12 case di pittori da visitare, sulle tracce di grandi maestri della storia dell’arte

Spesso il luogo in cui un artista ha vissuto può dirci molto della sua persona e della sua opera. Ecco perché vi segnaliamo 12 case abitate in momenti diversi della loro vita da alcuni dei più grandi pittori del passato, tutt’oggi visitabili

 

 

La Casa Azul di Frida Kahlo a Coyoacán

case pittori da visitare

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Foto di Miguel Tovar per www.museofridakahlo.org.mx

 

È nella sua “Casa Azul” (casa blu) di Coyoacán, un sobborgo di Città del Messico, che Frida Kahlo nacque il 6 luglio 1907, si trasferì con il marito Diego Rivera nel 1940 e le sue ceneri sono oggi conservate. Alla morte di Frida nel 1954 fu Rivera a volere che la casa potesse essere un luogo di pubblico accesso. Il che avvenne nel 1958, un anno dopo il suo decesso, con l’apertura da parte del governo di quello che a tutt’oggi è il museo Frida Kahlo. Le pareti blu maya (da cui il nome della casa), le sale disposte su due piani, i cortili interni dove Frida teneva le scimmiette, i cani e i pappagalli che vediamo in alcune sue opere, caratterizzano la casa di famiglia dell’iconica pittrice messicana.

Qui, l’artista visse tormenti e dolori ma anche il proliferare del suo amore per la pittura. Diciottenne, Frida subì infatti un gravissimo incidente a bordo di un autobus che la costrinse a lunghi anni di riposo forzato nel suo letto, con tanto di busto ingessato. Una situazione che, spinta dalla noia e dalla solitudine, la portò a dipingere incominciando a dedicarsi a una serie di memorabili autoritratti. Nella coloratissima casa museo di questa pioniera del femminismo e ambasciatrice della cultura messicana, i visitatori possono dare un’occhiata agli scritti dei personaggi internazionali che scrivevano a Frida e Diego e agli oggetti personali dei due pittori. Ma soprattutto, hanno modo ammirare alcune delle opere più importanti di Frida, come anche quelle di altri artisti quali José María Velasco, Paul Klee, Marcel Duchamp e Yves Tanguy.

 

 

La casa di Gabriele Münter e Vasilij Kandinskij a Murnau am Staffelsee

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Fonte foto: www.muenchen.de

 

Sembra uscita da un libro di fiabe la casa in cui Gabriele Münter visse con il compagno Vasilij Kandinskij dal 1909 al 1914 (e poi ancora senza di lui dal 1931 fino alla morte). La pittrice espressionista tedesca comprò la proprietà a Murnau am Staffelsee – in Alta Baviera – nel 1909, e con Kandinskij la arredarono, sistemarono il giardino e decorarono da sé i mobili dipingendoci sopra. La casa stessa ma anche i dintorni di Murnau am Staffelsee furono per entrambi i pittori una forte fonte di ispirazione, tanto che spesso ne ritrassero la chiesa, il castello o le montagne. Ma soprattutto, è in quel periodo che Kandinskij cominciò a sviluppare interesse verso l’astrazione, sperimentando forme e colori.

Si dice che il “Der Blaue Reiter Almanach” fu concepito proprio qui. Col soprannome di “Russenhaus” (“la casa dei russi”), questa proprietà fu luogo di incontro per artisti e musicisti. Aperta al pubblico dopo un restauro nel 1998/99 per riportarla alle sue condizioni originali del periodo 1909-1914, la “Münter Haus” oggi è adornata con dipinti, stampe, pittura su vetro e con i deliziosi mobili decorati dai due artisti.

