Tim Duncan, il gigante buono
Professionista con la P maiuscola. Imperscrutabile con la I maiuscola. Silenzioso con la S maiuscola. In tre parole si può descrivere Tim Duncan, l’ala grande più forte di tutti i tempi. Pochi giorni fa il suo ritiro ufficiale dalla pallacanestro. Senza proferire parola con la stampa prima, senza il mondo della NBA intorno e senza troppi giri di parole. Alla TD insomma. Questo infatti l’aspetto principale del numero 21 dei San Antonio Spurs. All’esterno mai una parola fuori posto, mai una bravata al di fuori degli allenamenti, mai una richiesta eccessiva alla società in cui è cresciuto. All’interno, però, ambizione da campione, leadership leggendaria e grandissimo lavoro dietro le quinte.
Lo strano caso di Tim

Nato alle Isole Vergini dei Caraibi il 25 aprile del 1976, Tim mai si sarebbe aspettato di percorrere una carriera leggendaria con la palla a spicchi. Supportato dai genitori, il giovane atleta stava eccellendo nel nuoto dove era riuscito a rientrare, con il tempo, tra i migliori 15 di tutta l’America. Ma il destino cerca sempre di mettere il suo zampino e il 9 settembre del 1989 forma l’uragano Hugo che da li a poco creerà qualche problema a Christiansted, la cittadina in cui viveva Duncan, e soprattutto a Tim dato che viene distrutta la piscina in cui si allenava. Il caraibico è messo a dura prova poiché oltre il già citato uragano, fu costretto ad affrontare la perdita della madre il giorno prima del suo 14esimo compleanno. Cerca di sfogarsi con il nuoto ma l’oceano e la piscina non sono la stessa cosa. Rimane un campetto classico da basket, l’unico posto dove si può praticare attività fisica.
Così Timmy D inizia la sua avventura con la pallacanestro da cui non si staccherà mai più. Una volta osservato in azione, proprio contro Alonzo Mourning ai Caraibi, da uno scout NBA, la vita di Tim non fu più la stessa. Ma il destino decise ancora una volta la sua vita. Dopo aver frequentato e giocato nella Wake Forest University, Slam Duncan decise di mantenere la promessa fatta alla madre e si laureò. Entra nel draft NBA del 1997 con la reale possibilità di giocare per i Boston Celtics, squadra con il peggior record e miglior percentuale per ottenere la scelta numero uno. La destinazione non era troppo gradita dal caraibico il quale preferiva di gran lunga unirsi alla truppa di Gregg Popovich. Ma nel giorno della lotteria, la squadra che fu sorteggiata per prima fu propria la franchigia texana. Il resto lo sapete.
Il manuale della pallacanestro
Se dovessero creare un piccolo manuale in cui sono raccolte le regole del gioco e le spiegazioni dei singoli ruoli, come esempio nel capitolo dedicato alle ali grandi sarebbe citato senza ombra di dubbio Tim Duncan. Movimenti semplici, lineari, concentrazione solo sul campo e duro allenamento in palestra. Umiltà dentro e fuori dal campo. Niente social network né dichiarazioni che hanno mai suscitato scalpore nella lega. Ma soprattutto la caratteristica più importante è stata la grande capacità di capire quando cedere il ruolo di stella della squadra e diventare un leader comprimario in grado di aiutare i compagni con consigli e accorgimenti. Mai esultanze esagerate né look da stella. Timmy D pensava solo al gioco e alla sua squadra. E tutto questo lo ha sicuramente premiato: 5 titoli NBA, 2 MVP della stagione regolare, 3 MVP delle Finali e Matricola dell’Anno nel 1998. Mai nessuno come lui.

Riconoscimenti da parte di tutti
Annunciato il ritiro, il mondo della NBA si è raccolto intorno a lui. Tutti si sono fermati un attimo per scrivere il loro ricordo di TD. Scottie Pippen, ex spalla di Jordan ai Bulls, si è espresso così: “Alla fine di tutto, Tim Duncan ha giocato a pallacanestro proprio come si era concepito all’inizio. Uno dei più grandi di tutti i tempi”. Anche Nowitzki conferma l’idea generale affermando che si è ritirata l’ala grande più forte di tutti i tempi. L’MVP delle Finali scorse, LeBron James, invece ha dichiarato “Timmy D sai come mi sento, quello che hai fatto per me e per tutta l’NBA. Grazie per una carriera incredibile”. Ma il più commosso per il suo abbandono del basket è sicuramente Gregg Popovich il quale ha avuto il privilegio di poterlo allenare dal 1997 al 2016, ben 19 anni:
“Chi è cresciuto con me lo sa che se non fosse stato per Tim Duncan io non sarei qui. Ha permesso a centinaia di noi di vivere grazie alla pallacanestro senza dire mai una parola, per il solo fatto di venire ad allenarsi ogni giorno. Non è mai stato un giocatore sostituibile, sarà più difficile giocare e allenarsi sapendo di non averlo più a fianco. Lui ha sempre pensato alla pallacanestro e non è semplice. Sono certo che ascolterà delle proposte per rimanere nella lega, magari come consulente, io e gli Spurs saremo i primi a contattarlo. Spesso ci chiediamo con chi vorremmo cenare se avessimo una notte a disposizione con chiunque. La mia persona ideale sarebbe Tim Duncan, perché è la persona più reale, coerente e vera che io abbia mai incontrato in vita mia.”
L’ultimo ballo di Tim Duncan

Gara 6 giocata tra San Antonio Spurs e Oklahoma City Thunder lo scorso 12 maggio è stata l’ultima partita giocata dal Caraibico. La favola del sesto titolo e del ritiro successivo cadeva sotto i colpi di Westbrook e Durant. Allo scadere del tempo l’abbraccio significativo con l’ala piccola dei Thunder e poi sotto la doccia. Da lì in poi l’ansia per i tifosi texani è salita sempre di più. Si sognava un’ultima cavalcata magica del trio delle meraviglie Parker, Ginobili e Duncan.
Faceva ben sperare l’annuncio sul blog dell’argentino nel quale confermava una sua ultima stagione. E invece, come un fulmine al ciel sereno, Tim ha deciso di chiudere anticipatamente la sua carriera. Con una lettera saluta e ringrazia compagni e avversari, si inchina davanti ai suoi fan provenienti da tutto il mondo e lascia cadere la sua canotta sul palco. Cala il sipario sul numero 21 dei San Antonio Spurs e finisce, con molta probabilità, il ciclo di Gregg Popovich. Il lieto finale, classico delle favole, non è arrivato. Ma per tutti gli appassionati di questo meraviglioso sport, il ricordo di Tim Duncan rimarrà indelebile, indelebile come la passione che ha messo l’ala grande durante questi meravigliosi 19 anni. Grazie TD!
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