Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick, la balena bianca di Ron Howard
Dopo averci portato sulle piste calde del mondo della Formula 1 con Rush, Ron Howard con Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick ci catapulta invece dritti nel mezzo della vastità sperduta dell’oceano, lì dove “terminano le certezze, e iniziano le speculazioni”.
Siamo nel mondo dei balenieri americani dell’800, quando l’olio di balena illuminava Stati Uniti ed Europa, e gli altri componenti dell’enorme mammifero marino venivano sfruttati in più modi nella vita di tutti i giorni. La città da cui la storia di Heart of the Sea fa partire l’avventura/disavventura dei suoi protagonisti è Nantucket, al largo del Massachusetts. Isola famosa nell’800 proprio per la caccia alla balena e da cui salpò, tra l’altro, la baleniera Pequod del capolavoro letterario di Herman Melville Moby Dick. Il che non è certo un caso.
È infatti la storia vera che ispirò in parte questo celebre romanzo che il film di Ron Howard vuol raccontare, quella della baleniera Essex e del suo naufragio, riportata dal libro di Nathaniel Philbrick Nel cuore dell’oceano – Il naufragio della baleniera Essex, di cui Heart of the Sea è l’adattamento per il grande schermo. Opera, quella di Philbrick, basata per lo più sul diario di Owen Chase, primo ufficiale dell’Essex, nel film di Howard interpretato da Chris Hemsworth.
SINOSSI.
Eccoci quindi nell’inverno del 1820, quando l’equipaggio della Essex salpa con lo scopo di dar caccia alle balene per estrarne il prezioso olio. Un viaggio non facile, visti gli immediati scontri tra George Pollard (Benjamin Walker), capitano della baleniera solo grazie al nome della propria famiglia, e Owen Chase, di più umili origini ma molto più preparato del proprio superiore. La sfiancante ricerca subirà tuttavia una svolta drammatica e imprevista a seguito del feroce attacco di una gigantesca e arrabbiata balena bianca, che porterà i sopravvissuti alla deriva per più di 90 giorni, in terribili condizioni.
DAL MITO ALLA STORIA.
È un racconto nel racconto Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick: quello proposto da Howard agli spettatori in un lunghissimo flashback, e quello narrato con difficoltà e malavoglia dall’ultimo dei sopravvissuti dell’Essex Thomas Nickerson (Brendan Gleeson da anziano, Tom Holland da giovane) allo scrittore Herman Melville (Ben Whishaw), ossessionato dalla storia della baleniera. Il che conduce a una riflessione sul potere delle grandi storie, sulle loro verità e i loro segreti, come anche sulla forza redentrice della parola e della condivisione.
Ron Howard inscena indubbiamente un grande spettacolo visivo – per quanto talvolta troppo smaccatamente digitale – fatto di flutti e onde amiche quanto nemiche, tramonti dalle tonalità magnetiche, cieli carichi di promesse o fasti presagi. Il regista porta avanti una narrazione di per sé classica se non a tratti convenzionale, cercando di posizionare il pubblico al centro dell’azione. Grazie a riprese ravvicinate e febbrili, sembra di trovarsi davvero a bordo dell’Essex o nel mezzo dell’Oceano (per quanto il fastidiosissimo 3D sia un ostacolo in tal senso), in una triplice gara dell’uomo contro i propri simili, la Natura o se stesso.
AFFRONTARE SE STESSI.
Non è certo la grande balena bianca il nemico da combattere, semplice rappresentante di una Natura che reagisce a chi ha osato sfidarla, un mezzo narrativo per arrivare a parlare d’altro. Una balena che dunque non si trova rivestita della portata simbolica degli orrori e delle difficoltà della vita come avviene invece in Moby Dick. Heart of the Sea riflette piuttosto sulla natura umana e i suoi limiti. Il naufragio subito obbliga infatti l’equipaggio a venire a conti con la disperazione di chi si vede costretto a depredarsi della moralità per poter sopravvivere, mettendo in discussione se stesso e le proprie convinzioni. Temi messi in tavola da Howard e che pure sembrano alla fine dei giochi appena sfiorati, come se tra le troppe cose da dire, il film non riuscisse a esprimerne davvero bene nemmeno una.
Il problema principale del film è tuttavia che viene in un certo senso a mancare l’epicità, così come l’orrore vero. Non colpisce più di tanto la lotta esteriore né quella interiore, soffocata forse dall’interpretazione tutta d’un pezzo di Chris Hemsworth, che vediamo realmente evolversi solo nell’aspetto. Così come non ci sono troppe sorprese in Heart of the Sea: si può bene immaginare quali saranno le inevitabili e angoscianti tappe proposte dalla narrazione, che nasconde sempre il peggio fuori dall’inquadratura.
In un film ben confezionato e pieno di buoni propositi nel cercare di proporsi come un prodotto di qualità, la sfida viene dunque vinta solo a metà. Rimane ad ogni modo interessante lo spaccato di vita proposto su quella che era la vita su una baleniera nell’800, così come impressionante la grande coda della balena bianca pronta a spazzare via con una sola sferzata ogni presunzione umana di dominio assoluto. Un ammonimento allora quanto oggi, per venire a patti con il proprio Io più profondo e la nostra inevitabile caducità.
Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick è nelle sale italiane dal 3 dicembre con la distribuzione di Warner Bros. Pictures.
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