 

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La casa di René Magritte a Bruxelles

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Fonte foto: www.magrittemuseum.be

 

È nella casa di Rue Esseghem, a Bruxelles, che il pittore belga surrealista René Magritte trascorse 24 anni della sua vita, dal 1930 al 1954. Un luogo affascinante per chi voglia indagare vita e arte dell’artista, aperto al pubblico nel 1999 con il titolo di René Magritte Museum. Presa la decisione di dar vita al museo, ci vollero tuttavia sei anni per restaurare l’edificio, trovare l’arredamento originale e scovare gli oggetti personali ormai dispersi dell’artista. A tal fine, si dimostrarono di grande aiuto foto d’epoca e testimonianze varie, che condussero a ricreare gli ambienti per come furono quando Magritte vi dimorava.

Si tratta della casa in cui René e la moglie Georgette vissero più lungo, tanto che è proprio tra le sue pareti che il pittore dipinse metà delle sue opere e una buona parte dei suoi capolavori. Insieme ai suoi amici il surrealista amava qui riunirsi e organizzare attività. Vi stabilì il suo studio e una piccola impresa di pubblicità (lo Studio Dongo). Oggi, al piano terra è conservato l’appartamento in cui Magritte visse, mentre su altri due piani è esposta la collezione magrittiana, sempre più ampia anno dopo anno tra disegni, lavori pubblicitari o poster cinematografici. Oltre 400 documenti d’archivio, foto, oggetti e opere originali che descrivono l’evoluzione della sua arte sono qui conservati. È dal 2006 inoltre che il museo ospita mostre su artisti surrealisti o astrattisti.

 

 

La casa e i giardini di Claude Monet a Giverny

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Fonte foto: fondation-monet.com

 

Dopo i parigini Musée d’Orsay, Musée de l’Orangerie e Musée Marmottan Monet, c’è almeno un’altra tappa legata a Claude Monet che non bisogna assolutamente perdere in Francia. Parliamo della casa in cui il celebre e amatissimo pittore impressionista scelse di spendere ben 43 anni della sua vita, dal 1883 al 1926. Questa si trova in Normandia, nel villaggio di Giverny, e oggi ospita la Fondation Claude Monet.

Attratto dalla quiete idillica della sua campagna dove «la luce era unica: non si trova uguale in nessun’altra parte del mondo», Monet qui comprò un casolare così da poter finalmente portare a compimento il suo sogno di realizzare un parco ornamentale intorno alla sua dimora, a cui dedicarsi in prima persona in quanto appassionato di giardinaggio, e che divenne una fondamentale fonte di ispirazione per molti dei suoi capolavori. Per sua volontà, la casa del pittore che possiamo oggi visitare è dipinta di rosa e verde, con stanze interne altrettanto colorate quali la cucina azzurra o la sala da pranzo gialla, per non parlare del salone-atelier tappezzato di quadri.

Ma è soprattutto nel vasto giardino definito Clos Normand che lo stupore e la meraviglia avvolgono i visitatori. Archi metallici e sentieri accolgono la bellezza sontuosa, ricca di luci, colori e profumi di un trionfo di fiori più e più volte dipinto da Monet, che si ha quindi l’impressione di conoscere già prima ancora di mettere piede nel giardino del pittore.

Attraverso un passaggio sotterraneo, si giunge poi al luogo più visitato e stupefacente della proprietà: il Jardin d’eau, dove spicca lo stagno delle ninfee, costruito artificialmente da Monet sfruttando la confluenza del fiume Epte nel territorio di Giverny. È qui che il pittore si dedicò per anni alle sue celebri serie delle ninfee e del ponte giapponese, ancora presente col suo verde brillante. Si respira un’atmosfera orientale ricreata grazie a un’attenta scelta di piante quali bamboo, alberi di acero o salici piangenti. Monet era così fiero del suo Jardin d’eau, che amava ricevervi gli ospiti e passare ore a contemplarlo.

