I debiti della pubblica amministrazione e le affermazioni di Squinzi
La pubblica amministrazione (p.a.) è come una slot machine truccata che vuole prendere (e prende eccome) ma non paga. Sulla cifra dei debiti accumulati verso le imprese, non si è capito bene l’importo effettivo (per mancanza di trasparenza ed inefficienze sulla gestione/elaborazione dei dati); si parla di circa 150 miliardi di euro. Il governo sembrerebbe voler sbloccare almeno 20 miliardi (genericamente) verso fine anno, ma poi chissà cosa effettivamente farà ed in quali tempi.
Interessante l’affermazione fatta dal Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi (ripresa da tutti i giornali) senza critica alcuna, circa gli effetti positivi del pagamento da parte della p.a. in termini di rilancio dell’economia e posti di lavoro.
Non credo sia così, perché:
1) bisognerà vedere se effettivamente la p.a. inizierà a pagare;
2) in questi anni, le imprese hanno accumulato debiti con le banche, con i fornitori e con il fisco e parte delle sofferenze sono finite in cartelle Equitalia ad oggi insolute ed il cui ammontare lievita;
3) gli affidamenti bancari ed i ritardi nei pagamenti hanno comportato un costo per le imprese che ha “divorato” i profitti; cosa da mettere in relazione con l’elevata tassazione, l’aumento delle materie prime, la perdita di competitività e la crisi di mercato;
4) prima di pagare, la p.a. è tenuta ex art. 48 bis dpr. 602/73 a chiedere ad Equitalia il nulla osta per pagare e nel caso di cartelle oltre euro 10 mila il nulla osta non viene concesso ed Equitalia pretende il pagamento dal terzo (p.a. in questo caso); ciò significa che la p.a. blocca i pagamenti ed i tempi della questione diventano biblici.
5) se Equitalia dà il n.o. e la p.a. effettivamente paga, questi soldi che costituiscono il corrispettivo PARZIALE di prestazioni di beni e servizi fatti e fatturati in anni precedenti andranno a coprire le esposizioni con le banche che chiedono il rientro, le sofferenze con il fisco, le sofferenze con i dipendenti che non hanno ricevuto gli stipendi, le sofferenze con i fornitori, ecc. In sostanza, questi pagamenti andranno a coprire PARZIALMENTE sofferenze createsi negli ultimi anni e non creeranno nessun investimento e nessun posto di lavoro, cosa che può avvenire in un contesto di normalità, oggi assente. I più bravi ed onesti salderanno i conti in arretrato e cesseranno l’attività o andranno via dall’Italia, come già tantissimi imprenditori hanno fatto.