Brancher si dimette

Era ora: il Ministro usa e getta, dopo 17 giorni, ha rimesso nelle mani del Presidente della Repubblica le sue deleghe (domanda: quali?) e si è dimesso. Sicuramente  si tratta di una vittoria della democrazia. Siamo riusciti a liberarci di un Ministro senza uno scopo preciso, che ci costava ed era inutile a tutti; beh, non proprio a tutti.

A se stesso Brancher era utilissimo: sperava di poter usufruire del legittimo impedimento, ma non ha usato la stessa creatività di Berlusconi. Infatti, mentre Berlusconi ci propina fandonie sui suoi processi con una certa fantasia (fantasia in grado di convincere molti che davvero non può presentarsi in tribunale perché è extra impegnato), Aldo Brancher si è comportato con una spudoratezza che non abbiamo mai visto; neppure le puttane nei palazzi del premier sono arrivate a questo livello. Non c’è stato neanche il tentativo di nascondere il fatto che Brancher era Ministro per salvarsi da beghe giudiziarie che lo avrebbero portato in carcere.

Ma per una volta l’atmosfera di impunità generale che sovrasta l’Italia si è incrinata e la voce pubblica gli ha impedito di saltare i suoi processi. E così è finita che Brancher doveva organizzare un Ministero senza uno scopo preciso e non poteva usare il legittimo impedimento, suo unico obiettivo.  L’uomo che è diventato Ministro solo per schivare i suoi processi così si è dimesso ed anche questa storia è finita bene. Ora resterà parlamentare, ma è degno di essere parlamentare un uomo che ha passato 3 mesi in carcere per finanziamento illecito ad un partito e falso in bilancio? Un uomo che è accusato con la moglie nel processo di aver fatto parte della scalata Antonveneta e di aver intascato 300.000 euro?  Siamo seri, possiamo accontentarci che quest’uomo si dimetta solo da Ministro?

Alle opposizioni basta, ma a me personalmente no.

GIORGIO MANTOAN

 

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