 

 

La casa studio di Georgia O’Keeffe ad Abiquiu

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Fonte foto: artistshomes.org

 

Una porta del patio attrasse così tanto la sua attenzione da portarla a dipingerla una ventina di volte e più. Gli alberi di pioppo, che crescevano nella Chama River Valley sotto lo studio, furono il soggetto di oltre due dozzine dei suoi dipinti. Basterebbero questi accenni per far comprendere l’importanza rivestita nella produzione di Georgia O’Keeffe dalla sua casa di Abiquiu, nello stato del New Mexico.

È nel 1949, alla morte del marito Alfred Stieglitz, che Georgia O’Keeffe vi si trasferì rimanendovi fino al 1984. Una casa dell’era coloniale spagnola che la pittrice statunitense adorò fin da quando la vide la prima volta negli anni ’30, riuscendo ad acquistarla solo nel 1945 per poi impiegarvi quattro anni di amorevole restauro con l’aiuto dell’amica Maria Chabot. La O’Keeffe ne amava i giardini così come la famosa Black Door. Visitando questa casa e studio, si può percepire l’amore e il tempo che l’artista vi dedicò.

 

 

La casa-museo di Giorgio de Chirico a Roma

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Foto di Silvio Mencarelli per www.fondazionedechirico.org

 

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Fonte foto: www.roma-artigiana.it

 

Al n°31 di Piazza di Spagna a Roma, i tre piani superiori del Palazzetto dei Borgognoni hanno ospitato per gli ultimi 30 anni della sua vita il pittore metafisico Giorgio de Chirico, insieme alla seconda moglie Isabella Pakzswer Far. Aperta al pubblico dal 1998, questa casa-museo ha subito un filologico lavoro di restauro di stanze e arredi, per far riemergere lo stile di arte e vita dell’artista. Dagli ambienti sontuosi del piano principale – luogo di incontri e ricevimenti – a quelli più intimi con le camere da letto e lo studio di de Chirico, fino alla terrazza in cui il pittore amava riposare posando lo sguardo su Roma. Dipinti e sculture vogliono far conoscere ai visitatori temi e soggetti del pittore secondo un percorso ben preciso.

Giorgio de Chirico scelse questa centralissima casa dopo un lungo girovagare in Europa così da poter trovarsi nel cuore artistico e culturale della città. Scrisse infatti: «Dicono che Roma sia il centro del mondo e che piazza di Spagna sia il centro di Roma, io e mia moglie, quindi si abiterebbe nel centro del centro del mondo, quello che sarebbe il colmo in fatto di centrabilità ed il colmo in fatto di antieccentricità».

 

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La Casa-Museu Salvador Dalí a Portlligat

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Fonte foto: ca.wikipedia.org

 

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Foto da www.gustoguides.com

 

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Foto da casavogue.globo.com

 

Girovago per natura, Salvador Dalí visse e lavorò in molti luoghi del mondo. Ma quello in cui l’artista spagnolo passò il più lungo periodo della sua vita fu la sua casa-atelier di Portlligat, vicino Cadaqués, dove lavorò e visse con la moglie e musa Gala dal 1930 al 1982 quando, morta Gala, si trasferì al castello di Púbol. In questo luogo della sua Catalogna, Portlligat, Dalì trovò «il posto delle mie realizzazioni. È il luogo perfetto per il mio lavoro. Tutto cospira perché sia così: il tempo trascorre più lentamente e ogni ora ha la sua giusta dimensione. C’è una tranquillità geologica: è un caso planetario unico».

Inizialmente una semplice casetta per pescatori, col tempo Dalì ingrandì la sua dimora con altri edifici in un intrico di scale, stanze e corridoi. Una sorta di labirinto personale in cui poter creare un vero e proprio studio e sfogare in libertà la sua vena artistica. All’interno di questo edificio bianco dalla forma irregolare, si trovano stravaganze tipiche di Dalì quali animali imbalsamati, porte a forma di piramide o manichini. Nella cosiddetta “Sala dell’Orso” è situato il famoso sofà a forma di labbra che dipinse ispirandosi all’attrice Mae West. Sul terrazzo svettano le tipiche sculture a forma di uova bianche giganti.

