno spazio circoscritto si rivela vincente. Infatti non solo Tarantino con maestria ci porta dentro l’azione facendoci diventare il nono personaggio – ovvero il classico vecchietto che si nasconde quando ci sono i duelli nel saloon e che quindi vede e sa tutto (o quasi) – ma conferisce al film quel tono di mistero che terrà lo spettatore sulle spine e intento a capire chi mente e chi dice la verità. Un vero e proprio Cluedo. Inoltre l’uso del Panavision 70 ha il merito di mostrare le interazioni tra gli otto personaggi all’interno dell’emporio, mostrandoci non solo le azioni dei personaggi in primo piano ma anche di quelli sullo sfondo, dando così una visione d’insieme che tieno lo spettatore con gli occhi incollati sullo schermo.

Oltre alla sceneggiatura – che mette in un scena un crescendo di paranoia e sospetto – e alla regia, punti forti di The Hateful Eight sono la bellissima fotografia di Robert Richardson, ormai più che riconoscibile e candidata agli Oscar, che fa un lavoro magistrale, con colori saturi e che illumina di volta in volta i personaggi su cui la macchina da presa si ferma; la colonna sonora del Maestro Ennio Moricone, anche lui candidato all’Oscar, che conferisce al film epicità e drammaticità; e soprattutto l’ottimo cast, personaggi secondari inclusi, che riesce a mettere in risalto le sfumature che rendono unici i personaggi che interpretano.

Nonostante le 3 ore e 8 minuti (188 minuti, ancora il numero 8 che ritorna) The Hateful Eight scorre veloce e senza intoppi. L’ottava meraviglia di Quentin Tarantino va assolutamente vista e rigorosamente in 70mm, non ci sono alternative.

 

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Emanuele Bianchi

Appassionato di cinema, fotografia, teatro e musica sin da piccolo decide di farne il suo lavoro. Miyazakiano convinto, tanto da incentrare la sua tesi sul suo cinema, e divoratore di anime tanto da volere Eikichi Onizuka come professore al liceo, è uno Jedi come suo padre prima di lui e “nato pronto” e sì, anche un inguaribile nerd (pollice verso per coloro che non colgono le citazioni). Laureato in cinema presso il DAMS di Roma 3 e diplomato in fotografia presso il CST, inizia a collaborare (e tutt'ora collabora) come critico di cinema e fotografo di concerti con varie webzine di cui da subito ha sposato il progetto con entusiasmo. Giornalista pubblicista iscritto all'albo. Sempre in movimento, perennemente in ritardo. CAPOSERVIZIO CINEMA

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