The Program, la corsa menzognera di Lance Armstrong

La celebre maglia gialla per sette anni consecutivi è stata il suo elemento distintivo, simbolo di una vita che non si è arresa al demone del cancro ma che ha saputo prendersi la rivincita con gli interessi, trasformandolo con talento e sudore in un campione del ciclismo amato e corteggiato. In virtù dei suoi meriti sportivi certo, ma anche filantropici, vista la costante attività di beneficienza che lo ha visto coinvolto in prima persona. Una maglia gialla che oggi, a posteriori, puzza di bugie e omertà.

Parliamo di Lance Armstrong, ininterrotto campione del mondo del celebre Tour de France dal 1999 al 2005, almeno fino a quando un’inchiesta condotta dall’United States Anti-Doping Agency ha portato alla revoca di tutti i titoli Ben-foster-lance-armstrong-the-programvinti dal ciclista a partire dal 1° agosto 1998, a causa dell’accertamento dell’uso in quel periodo da parte di questi e della sua squadra US Postal di sostanze dopanti.

Un “programma” di bugie.

Tra quanti ad Armstrong non hanno mai veramente creduto, chiedendosi se davvero potesse essere “pulito” un ciclista capace di tali risultati e in grado di pedalare e sfidare la fatica a tale velocità, spicca la figura del giornalista del Sunday Times David Walsh che, superata l’iniziale ammirazione nei confronti di Armstrong, per anni ha indagato e fatto domande scomode, creandosi molti nemici ma infine facendo affiorare la verità. Quello messo in piedi da Armstrong e la sua squadra maschile, con l’apporto del medico Michele Ferrari (Guillaume Canet), era infatti un dettagliato programma di doping per migliorare le prestazioni sportive. O si accettava, o non si poteva far parte del team. Ed è questa la storia raccontata in The Program da Stephen Frears (The Queen, Philomena), molto colpito dalla lettura di The Secret race di Tyler Hamilton, compagno di squadra e di doping di Armstrong.

Al regista britannico non interessa realizzare un tipico biopic, e soprattutto raccontare la vita intima e domestica di Armstrong. Siamo piuttosto di fronte a un thriller, a una “crime story”. Lo spettatore in The program viene immediatamente portato dietro le quinte dei successi ciclistici e truccati dello sportivo, partendo da ben prima che questi iniziassero a succedersi uno dopo l’altro, e offrendoci dunque una visione privilegiata su come tutto il “programma” sia nato e poi stato portato criminosamente a compimento. Seguiamo un doppio punto di vista: quello di Lance Armstrong (Ben Foster), sportivo sopravvissuto al cancro che vuol raggiungere la vetta, costi quel costi, un uomo per cui mentire diviene facile quanto allacciarsi le scarpe; e dall’altra parte quello del giornalista David Walsh (Chris O’Dowd) e della sua battaglia per smascherare una celebrità indegna della sua fama e con essa un mondo in cui era (è?) l’omertà la cifra distintiva.

Chi è davvero Lance Armstrong?

Il film di Stephen Frears, su sceneggiatura di John Hodge (Trainspotting, Trance), si rivela un prodotto imperfetto che pure riesce a coinvolgere per la tematica Chris-O-Dowd-in-the-programgià di per sé attuale e intrigante nel suo machiavellismo, in grado di delineare con ritmo e l’aiuto di immagini di repertorio il ritratto di un uomo dall’anima al contempo altruista e oscura, riflettendo sulla moralità e aiutandoci a capire un po’ meglio uno sport non troppo sotto i riflettori come il ciclismo.

Eppure in questa precisa e lineare esposizione dei fatti, quello che viene a mancare in The Program è lo scavo oltre la superficie, l’approfondimento psicologico. Ben Foster regala certamente un’ottima performance “fisica”, del genere trasformista che ama tanto Hollywood, ma non riesce ad andare oltre e le motivazioni dietro l’agire del suo Armstrong rimangono misteriose e ambigue, come il suo sguardo. Chi è davvero il ciclista? Perché ha agito come sappiamo così a lungo, e apparentemente con così poco pentimento, tanto da aver ammesso il tutto candidamente e freddamente alle telecamere di Oprah Winfrey? Non è certo The Program a rivelarcelo o ipotizzarlo. Quel che a noi rimane è solo una storia di grandi menzogne e di una grande delusione reale, quella di aver creduto per davvero in una grandezza che si è invece poi rivelata così piccola.

The Program sarà al cinema dall’8 ottobre 2015 distribuito da Videa.

 

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Giorgia Lo Iacono

Da sempre cultrice del cinema classico americano per indole familiare e dei cartoni Disney e film per ragazzi anni ’80 e ’90 per eterno spirito fanciullesco, inizio più seriamente a interessarmi all’approfondimento complesso della Settima Arte grazie agli studi universitari, che mi porteranno a conseguire la laurea magistrale in Forme e Tecniche dello Spettacolo. Amante dei viaggi, di Internet, delle “nuvole parlanti” e delle arti – in particolare quelle visuali – dopo aver collaborato con la testata online Cinecorriere, nel 2013 approdo a SeeSound.it, nel 2015 a WildItaly.net e nel 2016 a 361magazine.com, portando contemporaneamente avanti esperienze lavorative nell’ambito della comunicazione. CAPOSERVIZIO CULTURA

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