Nella sua casa amatissima, l’artista passava le giornate alzandosi «molto presto e, dopo aver fatto colazione mi metto subito a lavorare. Verso mezzogiorno faccio una piccola pausa per andare a nuotare 10 minuti. Dopo pranzo normalmente mi rimetto a lavorare, perché devo sfruttare il tempo, e a partire dalle 19.30 ricevo le persone che vengono fin qui per vedermi».

 

 

La casa studio di Jackson Pollock a Long Island

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Fonte foto: it.wikipedia.org

 

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Foto da www.pinterest.com.au

 

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Foto da www.stonybrook.edu

 

Costruita nel 1879, questa tipica casa degli agricoltori e pescatori del 19° secolo di Springs – un villaggio nella città di East Hampton, a Long Island – subì molte modifiche quando Jackson Pollock e la moglie pittrice Lee Krasner vi si trasferirono nel 1945. Fu l’amica mecenate Peggy Guggenheim a prestare loro la somma necessaria all’acquisto. Il fienile annesso alla casa in legno fu poi trasformato da Pollock in laboratorio, dove il maestro dell’action painting perfezionò la sua tecnica di pittura spontanea. Qui Pollock ospitò artisti e scrittori e diede vita a celebri opere come Autumn Rhythm, Lavender Mist o Convergence. Il tutto fino alla sua morte all’età di 44 anni, causata da un incidente stradale, dopo la quale la sua vedova continuò a lavorare nella proprietà di Springs.

La casa contiene oggi alcune opere dei due pittori coniugi e tutti gli arredi e artefatti presenti alla morte di Lee Krasner nel 1984. Alcuni di questi risalgono al periodo in cui Pollock vi visse, come il suo fonografo hi-fi, la sua collezione di dischi jazz e la biblioteca personale. Ma è lo studio il luogo probabilmente più emozionante della proprietà. Quello che era in origine un fienile venne rimosso e poi trasformato in un atelier, inizialmente privo di riscaldamento o illuminazione artificiale. Ancora oggi si vedono tracce sul pavimento della pittura spontanea di Pollock.

 

 

La casa museo di Auguste Renoir a Cagnes-sur-Mer

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Fonte foto: www.cagnes-tourisme.com

 

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Fonte foto: www.fondation-patrimoine.org

 

Una magnifica tenuta in stile provenzale immersa tra alberi di agrumi e ulivi centenari, situata sulle alture del comune francese di Cagnes-sur-Mer. È qui che il pittore impressionista Auguste Renoir si stabilì nel 1908 insieme alla moglie Aline e ai tre figli, rimanendoci fino alla morte nel 1919 a causa dell’aggravarsi della sua artrite reumatoide. Grazie al soleggiato panorama esteso fino a Cap d’Antibes, ai fiori e ai frutti di cui poteva godere nella sua proprietà e alle figure delle donne di Cagnes, Renoir ebbe modo qui di applicarsi alla sua arte in tranquillità, sperimentando in più per la prima volta la scultura.

Oggi quello che è il Musée Renoir de Cagnes-sur-Mer – detto anche Domaine des Collettes – è accessibile di nuovo dal 2013 grazie a lunghi lavori di restauro. Ospita collezioni, 12 tele originali, sculture e mobili del pittore. Gli ospiti possono avere testimonianza diretta dell’universo personale e creativo di Renoir, visitandone luoghi privati come la cucina, la salle de bain o l’atelier con vista sul giardino, dove non smise di dipingere neanche quando si trovò costretto a farsi legare il pennello alla mano, non più in grado di stringerlo da solo.

