I 7 migliori film sui viaggi nel tempo

I viaggi nel tempo affascinano la mente umana da secoli, probabilmente da quando sono comparse le prime opere letterarie fantascientifiche. Il cinema non si è certo tirato indietro nel raccontare questo fenomeno, e molti sono gli esempi che ne trattano abbondantemente. Qui ne abbiamo raccolto sette dei più emozionanti; essi raccontano i viaggi nel tempo in modi molto differenti tra loro. Alcuni lo trattano in maniera più complessa, altri con meno pretese, ma la tematica, comunque, rimane una grande attrattiva per scrittori e cineasti.

 

Frequency – il futuro è in ascolto (2000)viaggi nel tempo frequency

Cominciamo con uno dei più peculiari, Frequency, diretto da Gregory Hoblit (Il caso Thomas Crawford). Peculiare perché in questo film le due dimensioni temporali piuttosto che scambiarsi i personaggi li mettono in comunicazione fra loro. Jim Caviezel è un poliziotto che ha perso il padre (Dennis Quaid) nel 1969, mentre svolgeva il suo lavoro di vigile del fuoco. Dopo esattamente trent’anni ritrova una vecchia radio che dopo alcune vicissitudini e l’aiuto di una tempesta solare riesce miracolosamente a metterlo in comunicazione con il passato, con suo padre prima che accada il fattaccio. La scena del riconoscimento reciproco vale la visione. Da qui il film vira sul thriller, poiché il poliziotto Caviezel è sulle tracce di un serial killer di infermiere, e la seconda parte della pellicola si impernia su una serie di azioni e colpi di scena che coinvolgono entrambe le dimensioni temporali.

In definitiva un film dal sapore molto vintage, avvincente, con un ruolo cruciale affidato ad un’imprescindibile icona americana, il baseball.

 

Source code (2011)

Source-Code viaggi nel tempo

Passiamo ad un altro film molto interessante e anch’esso a suo modo peculiare, Source Code. Questo film strizza l’occhio alla fantascienza ed è realizzato da Duncan Jones, figlio della popstar David Bowie. In questo caso l’espediente che dà vita al viaggio nel tempo è ancora più sofisticato di Frequency. Nell’ambito di un’operazione anti-terroristica del governo americano, Jake Gyllenhaal si ritrova a vivere sempre gli stessi ultimi otto minuti di vita nei panni di un’insegnante, prima che il treno su cui viaggiava prima di morire esploda.

Il protagonista è un pilota dell’aeronautica, selezionato per questa missione sperimentale; grazie ad un congegno, chiamato appunto codice sorgente, è possibile sfruttare la capacità del cervello di continuare ad emettere impulsi dopo il decesso, creando una linea temporale alternativa (ma solo per otto minuti). In questo lasso di tempo  Gyllenhaal dovrà sgominare l’attentatore del treno, il quale ha tutta l’intenzione di mettere in atto un piano ancora più funesto a Chicago. La soluzione narrativa che porta alla conclusione è ben architettata, così come il ritmo del film.

 

Ritorno al futuro (1985)marty-mcfly-ritorno-al-futuro-hill-valley viaggi nel tempo

Come non citare la grande opera cult di Robert ZemeckisBTTF, come lo chiamano gli appassionati, ha dato vita a un vero e proprio culto della trilogia intera; in tutto il mondo Marty McFly è un’icona così come la DeLorean che lo porta in giro nel tempo. Qui vogliamo soffermarci sul primo dei tre capolavori, quello in cui McFly alias Michael J. Fox si ritrova catapultato nel 1955 a causa di uno strampalato esperimento del suo amico Doc (Christopher Lloyd); la celeberrima macchina dall’inconfondibile design sfreccia sull’asfalto del Twin Pines Mall a 88 miglia orarie e riporta indietro l’orologio di trent’anni. Lo sbarco in questo straordinario decennio di Marty è semplicemente storia del cinema, sulle note di Mr. Sandman; durante il soggiorno farà innamorare per sbaglio la madre (Lorraine) compromettendo la sua stessa nascita. Dovrà fare di tutto per convincere il padre, timido e introverso, ad invitarla al ballo.

