Barbara D’Urso ha vinto (ed è giusto così)!

Scriviamo questo pezzo coscienti che alla speranza non ci sia mai fine, augurandoci che prima o poi le cose possano cambiare. Ma, per ora, dobbiamo arrenderci: Barbara D’Urso ha vinto! Lo dobbiamo dire con forza, senza ritegno, senza paura, senza cadere nella facile ironia.

I casi di cronaca come una scatola di cioccolatini

La signora del pomeriggio televisivo su Canale5 è ripartita lo scorso 4 settembre con il suo programma più celebre, Pomeriggio Cinque, dove ogni giorno condisce nello stesso piatto cronaca nera, polemiche sciatte e qualche dibattito frivolo da click facile sui social. La formula funziona, è collaudata. Anche quest’anno Barbara D’Urso è riuscita a confezionare un programma che scorre, dove si propone il tutto e il contrario di tutto, mescolando lacrime e orrore alla superficialità più totale con disinvoltura.

E’ sempre bello vedere che la regina di Canale5 (dopo Maria De Filippi) utilizzi i casi di cronaca come una scatola di cioccolatini: li scarta, li mastica, li assapora bene e, se non particolarmente appetitosi, li getta via senza pietà. La sua trasmissione è un continuo rimestare da un caso all’altro: non importa che sia una sparizione o un omicidio. Lei ha sempre pronta la formula giusta, composta da inviati sparsi in giro per l’Italia (anche nelle campagne più remote), servizi con titoli roboanti e montaggi da far rabbrividire la commedia horror.

Mentre conduce e, con aria sempre più tronfia, annuncia servizio dopo servizio, si vede chiaramente il suo cinismo, la sua finta empatia, la sua rincorsa spasmodica verso la paura e l’urlo. Poche come lei sono riuscite a far uscir fuori e far crescere i peggiori sentimenti nascosti del pubblico.

Un modello televisivo che nessuno vuole davvero scalfire.

Ma di lei si è detto e si è scritto molto. Quello che sconvolge è il prodotto offerto dalla concorrenza, in questo caso su RaiUno, con La Vita in Diretta, quest’anno condotta da Marco Liorni e Francesca Fialdini. Lui più sciolto nella conduzione vista l’esperienza delle passate edizioni; lei molto emozionata e impacciata, ma capace di accorciare i silenzi imbarazzanti di Liorni, il quale tace quando non sa cosa dire.

Ora non è questo il punto, ma l’offerta proposta dalla trasmissione: in tutto e per tutto è una (brutta) copia della D’Urso. Forse sbiadendo qualche eccesso, silenziando qualche urlo in studio, inserendo un po’ di moderazione a certi contenuti, ma tutto il resto è fedelmente uguale, senza distinzione. I casi di cronaca, l’identikit di un (presunto) assassino fatto in diretta, la lotta contro le truffe, l’intervista al “vip”. Tutto identico. Non c’è un gioco, non c’è sperimentazione, nessun rischio. Gli stessi ospiti, le stesse parole, le stesse omelie e pensieri benpensanti da parte degli opinionisti.

Per questo Barbara D’Urso ha vinto: perché è riuscita ad imporre un modello televisivo che nessuno vuole davvero scalfire. Perché ha rotto ogni tabù circa la morbosità e il cinismo. Per non parlare del pudore. Ecco, pudore. Termine questo sconosciuto alla tv del pomeriggio.

 

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Simone Piloni

Studia Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma Tre e ha scritto, fin dall’età di 17 anni, in vari giornali locali. Da qualche anno è rimasto folgorato dall’ambiente radiofonico e non se ne è più andato. Conduce ogni settimana un programma di attualità ed interviste su RadioLiberaTutti.it . REDATTORE SEZIONE POLITICA.

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