I politici al microscopio: Pierluigi Bersani
Emiliano, di quelli duri e puri, è laureato in Filosofia. Inizia la sua carriera politica nel 1990, assumendo prima la carica di consigliere regionale per il PCI e poi quella di Vicepresidente della giunta. Nel 1993 si candida alle regionali e ottiene la nomina di governatore. Da lì è un crescendo: Ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato nei governi Prodi I e D’Alema I, Ministro dei Trasporti e della Navigazione nei governi D’Alema II e Amato II e Ministro dello Sviluppo Economico nel governo Prodi II.
Dalemiano di strettissima osservanza, nel 2005 è memorabile una sua intervista a “La Padania” volta ad aprire un dialogo con la Lega Nord e con quello stinco di santo di Roberto Maroni (condannato per aver morso la caviglia di un agente di polizia – mandandolo in ospedale – il quale stava effettuando una perquisizione nella sede leghista a Via Bellerio).
E’ stato uno degli artefici – come ampiamente spiegato ne «L’ Affare Telecom» di Giuseppe Oddo e Giovanni Pons – del passaggio di Telecom dalle mani di Franco Bernabè (siamo nel 1999, ndr)a quelle dei “capitani coraggiosi” (con a capo Colaninno), che l’hanno resa un colabrodo piena di debiti…con la benedizione del Presidente del Consiglio di allora…Massimo D’Alema…
Molto ben visto dalla lobby di Comunione e Liberazione, Pierluigi viene invitato tutti gli anni al celebre meeting di Rimini, al quale non manca mai.
Attualmente è uno dei tre leader (insieme a Casini ed Alfano ) che appoggia il Governo Monti e con questi nuovi compagni di merende, discetta di riforme costituzionali, di leggi sui partiti, pensando che così chissà cosa potrà ottenere. Quel che si dice una strategia politica vincente: allearsi con chi contestavi il giorno prima.
Nulla di penalmente rilevante a suo carico, se non qualche amicizia o qualche frase che si sarebbe potuto risparmiare. Partiamo dalle dichiarazioni dell’ex patron della Parmalat, Calisto Tanzi, condannato già a 8 anni di reclusione per aggiotaggio e con un’altra condanna – di qualche giorno fa – a 17 anni e 10 mesi per bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere. Tanzi, anni or sono, affermò davanti ai pubblici ministeri che indagavano sul suo conto, di aver finanziato Bersani e D’Alema con aiuti economici per la loro campagna elettorale e per la rivista dalemiana “Italianieuropei”.
Bersani, tirato in ballo nella vicenda, viene interrogato dai PM di Parma, nel 2005, e smentisce l’accaduto in parte, con qualche distinguo: <<Escludo nel modo più categorico di aver ricevuto finanziamenti illeciti da Gorreri [uno dei manager della Parmalat, ndr]. Non ho memoria né conoscenza di contributi elettorali inferiori alla soglia di legge perché scatti l’obbligo di denuncia congiunta. In previsione di questo esame mi sono premurato di controllare i resoconti dell’ultima campagna elettorale e posso affermare di non aver mai rinvenuto il nome di Gorreri tra i contributori. Non posso essere altrettanto categorico per le precedenti campagne elettorali, anche se tenderei ad escluderlo perché me lo ricorderei>>.
I furbetti del quartierino. Nel 2005, con lo scandalo dei furbetti del quartierino, riciccia fuori il nome di Bersani. Antonio Fazio, ex governatore della Banca d’Italia – parlando ai magistrati – racconta di come nel 2004, Fassino e Bersani si presentarono da lui per proporgli la fusione tra il Montepaschi e la Bnl. Il progetto però va quasi subito in fumo, perché l’istituto toscano entra in rotta di collisione con i suoi sponsor diessini e ben presto esce dalla partita. Per sbarrare la strada poi al Banco di Bilbao che voleva subentrare, si crea la famosa cordata formata da Unipol e altri soci occulti. Tale operazione verrà definita in seguito dai magistrati, senza tanti giri di parole, un’ “associazione per delinquere”.
Non esistono telefonate tra l’attuale segretario del Pd e i furbetti e, come dicevamo inizialmente, nulla di penalmente rilevante è stato attribuito alla sua persona. Il problema è che, anche su questa vicenda, Bersani ha fatto qualche uscita poco felice. Mentre uscivano già le prime intercettazioni tra Fazio e i protagonisti delle scalate e con la comunità internazionale che chiedeva pulizia a Bankitalia, Pierluigi invita – il 7 settembre 2005 – il governatore a resistere: <<Per Fazio andarsene in queste condizioni sarebbe come cedere ad una confusa canea>>.
Il 27 dello stesso mese, dalla poltroncina del salotto di Vespa, difende a spada tratta Stefano Ricucci – ex odontotecnico di Zagarolo lanciatissimo in quegli anni sulla Rcs – affermando che le critiche sul suo conto sono solo “razzismo”.
Ultimo tassello, l’esaltazione di Gianpiero Fiorani: <<banchiere certamente molto dinamico, molto capace, sveglio, attivo>>. Era attivo soprattutto a svuotare i conti correnti della Banca di Lodi, dove faceva anche sparire i depositi dei clienti appena morti per girare i soldi ai politici amici.