Si può annoverare Ritorno al futuro tra i film che meno cercano di giustificare scientificamente il viaggio nel tempo. Zemeckis non aveva nessuna pretesa di realismo nel realizzare la sua opera, che pure rimane godibilissima a trent’anni di distanza. Da non perdere i sequel.

Piccola curiosità: nella scena in cui Marty si sveglia in casa di Lorraine si ritrova nudo nel letto, la madre con fare civettuolo gli si avvicina chiamandolo Levi Strauss, avendolo letto sull’elastico delle mutande di Marty. In realtà nella versione originale il nome sulle mutande era Calvin Klein, ma gli adattatori decisero di cambiarlo poiché da noi il famoso stilista americano era ancora sconosciuto.

 

Midnight in Paris (2011)owen-wilson-midnight-in-paris-scena-film viaggi nel tempo

Tra le tante interpretazioni del viaggio nel tempo ne esiste una del grande e prolifico Woody Allen. Si tratta di Midnight in Paris, una delle opere più riuscite del cineasta statunitense. Vincitrice dell’Oscar per la migliore sceneggiatura, questo film vede Owen Wilson che interpreta uno sceneggiatore con velleità di letterato, in vacanza a Parigi. Durante una passeggiata notturna si perde fra i vicoli della Ville Lumiére. Allo scoccare della mezzanotte gli si avvicina un veicolo d’epoca e come d’incanto il protagonista si ritrova nella Parigi degli anni Venti; si imbatte in tutti i grandi intellettuali che la popolavano a quel tempo: Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Gertrude Stein, Picasso, Dalì. La caratterizzazione di questi personaggi è fenomenale, come anche l’atmosfera onirica che Allen riesce ad evocare.

In Midnight in Paris Allen non parla tanto del viaggio nel tempo quanto della fascinazione che il passato opera. Ognuno di noi, che siano i propri vent’anni o un’epoca di cui è innamorato, ritiene che l’epoca migliore sia diversa da quella che vive nel momento contingente. E il protagonista se ne accorge conoscendo e innamorandosi di una splendida Marion Cotillard. Senza dubbio uno dei più eleganti e immaginifici inni a Parigi che esista.

 

Déjà vu – corsa contro il tempo (2006)val-kilmer-erika-alexander-elden-henson-deja-vu-scena viaggi nel tempo

Torniamo sulle orme di Source Code. Qui ci troviamo di fronte a un altro fanta-action dalla robusta e incalzante struttura narrativa, in cui la tematica terroristica viene piegata ai fini della trama d’azione. Il regista di Déjà vu è l’indimenticato Tony Scott padre di Top Gun, il quale stavolta non si fa trascinare dall’estetica dell’aeronautica bensì si appresta ad indagare i misteri dei viaggi spazio-temporali. Denzel Washington è un agente incaricato di indagare sull’esplosione di un battello. Per fare ciò viene affiancato a Val Kilmer, dell’FBI. Sarà lui a mostrargli un’apparato tecnologico di ultima generazione, in grado di registrare tutti gli eventi passati.

Sul momento sembra non avere sospetti, ma di fronte alla possibilità di indagare ogni luogo e ogni evento Washington capisce che non si trova di fronte a una semplice ripresa ma a una porta spazio temporale. Infatti puntando un laser verso lo schermo i soggetti vengono distratti. Anche qui il protagonista viene chiamato a cambiare il corso degli eventi scongiurando l’esplosione del battello e l’assassinio di una ragazza. Il ritmo frenetico rende questa pellicola un action in piena regola, nobilitato da quegli espedienti che riconducono alla sensazione di reale déjà vu e sfasamento temporale.

