I politici al microscopio: Massimo D’Alema

In questo clima “tecnico”, con un governo “tecnico” (a maggioranza politica) che attua i provvedimenti lacrime e sangue che i partiti non hanno voluto fare (per paura di perdere i voti), crediamo che sia necessario dotarsi di un vademecum, un promemoria sulla storia dei personaggi politici che tentano di “lavarsi la coscienza” adesso, per tornare alla ribalta nel 2013.

Nasce così “Politici al microscopio”, una serie di post – curati da noi – che vi racconteranno per filo e per segno vita, morte e miracoli dei politici (o presunti tali) che vedete ogni giorno parlare del nulla in televisione. Tanto per non perdere ciò che Biagi chiamava: “Il vizio della memoria”.

Se avete richieste di “analisi” di determinati onorevoli, inviateci una mail a: redazione.wilditaly@gmail.com

Oggi cominciamo parlando di Massimo D’Alema. La prossima puntata, sarà il turno di Umberto Bossi!

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Deputato dal 1987; vicesegretario del Pds, e poi segretario nel 1994; Presidente della Bicamerale nel 1997-98; Presidente del Consiglio dal 1998 al 2000; vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri nel governo Prodi-2.

Anche se è considerato da molti il più intelligente e scaltro dirigente della sinistra, non ha mai vinto una battaglia politica in vita sua. Neanche una. Voleva essere Presidente della Repubblica nel 2006, andando a cercarsi anche i voti del centrodestra, ma passò Napolitano; voleva essere leader del Pd ma le intercettazioni – che mostravano come diede il benestare alla scalata Bnl-Unipol – lo videro costretto a consegnare il partito al suo acerrimo nemico Veltroni, che si candidò poi alla segreteria. Per approfondire la questione sulla scalata alla Bnl, clicca qui .

Durante il suo premierato fa giusto in tempo – con i voti di Cossiga e di Mastella freschi di “ribaltone” – a bombardare l’ex Jugoslavia contro il volere dell’Onu e a consegnare (facendosi aiutare da Bersani) la Telecom ai “capitani coraggiosi” che la riempiono di debiti. Le elezioni regionali del 2000, nelle quali investe tutto il prestigio del suo governo, lo vedono perdere miseramente e quindi si dimette, spianando la strada a Berlusconi per tornare in pompa magna a Palazzo Chigi.

Ha una prescrizione per finanziamento illecito, a Bari, per aver intascato una tangente dal boss delle cliniche Francesco Cavallari (reato commesso nel 1985 ma confessato dal Cavallari solo nel 1994, quando il reato era prescritto da un anno). Su questo punto vorrei aprire una parentesi per riportare quanto poi affermato dal Gip Concetta Russi, in sede di archiviazione, per intervenuta prescrizione (siamo nel giugno del ’95):

“Uno degli episodi di illecito finanziamento riferiti, e cioè la corresponsione di un contributo di 20 milioni in favore del Pci, ha trovato sostanziale conferma, pur nella diversità di alcuni elementi marginali, nella leale dichiarazione dell’onorevole D’Alema, all’epoca dei fatti segretario regionale del Pci. Con riferimento all’episodio riguardante l’illecito finanziamento al Pci, l’onorevole D’Alema non ha escluso che la somma versata dal Cavallari fosse stata proprio dell’importo da quest’ultimo indicato”.

D’Alema, dunque, confessò di aver percepito un finanziamento illecito per il Partito comunista. E tuttavia, non venne condannato grazie alla prescrizione del reato da lui compiuto.

Da notare, inoltre, come il pubblico ministero di questo processo, Alberto Maritati, fu candidato – per volontà di D’Alema – alle elezioni suppletive del giugno 1999 (si era liberato un seggio senatoriale, dopo la morte di Antonio Lisi). E divenne sottosegretario all’Interno del governo presieduto dallo stesso D’Alema.