 

 

L’ultimo atelier di Gustav Klimt a Vienna

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Fonte foto: de.wikipedia.org

 

È stato nel suo studio al n° 11 della Feldmühlgasse, in Vienna, che Gustav Klimt dipinse dal 1911 fino alla sua morte nel 1918 alcune delle sue più importanti opere. In realtà al tempo questo atelier era molto diverso da questo che si presenta oggi ai nostri occhi. Quello che era un cottage di un solo piano, nel 1923 venne infatti trasformato in una villa neo barocca, da allora chiamata dalla gente del posto e dagli aficionados “la villa di Klimt”. Questo, rimane ad ogni modo l’unico atelier del celebre pittore austriaco ad essere giunto fino ai giorni nostri. Tra gli illustri ospiti che lo visitarono figurano personalità del calibro di Egon Schiele o Arthur Schnitzler.

In questa grande casa circondata da giardino, che Klimt amava curare personalmente, il pittore terminò molti dei suoi splendidi paesaggi. Nonostante molto sia cambiato dai tempi in cui vi lavorò Klimt, ci si è impegnati per identificare le stanze originali del posto e riportarle alla loro condizione storica, così da riviverne atmosfera e arredamento.

 

 

La casa natale di Piet Mondrian ad Amersfoort

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Fonte foto: www.mondriaanhuis.nl

 

È ad Amersfoort, nei Paesi Bassi, che Piet Mondrian nacque nel 1872 e trascorse la sua infanzia. Tuttavia è solo un secolo dopo che la casa natale del pittore olandese è stata recuperata e aperta al pubblico col nome di Mondriaanhuis, con ulteriori riorganizzazioni che nel 2017 l’hanno infine trasformata in un museo. Il percorso pensato vuol accompagnare il visitatore attraverso i luoghi cari a Mondrian e lo sviluppo della sua produzione da figurativa ad astratta, avvalendosi di una serie di installazioni audio e video. Nelle stanze di questa casa il giovane Mondrian, ispirato dal padre e dallo zio, iniziò a coltivare il sogno di diventare professore di disegno. Tra le stanze percorribili, la più affascinante è probabilmente quella che riproduce lo studio che Mondrian allestì nel 1920 a Parigi in Rue du Départ.

 

 

La casa di Edvard Munch ad Åsgårdstrand

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Fonte foto: www.visitnorway.com

 

Nel 1898, Edvard Munch riuscì finalmente ad acquistare la casa dei suoi sogni, stabilendovi il proprio atelier nel 1899. Situata nella norvegese Åsgårdstrand, la proprietà lo fece fin da subito sentire connesso con la zona, tanto che vi trascorse lunghissimi soggiorni ed estati. Alcuni dei suoi migliori lavori furono dipinti proprio ad Åsgårdstrand, con soggetti quali paesaggi del luogo e i suoi abitanti. Risalgono ad esempio a questo periodo Ragazze sul ponte, Quattro ragazze ad Åsgårdstrand o La danza della vita. Oggi la casa ospita un piccolo museo aperto al pubblico nel 1947, dove tutto è conservato come quando vi viveva il pittore norvegese. L’edificio originale dello studio è stato purtroppo demolito, ma un altro è stato edificato sul medesimo sito. Grazie al fatto che Munch vi passò parte della sua vita e alla sua luce particolare, Åsgårdstrand è finita per essere un ritrovo per artisti.

 

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Giorgia Lo Iacono

Da sempre cultrice del cinema classico americano per indole familiare e dei cartoni Disney e film per ragazzi anni ’80 e ’90 per eterno spirito fanciullesco, inizio più seriamente a interessarmi all’approfondimento complesso della Settima Arte grazie agli studi universitari, che mi porteranno a conseguire la laurea magistrale in Forme e Tecniche dello Spettacolo. Amante dei viaggi, di Internet, delle “nuvole parlanti” e delle arti – in particolare quelle visuali – dopo aver collaborato con la testata online Cinecorriere, nel 2013 approdo a SeeSound.it, nel 2015 a WildItaly.net e nel 2016 a 361magazine.com, portando contemporaneamente avanti esperienze lavorative nell’ambito della comunicazione. CAPOSERVIZIO CULTURA

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