 

Men in Black 3 (2012)will-smith-men-in-black-3-michael-stuhlbarg viaggi nel tempo

Il terzo episodio della trilogia ideata da Barry Sonnenfeld è anche uno dei più riusciti. Men in Black 3 è l’unico della saga che parla del viaggio nel tempo. Esso mostra dei lati più maturi rispetto ai primi due, come la riflessione sullo spazio-tempo e il suo valore filosofico, pur mantenendo i toni fortemente comici e fumettistici. In molti film che stiamo analizzando, infatti, il viaggio nel tempo è quasi sempre un viaggio dentro se stessi. È un’esperienza paranormale che tuttavia porta a nuove scoperte personali o quantomeno aiuta a traghettare i protagonisti verso una risoluzione positiva. Men in Black 3 non è da meno.

In questo capitolo Will Smith (il famoso agente J) perde il proprio fidato compagno Tommy Lee Jones (K). La causa è un bestiale boglodita, aiutato da una frattura spazio-temporale. Per riportarlo in vita J dovrà tornare nel 1969 (data che troviamo anche in Frequency) lanciandosi dall’Empire State Building. La velocità assunta nel precipitare unita a un congegno alieno lo farà tornare nella data selezionata. Una soluzione molto in stile Ritorno al futuro, ma comunque originale.

J a questo punto dovrà fare di tutto per impedire al boglodita di ammazzare K, e nel farlo si imbatterà nella Factory di Andy Warhol, il quale altro non è che un agente dei MiB travestito. Gli avventori e gli artisti della Factory invece sono prevalentemente alieni. Una menzione speciale la merita Griffin, adorabile Arcaniano che riesce a vedere interiormente ogni futuro possibile, compreso ogni suo rivolgimento dovuto a eventi del momento presente.

Anche in questo film gioca un ruolo cruciale il baseball, nella fattispecie i New York Metz. Sembra dunque che esistano dei veri e propri stilemi nel cinema statunitense quando si parla di viaggi nel tempo. Come se il baseball, per loro, segnasse lo scorrere del tempo.

 

Mr. Nobodyjared-leto-mr-nobody-nemo-scena viaggi nel tempo

Finiamo in bellezza con questa intricata e complessa opera. Ok, Mr. Nobody non parla di veri e propri viaggi nel tempo, almeno tradizionalmente intesi. Ma in un ambito di film tradizionali che hanno elevato il viaggio nel tempo ad un classico, come quelli citati finora, Mr. Nobody rappresenta un esempio completamente fuori dagli schemi, in quanto il viaggio nel tempo lo fa fare quasi allo spettatore piuttosto che ai protagonisti. Alcuni elementi di continuità possiamo trovarli anche in questa originalissima pellicola. La teoria delle stringhe, come anche il butterfly effect, hanno influenzato molto la più recente cinematografia. E infatti anche in Mr. Nobody vengono prese in esame queste tematiche.

In questo film Nemo Nobody è l’ultimo dei mortali presenti sulla terra, in un futuro molto in là. All’età di 93 anni ripercorre in maniera sconnessa il suo passato, il quale si articola su più livelli spazio-temporali. Lo snodo di questi livelli è rappresentato dal treno transitante in una stazione ferroviaria. Qui Nemo bambino può effettuare delle scelte che lo porteranno verso un futuro o verso un altro. Verso una vita con la madre o con il padre, i quali si separano. Ma il punto è che ogni vita parallela si dipana in una serie di filoni spazio-temporali distinti. Per tutto il film non si capisce quale sia il futuro realmente accaduto, neanche il Nemo di 93 anni ricorda bene il suo passato.

Un film surreale che trasporta lo spettatore letteralmente tra le pieghe cronologiche della vita, mettendo a nudo la capacità delle scelte compiute di cambiarne lo sviluppo. Se non è viaggio nel tempo questo…

 

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Mario Macchioni

Nato a Roma nel 1992, consegue studi classici ad Anzio e attualmente frequenta un corso di laurea di secondo livello in Storia e politica internazionale, presso l'Università di Roma Tre. Scrive per Wild Italy dal 2015, la sua aspirazione più grande è lavorare scrivendo e divertendosi, con il costante obiettivo di cambiare prospettiva. COLLABORATORE SEZIONE POLITICA E SEZIONE CINEMA

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