I politici al microscopio: Angelino Alfano

Agrigentino, classe 1970. Laureato in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano, entra in politica con la Democrazia Cristiana, della quale diventerà poi segretario provinciale giovanile nella sua Agrigento.

Nel ’94, con la trasformazione della DC nel PPI di Martinazzoli, decide di aderire alla neonata Forza Italia, che lo fa entrare – nel 1996 – come deputato all’Assemblea Regionale Siciliana. Nel 2001, entra alla Camera dei deputati, sempre tra le fila dei forzisti. Nel 2005, diventa coordinatore regionale per FI in Sicilia.

Con la vittoria di Prodi, viene rieletto deputato e anche con il ritorno di Berlusconi, nel 2008, varca nuovamente la soglia di Montecitorio. Da sempre nelle grazie del Cavaliere, Angelino viene chiamato a ricoprire – una volta che Silvio conquista per la quarta volta lo scranno di Palazzo Chigi – l’incarico di Ministro della Giustizia, prendendo il testimone di personaggi “illustri”, quali: Roberto Castelli; Clemente Mastella e Piero Fassino. 

Durante il suo mandato, Alfano è salito agli onori delle cronache per aver presentato, tra i primi provvedimenti, il celebre “Lodo Alfano”, legge che prevedeva la sospensione dei processi – per reati anche extra funzionali, non correlati alla carica – per il Presidente del Consiglio, della Repubblica, di Camera e Senato. Tale lodo, approvato il 22 luglio 2008, venne in seguito dichiarato incostituzionale (come il precedente, il “Lodo Schifani”) dalla Corte Costituzionale il 7 ottobre 2009, perché palesemente in violazione degli articolo 3 e 138 della Costituzione.

Definito da tutti un vero prodigio tra i politici del centrodestra, il 1 luglio 2011 Alfano viene nominato – dopo aver creato la figura ad hoc all’interno dello statuto del partito – primo segretario politico del Pdl. Ad aprile dello stesso anno si dimetterà da Guardasigilli per dedicarsi esclusivamente al partito.

Quando Enrico Letta riceve l’incarico di formare il governo, il 28 aprile del 2013 Alfano giura come Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno. Pochi mesi più tardi, a novembre, annuncerà però l’allontanamento dal suo leader a causa della decisione di non voler confluire nella Forza Italia che Berlusconi si apprestava a fondare nuovamente. Parallelamente, con una conferenza stampa annuncia la costituzione di gruppi autonomi alla Camera al Senato con il nome di Nuovo Centrodestra.

Dopo la caduta di Letta e l’arrivo a Palazzo Chigi di Renzi, l’ex delfino di Berlusconi viene scelto ancora una volta per il Viminale ma perde la Vicepresidenza. 

CRITICHE E CONTROVERSIE – In un video ritrovato nel 2002 (poi acquisito dalla Procura di Palermo) Alfano è ripreso mentre bacia Croce Napoli, boss mafioso di Palma di Montechiaro morto poco tempo dopo, alle nozze della figlia (avvenute nell’estate del 1996).

In un primo momento, come raccontato da Francesco Viviano di Repubblica Palermo, il 5 febbraio 2002:

di questo matrimonio, Angelino Alfano, che alle elezioni regionali del ’96 ha ottenuto quasi 9 mila voti, risultando il primo degli eletti nella provincia di Agrigento, dice di non ricordare nulla. «Io non ho mai partecipato a matrimoni di mafiosi o dei loro figli, non conosco la sposa, Gabriella, né ho mai sentito parlare del signor Croce Napoli che lei mi dice essere stato capomafia di Palma di Montechiaro». E quando gli diciamo che c’ è un video che prova la sua partecipazione al matrimonio della figlia del boss e il bacio al capomafia, Alfano ribatte: «Non ho nessuna memoria o ricordo di questo matrimonio, attenti a pubblicare notizie del genere». Le immagini, però, sembrano chiare: il matrimonio, il regalo, il bacio agli sposi e al capomafia di Palma di Montechiaro .

Il giorno dopo, però (6 febbraio) ritratta tutto e sostiene di ricordarsi di essere stato al matrimonio ma di non sapere chi fosse la persona che stava baciando e di essere stato invitato dallo sposo.

Un altro episodio non molto chiaro si verifica l’8 ottobre del 2009. Il pentito Ignazio Gagliardo, originario di Racalmuto (Agrigento) viene ascoltato dal PM Nino Di Matteo nell’ambito dell’inchiesta su Totò Cuffaro (condannato in Cassazione a 7 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio).

Le dichiarazioni che rilascia, sono alquanto sorprendenti. Gagliardo, infatti, parlando dei legami tra mafia e politica, tra la classe politica siciliana e Cosa Nostra, afferma: ” In carcere abbiamo visto Angelino Alfano parlare in televisione e dire che la mafia fa schifo. Durante l’ora d’aria, Ciccio Mormina, Pasquale Fanara, Limblici, Vella Francesco dissero che era un pezzo di merda. A questo punto Giovanni Alongi, rappresentante della famiglia di Aragona, disse: <<Il padre di Angelino mi ha chiesto voti per Angelino. Anche il padre di Alfano era un politico>> […] «Ora facciamo schifo ma non lo facevamo prima, quando ci chiedevano voti» “.

Caso Shalabayeva. Il 19 luglio 2013 a Palazzo Madama viene votata la mozione di sfiducia, portata avanti da Sel e Movimento 5 Stelle, nei confronti di Alfano per la questione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazaco Mukhtar Ablyazov, arrestata a Roma e rimpatriata insieme alla figlia. La votazione riporterà 226 no, 55 sì e 13 astenuti, venendo così bocciata

Conclude questa “galleria” la notizia di oggi (30 ottobre 2014): Sel e Movimento 5 Stelle hanno presentato un’altra mozione di sfiducia nei confronti di Alfano per gli scontri avvenuti durante il corteo degli operai delle Acciaierie di Terni.

Matteo Marini

Giornalista pubblicista, fondatore e direttore di Wild Italy. Ha collaborato con varie testate nazionali e locali, tra cui Il Fatto Quotidiano e La Notizia Giornale, ed è blogger per l’Huffington Post Italia. Nel 2011 ha vinto il Primo Premio Nazionale Emanuela Loi (agente della scorta di Paolo Borsellino, morta in Via d’Amelio) come “giovane non omologato al pensiero unico”. Studioso di Comunicazione Politica, ha lavorato in campagne elettorali, sia in veste di candidato che di consulente e dirige, da fine 2016, Res Politics - Agenzia di comunicazione politica integrata . DIRETTORE DI WILD ITALY.

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