Calcio, italiane fuori dall’Europa: i perché di un flop

Per trovare una situazione simile, bisogna tornare addirittura a quindici anni fa, più precisamente alla stagione 2000/2001, ultima volta in cui nessuna squadra italiana era riuscita ad accedere ai quarti di finale delle due massime competizioni UEFA, la Champions League e l’Europa League (allora chiamata Coppa Uefa). A dire addio alla “coppa dalle grandi orecchie“, sono state Roma e Juventus, mentre Lazio, Fiorentina e Napoli, sono uscite dalla porta secondaria. Ecco l’analisi del flop.aguero 1 cap

FLOP: ADDIO PODIO UEFA.

Doveva e poteva essere l’anno dell’aggancio al terzo posto nel ranking UEFA, occupato dall’Inghilterra, e che avrebbe permesso all’Italia, a partire dalla stagione 2017/2018, di riavere 4 squadre in Champions League; il distacco di tre lunghezze che separa il bel paese dagli inglesi, però, è destinato a salire, visto l’approdo ai quarti di Liverpool e Manchester City, rispettivamente in Europa League e Champions, con i reds impegnati contro la favorita, il Borussia Dortmund, mentre e i citizens se la vedranno con il PSG di Ibra e Cavani. Il discorso sorpasso è dunque rimandato di qualche anno; se ne riparlerà, infatti, non prima del 2019.

VINCE CHI PIU’ SPENDE?

Se dobbiamo confrontare le squadre di casa nostra con quelle inglesi, è giusto che si faccia presente il discorso legato alle quasi infinite possibilità economiche di cui i club d’oltremanica godono, viste le enormi entrate garantite dai diritti tv. Inoltre, se si prende in esame il Manchester City, tra l’altro rivale nella Juve nei gironi di Champions, bisogna tener conto degli investimenti, a tratti folli, fatti dagli sceicchi negli ultimi anni, che finalmente sembra abbiano ripagato, grazie al primo storico approdo dei blues tra le prime 8 d’Europa.

Tuttavia, va riconosciuto come nonostrante la Juve non avesse le possibilità economiche dei principali top team, abbia di fatto sfiorato l’impresa sul campo del Bayern Monaco, restando in partita fino a due minuti dalla fine. Se però per il City, la legge del “vince chi più spende” sembra possa funzionare, per le altre inglesi non si può dire lo stesso. Lo United infatti, che aveva condotto una campagna trasferimenti estiva quasi faraonica, ha dovuto prima dire addio ai gironi di Champions, per poi abdicare anche in Europa League, perdendo il derby d’Inghilterra contro un’altra anglosassone, il Liverpool; mentre Arsenal e Chelsea hanno capitolato con Barcellona e PSG.

L’unico rimpianto d’oltremanica, resta quello del Tottenham, squadra del nord di Londra che, a differenza delle principali compagini, ha adottato una strategia diversa, puntando sui giovani e rinunciando a spese folli. Gli spurs però, per provare a vincere la Premier League, hanno di fatto rinunciato all’Europa League, villareal hamsikschierando le riserve nel doppio confronto con il Dortmund, subendo un passivo di 5 a 2.

MENTALITA’ SPAGNOLA(VINCENTE).

E’ difficile e ipocrita dunque attribuire tutte le colpe al gap economico fra le squadre di casa nostra e i club inglesi, mentre è più logico e giusto parlare di differenza di mentalità. Qui troviamo un gap ben più vistoso ed evidente con le compagini spagnole, soprattutto in Europa League, dove la Spagna la fa da padrona con Bilbao, Villareal e Siviglia ai quarti, e con gli andalusi reduci dal doppio successo finale, nel 2014 e nel 2015. Queste tre storiche realtà, nonostante non fatturino come Real, Bayern e Barça, riescono spesso e volentieri ad ottenere buoni risultati in campo europeo, di frequente ai danni delle nostre – vedi l’eliminazione del Napoli per mano proprio del submarino amarillo (Villareal). Il raggiungimento della finale nel 2012 dei baschi del Bilbao, persa tra l’altro contro l’Atletico Madrid, ormai costantemente fra le prime 8 in Champions, è senz’altro l’ennesimo segnale che questo dominio parta da lontano.

Proprio la sfida tra gli azzurri di Sarri e i gialli di Valencia, andrebbe presa con le molle e analizzata; ma ciò che più balza agli occhi, e che di fatto è costato l’uscita al Napoli, è stato l’eccessivo turn over utilizzato dal tecnico ex Empoli – fuori Higuain, Albiol, Hamsik ed Insigne – nella sfida d’andata, persa per 1-0 al Madrigal, con il Villareal in campo con i suoi migliori 11. Turn over eccessivo, quello usato anche da Sousa per la sua Fiorentina, nonostante la differenza di qualità evidente con il Tottenham. Si può parlare, invece, di arakiri in casa Lazio, con il suicidio tattico di Pioli e i problemi spesso extracalcistici che circondano l’ambiente capitolino e che hanno consegnato i quarti allo Sparta Praga, nel doppio confronto degli ottavi con i biancocelesti.

Insomma, lo snobbare le competizioni europee, pensiero più che provinciale che spesso sposa le idee di molti tecnici nostrani, ha avuto un peso importante nella debacle italiana, per lo meno nell’Europa League, torneo più accessibile rispetto alla Coppa Campioni e, quindi, più agevole per la conquista di punti nel ranking.

CI SALVINO LE IDEE.spalletti-12

La possibile speranza di riavere il quarto posto in Champions, o quanto meno qualche squadra ai quarti, resta nelle idee e nei progetti che stanno provando a portare avanti le società italiane, come la Juve, il Napoli e la Roma, principali indiziate, vista la classifica attuale di Serie A, ad approdare nell’Europa “che conta” nella prossima stagione. La Juve si è ritrovata e si tiene stretta Allegri; il Napoli propone un calcio moderno, collaudato e dinamico, grazie anche alla scelta coraggiosa di affidare la panchina a Sarri, e alle gesta del titano Higuain; la Roma spallettiana 2.0, invece, se verrà aiutata dagli investimenti della proprietà americana, potrà togliersi delle soddisfazioni internazionali, vista la buona impressione avuta contro il Real Madrid.

Insomma, ci salvino le idee.

 

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Nicolò Savini

Diplomato al "Liceo Scientifico Statale Louis Pasteur" di Roma, studia Scienze della Comunicazione a Roma Tre. Ama lo sport, in particolare il calcio, la musica e il cinema. E' redattore di News24Italy, occupandosi della sezione dedicata al calcio. COLLABORATORE SEZIONE SPORT

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