Conclude il suo “curriculum”, un’archiviazione a Reggio Emilia sui fondi neri incamerati dal Pci-Pds e la questione delle scalate bancarie, le cui intercettazioni furono rimandate indietro all’allora Gip incaricato, Clementina Forleo. Pare che D’Alema, all’epoca dei fatti, fosse parlamentare europeo e non nazionale. Ancora meglio, visto che l’Europarlamento non prevede autorizzazioni per intercettazioni indirette (un signor X, con il telefono sotto controllo, che parla con un parlamentare). Per il momento, per ciò che riguarda quest’ultima inchiesta, la Procura di Milano non l’ha iscritto nel registro degli indagati.

Tra le altre letture, vi consiglio anche: “Il fantasma del leader. D’Alema e gli altri capi mancati del centrosinistra” di Alessandra Sardoni e “D’Alema, l’ex comunista amato dalla Casa Bianca” di Giovanni Fasanella.

Breve antologia dei suoi giri di valzer su ciò che pensa di Berlusconi:

Berlusconi parla con la sua tipica mentalità totalitaria” (10 settembre 1994)

Berlusconi è il compare di Craxi” (24 giugno 1994)

Berlusconi mi ricorda Kim Il Sung” (13 luglio 1994)

Cavaliere, dia retta a me, si dia all’ippica” (17 gennaio 1995)

Berlusconi è un pericolo anche per l’Europa, potrebbe dare origine ad una crisi democratica capace di allargarsi anche ad altri paesi” (5 marzo 1995)

Se vince Berlusconi per l’Italia si prospetta il rischio di tornare a essere un Paese anormale, curioso, bizzarro, una sorta di Thailandia d’Europa” (30 aprile 2001)

Forza Italia è un partito confinante con il Pds. Ma il nostro non è inciucio: è antagonismo collaborante” (19 dicembre 1996, ci avviciniamo alla Bicamerale ndr)

In periodo di Bicamerale, la corrispondenza di amorosi sensi tra Silvio e “l’amico Massimo” è palese. Da annotare:

Con Berlusconi dobbiamo riscrivere le regole dello Stato democratico” (3 giugno 1996)

Berlusconi è il candidato migliore che ha la destra” (1 luglio 1995)

La caduta della sua leadership mi preoccupa, potrebbe bloccare il processo di costruzione di una democrazia dell’alternanza in Italia” (31 maggio 1996)

La Fininvest è una grande azienda e una grande risorsa per il Paese. Prometto che, se vinciamo le elezioni, non la metteremo in discussione” (29 marzo 1996)

A me non importa se Berlusconi vuole l’accordo sulle riforme per interesse personale. Se gli interessi di Mediaset coincidono con quelli del Paese, a me va bene ugualmente” (31 dicembre 1995)

Io di Berlusconi mi fido: credo proprio che sia sincero, quando dice di volere le riforme” (23 gennaio 1996)

Da Presidente della Bicamerale:

Tanto per essere chiari, penso che le modifiche costituzionali sulla giustizia sono minime” (19 ottobre 1996)

Poi Berlusconi dice che invece va toccata la giustizia e Massimo compie la giravolta:

Molte proposte alla Bicamerale affrontano il tema dell’ordinamento della magistratura e del suo rapporto col potere politico: questo sarà uno dei temi che più seriamente dovrà impegnare questa Commissione” (11 febbraio 1997)

Berlusconi è il leader di uno schieramento che ha raccolto i voti di oltre 15 milioni di nostri concittadini. Se una forza così rilevante vuol discutere di giustizia, lo si deve fare” (27 febbraio 1998)

MATTEO MARINI

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Matteo Marini

Giornalista pubblicista, fondatore e direttore di Wild Italy. Ha collaborato con varie testate nazionali e locali, tra cui Il Fatto Quotidiano e La Notizia Giornale, ed è blogger per l’Huffington Post Italia. Nel 2011 ha vinto il Primo Premio Nazionale Emanuela Loi (agente della scorta di Paolo Borsellino, morta in Via d’Amelio) come “giovane non omologato al pensiero unico”. Studioso di Comunicazione Politica, ha lavorato in campagne elettorali, sia in veste di candidato che di consulente e dirige, da fine 2016, Res Politics - Agenzia di comunicazione politica integrata . DIRETTORE DI WILD ITALY.

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