Gigi Proietti torna in scena con i suoi “Cavalli di battaglia”

Gigi Proietti è di nuovo protagonista, di nuovo di fronte il pubblico di casa, con uno spettacolo teatrale (intitolato molto propriamente Cavalli di battaglia) che coinvolge anche suoi ex allievi che lo hanno accompagnato in tanti spettacoli e la figlia nelle inusitate vesti di suonatrice di ukulele. Già archiviata la prima, andata in scena il 20 giugno alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, si prospettano altre tre repliche a giugno e una persino il 7 luglio, aggiunta successivamente per il generoso riscontro di pubblico che si è registrato subito dopo l’apertura dei botteghini. 

Che dire, innanzitutto è doveroso fare gli auguri a questo mostro sacro: 50 anni di teatro non si compiono tutti i giorni. 50 anni che si sentono e si vedono, ma non perché il mattatore romano di mille spettacoli non si tenga bene proietti(a quasi 75 anni sfoggia ancora un fisico invidiabile e una forza scenica incredibile), bensì per la grande confidenza con la quale tratta il palco (naturalmente) e soprattutto il pubblico; un pubblico che lo segue da sempre e che durante gli anni si è rimpolpato anche di nuove generazioni, trattato come un vecchio amico, un amico con cui si può permettere di lasciarsi andare. Un pubblico, da sottolineare, a cui vuole talmente bene da pensare uno spettacolo in cui ripropone appunto i suoi grandi Cavalli di battaglia, come un nonno che concede ai nipotini il racconto di una storia già nota ma assai divertente. E l’affetto che Gigi Proietti nutre per questo vecchio amico è ampiamente corrisposto, viste le 3mila e 600 presenze registrate alla prima della Cavea; qualcuno potrebbe dire che sì, siamo a Roma, ed è ovvio che si attesti questa stima a un attore romano. Ma in realtà chi conosce l’ambiente della Città Eterna sa che non è un caso.

Proprio la Città Eterna, tra le altre cose, è stata argomento non secondario dello spettacolo, come mai forse prima d’ora; Proietti, che non si è contraddistinto praticamente mai nella sua storia come attore schierato e politicizzato, ha deciso a modo suo di alzare la voce (garbatamente, s’intende) e far valere la sua opinione tramite un mezzo potentissimo, seppur sottovalutato dai più: la poesia. Alle parole di un sonetto al fiele, infatti, ha affidato il suo disprezzo per il caso ormai già famigerato di Mafia Capitale, un sonetto in cui propone di sostituire la storica lupa, ormai consunta e lacerata dalla fame dei personaggi che transitano per il Campidoglio, con una vacca.

Ma in Cavalli di battaglia, come è ovvio, c’è di più. C’è la testimonianza di un teatro che si è perso, un teatro di certo giocoso e molto spesso farsesco, basso, finanche volgare (ma bisogna anche saperle dire le volgarità) ma che parla di sé e in cui scorre ancora, vivido come non mai, il passato. E il passato di cose da insegnare ne ha. Proietti comunque non disattende le aspettative e sfoggia con intramontabile verve le sue creazioni più riuscite, a partire da Toto, passando per Narciso Vanesi e finendo con Pietro Ammicca (con le dita nel gilè-eh-eh). Insomma, chi tra i caratteristi contemporanei può dire di poter mescolare stornelli, swing, parodie, sonetti, metasemantica, Petrolini (non ci stancheremo mai di ascoltare Gastone) e metateatro? La risposta è solo una: Luigi Proietti.

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Mario Macchioni

Nato a Roma nel 1992, consegue studi classici ad Anzio e attualmente frequenta un corso di laurea di secondo livello in Storia e politica internazionale, presso l'Università di Roma Tre. Scrive per Wild Italy dal 2015, la sua aspirazione più grande è lavorare scrivendo e divertendosi, con il costante obiettivo di cambiare prospettiva. COLLABORATORE SEZIONE POLITICA E SEZIONE CINEMA

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