Caos Giunta Raggi: la pietà di Nettuno

Di una cosa siamo certi: che tutta Italia conosca Paola Muraro. Non c’è edizione di tg, giornale cartaceo o sito web che non “apra” o parli dell’assessore all’Ambiente di Roma, fino a due mesi fa sconosciuta ai più e oggi diventata perno insostituibile di Virginia Raggi e delle cronache quotidiane.

La sindaca di Roma è stata – infatti – irremovibile e l’ha ripetuto anche nel video che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook: Paola Muraro non si può sostituire o almeno fino a quando i pm faranno sapere qualche notizia in più sulla sua indagine. Anche il Direttorio (quale?) ha dovuto cedere: Paola non si tocca!

Concetto che ha anche ripetuto Beppe Grillo da Nettuno con altre parole. Ora, qualche maligno potrebbe chiedersi: ma cos’ha di speciale questa Muraro che non può trovarsi anche in altre figure? Perché questa anonima ex consulente dell’AMA dovrebbe avere tutto questo potere di mettere in imbarazzo una forza politica che ambisce al governo del Paese? Non si sa.

Ma il meglio della storia arriva nella tarda serata di ieri: 24 ore di riunione permanente, Di Battista che rinuncia ad una data del tour “Coast to Coast”, i post di Roberta Lombardi, gli occhi lucidi di Di Maio, il volto emaciato di Fico (tutte ricostruzioni uscite sui quotidiani di oggi) per poi partorire un videoclip (tra l’altro montato maluccio) e la richiesta di pietà al proprio elettorato a Nettuno. Il movimento politico che ha conquistato la Capitale col 68% dei consensi, ha uno dei suoi problemi politici più importanti proprio a Roma e, anziché chiarire i fatti sotto al Campidoglio, li chiarisce a 40 chilometri, in una piazza neutra e che poco sa di questi problemi. Un capolavoro.
E poi a spiegare tutto non è il sindaco della città, Virginia Raggi, ma il fondatore e il Direttorio che lei ha tanto snobbato. Non c’è altro da aggiungere: Raggi asserragliata nel Palazzo e il Direttorio nazionale in esilio (quello romano, invece, dov’è finito?).

LA PIAZZA DI NETTUNO

Nettuno – famosa per il suo grazioso borgo antico e la conformazione urbana folle, tale da far impazzire qualunque automobilista – è diventata, d’un tratto, il luogo della redenzione pentastellata, degna di avere le aperture di tutti i mezzi d’informazione.

Il comizio è parso molto simile a quello di un comico che sbaglia uno spettacolo e poi costretto a rimediare con i classici di repertorio. Apre Grillo con la consueta sparata contro la stampa e contro il sistema che si vendica con loro, per neutralizzarli. «Dovremo avere paura quando parleranno bene di noi, non viceversa. Italiani!», così chiosa l’ex showman ligure. Il quale, in un altro passaggio, ammette che hanno fatto qualche «cazzatina», ma sempre in buona fede (ce lo assicura lui).

Arriva poi Di Maio, l’intervento più atteso. Il Churchill del XXI secolo, al quale non possiamo rinunciare. «Sono qui per parlare a voi, senza intermediari, grazie per gli applausi!». Il programma di Rai Tre, Politics (al quale era invitato martedì sera), per quanto fosse una trasmissione noiosissima, è troppo per il vicepresidente de noialtri: lui parla senza intermediari, alias senza filtri o un minimo di contraddittorio, quale un giornalista. «Quando mi sono arrivati gli sms e la mail (ergo conferma le ricostruzioni giornalistiche tanto disprezzate ndr) ho confuso la possibile iscrizione nel registro degli indagati dopo gli esposti dell’ex ad di Ama Fortini con le nuove indagini. Chiedo scusa». Ovazione.

A noi sinceramente viene un po’ da piangere. Luigi Di Maio è il responsabile Enti Locali e incoronato dalla stampa d’apparato (stavolta va bene) come candidato premier per il Movimento Cinque Stelle. Ci vuole far credere che riceve una mail così esplosiva dalla Taverna e non verifichi o chieda chiarimenti a chi di dovere? Davvero dobbiamo pensare che il vicepresidente della Camera sia un fesso, colpevole di errori cosi superficiali e grossolani?

E questo sarebbe il candidato alla presidenza del consiglio?

LE REAZIONI DELLA GENTE

Vedendo le interviste ai partecipanti all’iniziativa, realizzate dagli inviati delle varie emittenti televisive a Nettuno, e anche i commenti sotto i video dei live Facebook, traspare che oramai il “popolo” del CinqueStelle è entrato perfettamente in una vecchia e conosciuta logica di pensiero. Venera i suoi rappresentanti e a loro affiderebbe anche la loro vita, senza batter ciglio.

Alle telecamere e sui commenti di Facebook è tutto un “ci stanno facendo fuori i poteri forti” (quali?), “le Olimpiadi” (?), “Virginia vai avanti”, “Se so’ magnati sto Paeseee!”. Nessuno che obietta loro il fatto che si siano messi proprio loro in mezzo ai pasticci: avrebbero potuto spiegare subito la loro posizione di voler aspettare ulteriori dettagli sulla Muraro prima di defenestrarla e la questione si sarebbe chiusa lì. Stavolta Malagò e Renzi c’entrano ben poco.

IL NODO POLITICO

La vera questione che i Cinque Stelle non hanno ancora affrontato, ma che dopo Quarto e Parma dovranno fare, è il loro rapporto con la giustizia. La Raggi e la Muraro (assieme al Direttorio) hanno mentito e traccheggiato perché non sapevano come comportarsi persino davanti ad uno spiffero di indagine o di avviso di garanzia. Se lo chiarissero, queste isterie svanirebbero all’istante.

P.s.: caro Di Maio, una domanda: sulla Muraro potevano essere indagini pretestuose, innescate da denunce fatte da parte di Fortini (ex AMA), che dovevano essere sviscerate; e per Pizzarotti – sindaco di Parma, indagato per le nomine al teatro Regio, dopo un esposto del PD – non vale lo stesso principio?

 

Simone Piloni

Studia Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma Tre e ha scritto, fin dall’età di 17 anni, in vari giornali locali. Da qualche anno è rimasto folgorato dall’ambiente radiofonico e non se ne è più andato. Conduce ogni settimana un programma di attualità ed interviste su RadioLiberaTutti.it . REDATTORE SEZIONE POLITICA.

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